Epilogo

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Salem
28 agosto

Quella mattina faceva un caldo dell'anima e decisi di andare nel bosco a correre.
Le foglie degli alberi erano ferme e l'assenza del vento rendeva il tutto più afoso nonostante fosse presto.

Erano le sette di mattina ed i negozianti stavano per aprire le loro attività.
Paoline, la proprietaria di un negozio di moda, era appena arrivata con il suo barboncino bianco, in un tubino nero così aderente che poteva mancarti l'aria.
Era una donna con tanti anni alle spalle. Ritocchino o no,se li portava più che bene.

Vernon, insieme alle due cameriere, sistemavano i tavolini bianchi dinanzi al bar mentre sua moglie apriva la veranda rosa cipria.

Catherine, invece, impiegata in una cartolibreria, era già indaffarata con un paio di persone intente a comprare qualcosa.
Non c'era persona più calma e pacata di Catherine.
Aveva l'età di Melanie ma senza marito o figli.
Si auto definiva 'sfortunata in amore'.
Dopo aver avuto due fidanzati con sue relazioni finite male, lasciò perdere.

Settembre si avvicinava e l'apertura delle scuole era sempre più vicina.
I bambini di Salem
Io,  a questo, cercando di non pensarci molto.

Passarono sette mesi dall'ultima volta che misi piede a Berna.
Sette mesi in cui la mia vita era cambiata drasticamente.
Sette mesi dalla decisione più importante presa.
Salvare una vita rinunciando per sempre ad essa.

L'estate stata finendo ma quell'anno non andai al mare, né un giorno in montagna, un giorno in piscina..nulla di tutto ciò.
Preferii restare a casa a capire cosa mi stesse succedendo.

Superai con facilità le staccionate che dividevano la strada di casa mia con il bosco.
Una donna che passava da quelle parti mi rimase a guardare per svariati minuti in modo poco educato.

«Che guardi?» risposi minacciosa.
La strega voltò subito lo sguardo verso la strada mentre io scossi la testa infastidita.

Oramai ero abituata ad essere vista in quel modo.
Le voci a Salem girarono subito e quel che avevo fatto lo sapeva tutta la città.
Naturalmente non infangarono la mia famiglia essendo, quest'ultima, una delle più conosciute tra gli abitanti.

Solo io venivo vista diversamente e da una parte non mi dispiaceva.
L'unica cosa che dava veramente fastidio era il motivo per cui loro si comportavano così.
Probabilmente non sapevano la verità.

Anche perché non avevo fatto nulla di male.
Loro,come al solito, giudicavano solo e soltanto il fatto che ero stata con un vampiro.

'Disgrazia e disonore! Poveri genitori' fu questo quello che mi disse un giorno un'anziana in un bar, davanti a tutti per la precisione.

Alcuni miei parenti cercavano in tutti i modi di non parlare di quell'argomento ma ogni tanto a qualcuno scappava.
I miei genitori, sopratutto mia madre, era la prima a rispondere mentre io restavo in silenzio ad ascoltare bugie su bugie.

Siamo tutti cattivi in una storia raccontata male.

Anche alcune delle mie amiche smisero di parlarmi. Probabilmente perché era stato vietato loro di farlo, dai genitori.
Meglio, pensai.
Con questa situazione capii di chi fidarmi e di chi no e a quanto pare non potevo fidarmi di nessuno.

L'unico che mi parlava quando tornava qui a Salem era Hunter.
Ci incontravamo nel bosco vicino casa sua e restavamo tra le due,tre ore a parlare, naturalmente senza mai entrare nel discorso amoroso.

Scelta mia. Non volevo sentire niente da nessuno e lui rispettava la mia scelta.
Mi provò a chiedere cosa avrei fatto a settembre ma non riuscivo a dargli una risposta.

Continuai a seguire le lezioni della Midnight University online, per finire almeno il primo anno di studio.
Diedi gli ultimi esami che dovevo dare prendendo voti superiori alle mie aspettative e poi terminai il 18 luglio.

Quest'anno avrei frequentato l'università di Salem ma non quella comune.
Mia madre scelse per me, l'università privata dove ti facevano indossare anche una stupida divisa e c'erano solo streghe o maghi.

Io non volevo quello ma ogni volta che provavo a parlare con loro, finivamo per litigare e non volevo che il vicinato, dove la maggior parte erano miei familiari, ci sentissero.

Accettai e basta, senza replicare.
Mi decisi a conoscere nuove persone anche se sapevo già che non sarebbe andata bene.
Nessuno si sarebbe avvicinato a me.
Tutti sapevano, tutti mi conoscevano.

Il bosco,quella mattina era calmo.
Alcuni foglie si stavano seccando per via del troppo caldo.
Avevamo bisogno d'acqua e a Salem non pioveva da più di un mese.
Non c'era mai stata un'estate così calda.

Mi bastò toccare il tronco di quel albero per farlo rinascere.
Feci in modo che l'acqua scorresse tra le sue foglie e le radici si bagnassero.
Da piccola usavo sempre quell'incantesimo.

Ogni volte che vedevo un fiore appassire o qualche pianta morente, restavo qualche minuto a concentrarmi per farli rivivere.

Mia nonna diceva che quel tipo di incantesimo era difficile per una bambina della mia età ma io, quando si trattava di natura, riuscivo ad entrare subito in contatto con essa.

Ebbi anche la sensazione che gli alberi mi parlassero, che mi dicessero qualcosa ma se lo raccontavo in giro, si facevano tutti una grossa risata pensando che stessi scherzando anch'io.

Nel bosco, però, si stava bene.
Gli enormi alberi coprivano il sole e un leggero venticello passava in quelle zone.
Mi resi conto solo adesso che stavo facendo una corsetta leggera.

Vidi un cervo girovagare da quelle parti e un piccolo sorriso mi uscii spontaneo.
Restai qualche secondo ad osservare l'incredibile bellezza di quegli animali, fino a quando il sorriso si spense.

Iniziai a sentire forti dolori addominali e il pento iniziò a bruciarmi dentro.
Mi appoggiai a un tronco lì vicino a chiusi gli occhi per calmarmi.
Stava succedendo di nuovo.

La gola si seccò e per qualche secondo,sentii la sensazione di affogare.
D'istinto mi portai la mano sulla gola e gemetti dal dolore che provavo.

Avevo sete, ma non una sete normale..cercavo qualcos'altro. Un qualcosa che non sapevo nemmeno io.
«Basta» riuscii a dire con difficoltà.
Stavo sudando a freddo.

Dopo qualche secondo però, il dolore terminò ed io caddi a terra esausta.
Ormai erano settimane che succedeva.
All'inizio pensai che fosse un attacco di panico o che avessi la febbre.

Ma più andavo avanti e più mi rendevo conto che qualcosa, in me, stava cambiando e la cosa brutta era che, in quel enorme città di Salem, non potevo chiedere aiuto a nessuno.
Ero sola e pertanto avrei affrontato la difficoltà con le mie forze.

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Restate sintonizzati che tra qualche minuto pubblico un altro capitolo per spiegarvi.

Nightfall blood [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora