Capitolo 17

2.3K 86 29
                                    

Claudio's Pov

"Alberto?"

"Ciao Claudio, è da tanto che non ci vediamo. Posso entrare?"

Inclina leggermente la testa da un lato, mostrando un sorriso solare e degli occhi azzurri allegri, con qualche ciuffo dei ricci biondi che gli ricade sulla fronte.

"Si ecco, in realtà stavo quasi per uscire e..."

Alberto, senza curarsi del mancato invito, varca la porta, iniziando a ispezionare concentrato il soggiorno del mio appartamento.

"Che bella casa! Ti rispecchia molto, sai? Ho sempre saputo che non avresti seguito la scarsa ambizione dei tuoi e che invece avresti fatto carriera. Sono felice di aver avuto ragione."

Non so cosa replicare. La sua improvvisata a casa mia, la sua del tutto inaspettata solarità e il suo modo di fare mi rendono particolarmente inquieto, per cui mi limito a squadrarlo da lontano cercando di intuirne le intenzioni.

"Grazie... Ma piuttosto, come stai? Ho saputo che te ne sei andato via di casa."

"Si, avevo bisogno di un cambiamento."

Annuisco e do un'occhiata veloce al mio orologio da polso. Bene, è ancora presto.

"Dovrei uscire, ma se vuoi ho giusto giusto il tempo per un caffè. Ti va?"

Risponde di si, così dopo averlo preparato, ci ritroviamo a sorseggiare il liquido scuro sull'isolotto della cucina seduti uno di fronte all'altro.

Non pronuncia parola, mentre io cerco ancora di decifrare la sua espressione. Pare quasi stia tergiversando, perdendo tempo aspettando non so cosa.

Gli chiedo quindi per quale motivo si trovi qui ora, ma Alberto elude la domanda, portando la conversazione su un piano decisamente più scomodo.

"Per certi versi somigli ad Angelo De Luca. Te lo ricordi? Quello che ha portato mia sorella al suicido sotto i tuoi occhi."

"..."

"Spavaldo, sicuro di te, narcisista, egocentrico... L'ho notato dalla casa."

Mi ammutolisco e improvvisamente mi sembra che la stanza raggeli sotto lo sguardo dei suoi occhi ghiacciati.

"Ho notato che guardi spesso l'orologio. Posso sapere perché?"

"Devo vedere una persona."

"Alice, vero? Proprio una bella ragazza. Sei fortunato."

Al suono del suo nome, mi irrigidisco completamente.

"Tranquillo, voglio solo parlare un po'. Vorrei prima dirlo a qualcuno prima di costituirmi. Non ho più voglia di scappare, non ne ho mai avuta l'intenzione in realtà. Volevo solo giustizia. Tutto qui."

"Hai ucciso tu Angelo?" Vorrei avvertire Calligaris, ma mi rendo conto di aver lasciato il cellulare all'ingresso.

"Certo. Chi altro se no? Ma vorrei raccontarti tutto solo quando la tua ragazza sarà arrivata."

"Lei lasciala fuori. Non c'entra con tutto questo."

"Si che c'entra. Lei è la persona più importante della tua vita no? Proprio come Chiara lo era per me."

Lo vedo seguire il mio sguardo diretto verso il cellulare.

"Vorresti avvertire il tuo amico poliziotto? Non preoccuparti, ho detto di non voler scappare. Ma preferirei non lo facessi neache tu." Fa scorrere con non curanza la zip dello zaino, affinché io possa scorgerne il contenuto metallico, al che indietreggio istintivamente con la sedia. "Quindi ora resta seduto tranquillo e aspettiamo."

Riprende a sorseggiare il suo caffè con una paradossale aria serafica, come se si trovasse semplicemente in compagnia di un vecchio amico a cui non ha appena mostrato una pistola.

E in tutto questo io non posso evitare di non pensare a una cosa, una cosa soltanto.

Alice. Ti prego, non venire.

Non verrò da te in aeroporto, penserai che sono il solito stronzo, ci resterai male, prenderai un taxi e andrai a Sacrofano da nonna Amalia o ovunque, ma per favore, ti prego Alice, non venire qui.

Alice's Pov

La sedia sulla quale sono seduta inizia a diventare scomoda. Oramai sono qui in aeroporto da quasi mezz'ora e di Claudio ancora nemmeno l'ombra, ne tanto meno una chiamata o un messaggio per avvisarmi che avrebbe tardato o che addirittura non sarebbe venuto.

Poggio il mento sui palmi delle mani per sorreggermi la testa, mentre, una decina di metri avanti a me, una ragazza corre in contro ad un ragazzo che si guardava intorno spaesato trascinando una valigia, probabilmente in cerca proprio della compagna.
Lei gli getta le braccia al collo, lui le cinge i fianchi e tra i due inizia un gioco di sguardi e di baci, del tutto estraniati da tutto ciò che li circonda.

Sbuffo e alla fine, dopo aver provato invano a mettermi in contatto Claudio per l'ennesima volta, raccolgo tutti i miei pezzi dalla sedia e chiamo un Taxi.

Avevo immaginato mille scenari del mio arrivo in aeroporto, ma in nessuno di questi era prevista l'assenza di Claudio.

Ci speravo, Claudio.

Mentre il taxi procede verso casa di Silvia, ricevo una chiamata inaspettata da Calligaris.

"Buongiorno Calligaris, è successo qualcosa?"

"No, non preoccuparti. Ho saputo da Conforti che oggi saresti tornata a Roma per il weekend e, siccome è da un'ora che provo a chiamarlo, mi chiedevo se per caso fosse con te. Dovrei parlargli di una cosa importante. Forse ho trovato un modo per incastrare Alberto Ferraro."

"Sarebbe dovuto venirmi a prendere in aeroporto, ma non c'era. Ha provato a chiamare in Istituto?"

"Si, ma hanno detto che ha preso un permesso per la giornata di oggi. Magari più tardi faccio un salto a casa sua."

La conversione si conclude in fretta e il fatto che nemmeno il vicequestore sia riuscito a mettersi in contatto con lui mi porta a pensare che potrebbe esserci qualcosa che non va.

"Mi scusi, ho sbagliato a darle l'indirizzo."

Circa quaranta minuti dopo sono sotto il portone di casa di Claudio, attaccata impazientemente al campanello.

Non appena mi apre, salgo di corsa a due a due gli innumerevoli scalini per raggiungere il piano del suo appartamento.

Man mano che mi avvicino a lui sento crescere dentro me un vortice di mille emozioni contrastanti tra loro.

La delusione per non averlo trovato in aeroporto ad aspettarmi si scontra con la preoccupazione che qualcosa non vada.

La rabbia si contrappone alla felicità di rivederlo.

E questa tempesta dentro di me mi spinge a correre ancora più forte, salvo poi arrivare in cima con le gambe doloranti e il fiato corto.

La maniglia della porta si abbassa con una lentezza disarmante che stona con il battito accelerato del mio cuore.

Quando la porta si apre mi rendo conto che al posto dell'uomo che mi aspettavo di vedere c'è un ragazzo biondo con gli occhi di ghiaccio e un sorriso sulla faccia. Per un attimo arrivo quasi a pensare di aver sbagliato casa, ma quegli occhi...

"Tu sei..."

"Ciao Alice. Sapevo che saresti venuta."



___________________________

Come sempre, mi ritrovo a scusarmi per il ritardo dell'aggiornamento.

Alla fine Alberto ha fatto la sua entrata in scena.
Cosa ne pensate della sua improvvisata e soprattutto quali sono le sue intenzioni?

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e spero che abbiate voglia di procedere con la lettura.

PS. Giuro solennemente che per il prossimo capitolo non ci sarà da aspettare molto 😉

L'Allieva 2Donde viven las historias. Descúbrelo ahora