Capitolo 13

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Alice's Pov

La gamba di Claudio sobbalza freneticamente su e giù, mentre il rumore regolare delle sue scarpe eleganti che rimbalzano sul pavimento spezza il silenzio in cui è sommersa la questura. Il suo dito indice picchietta freneticamente sul metallo del seggiolino grigio sul quale è seduto al mio fianco, aspettando che il vicequestore possa riceverci. Questi suoi tic nervosi vengono abilmente mascherati da degli occhi chiari, gelidi come dei cristalli di ghiaccio, che guardano fissi davanti a sé, cercando come sempre di celare ogni sua insicurezza e fragilità, spesso scambiata per impazienza anche dagli sguardi più attenti, ma non dal mio.

"Claudio." Lo apostrofo dolcemente senza ottenere risposta. "Ehi." Gli sfioro la mano con le dita, richiamando così la sua attenzione e mettendo fine alla danza regolare del suo indice. "Non hai motivo di preoccuparti. Tu non c'entri niente con questa storia e sono sicura che anche Calligaris lo sa."

"Ha convocato persino i miei genitori. Non li avrebbe chiamati se stesse veramente indagando sui quei cazzo di spacciatori." Sbotta alzandosi in piedi di colpo seguito a ruota di me.

Stringo la sua mano nella mia fino a intrecciare le nostre dita, cercando i suoi occhi cristallini e lui, finalmente, accenna un sorriso.

È questo che mi piace di noi. Non importano le discussioni, non importano gli insulti, non importano le incomprensioni, non imposta niente. Solo noi.

E vorrei che questo bastasse.



Claudio's Pov

"Conforti, Alice, Buongiorno" Roberto ci accoglie cordialmente nel suo ufficio e, dopo esserci scambiati i soliti convenevoli, ci fa accomodare sulle sedie dinnanzi alla sua scrivania.

"Novità su De Luca?" Accenno mostrando falsamente la mia consueta disinvoltura e professionalità.

"Si, è di questo che volevo parlarvi. È da un po' che ho il sospetto che il suicidio di Chiara Ferraro e l'omicidio di Angelo De Luca siano in qualche modo collegati."

Ho appena il tempo di apprendere la notizia, che il VQA allunga una mano verso un cassetto sotto la sua scrivania, tirando fuori una cartellina trasparente contenente un'immagine familiare.

"Claudio, riconosci questo ragazzo?" Fa scivolare sul tavolo la fotografia di un viso a me conosciuto, sebbene con qualche anno di più. I lineamenti dolci, a tratti infantili, con gli occhi ridenti azzurrissimi proprio come ricordavo. Solo i ricci biondi, un tempo più lunghi e scompigliati, ora acconciati in un taglio più corto e ordinato, più maturo forse. Così simile a lei.

"Si, certo. È il fratello di Chiara: Alberto Ferraro."

"Ho parlato a telefono con i suoi genitori per saperne un po' di più riguardo quello che mi hai raccontato e come mi aspettavo hanno confermato la tua versione." Tiro un sospiro di sollievo rilassando le spalle. Alice sembra notarlo e mi rivolge un sorriso dolcemente. "Ne ho approfittato per far loro qualche domanda riguardo i figli e ho scoperto che hanno denunciato la scomparsa di Alberto un anno fa." Roberto continua a raccontare le novità sull'indagine.

"Come scomparso? Pensi a un rapimento?"

"Non credo. Un giorno è uscito di casa e non è più tornato, portando con sé alcuni vestiti, sparendo completamente."

Fa una breve pausa, puntando per la prima volta attenzione verso la mia allieva seduta al mio fianco, che fino ad ora era rimasta assorta in silenzio.

"Alice, ricordi il mio aggancio con l'organizzazione Adam Ivanov?" Lei di limita ad annuire pendendo dalle sue labbra. "Dice che gli occhi dell'uomo che gli ha presentato De Luca sono identici a quelli di Alberto."

"Chiara gli sembrava familiare per via della somiglianza con il fratello." Constata Alice saltando sulla sedia come se ora tutto avesse un senso.

"Ha ucciso lui Angelo?" Domando secco, rimanendo frastornato e completamente inebetito dalla notizia. Non ero molto amico di Alberto, è vero, ma lo conoscevo. Era gentile, sorridente e allegro e non posso credere che ora sia immischiato con gente del genere.

"Questo non lo so, ma si sicuro il fatto che sia stato lui ad introdurre De Luca non può essere una coincidenza."

"Capisco." Affermo un po' asettico, distante. "Bene, allora se è tutto io andrei. Ho ancora parecchio lavoro da fare. Grazie per avermi messo al corrente."

Balzo subito in piedi e procedo dritto con passo spedito verso l'uscita della questura con Alice al seguito. Rispondo persino alle sue domande, ma senza prestarci particolare attenzione. Troppo impegnato a cercare di trovare un capo e una coda della quantità di pensieri e sensazioni che attraversano tutto il mio corpo come dei treni in corsa.

"Hai visto? Calligaris non sospetta di te."

Da quando ho visto il suo corpo disteso per terra, con un buco in testa, tutto ha iniziato a precipitare.

"Si."

Il passato che torna. I sensi di colpa. I sospetti di Calligaris. Il mio umore altalenante.

"Claudio, tutto okay? Sei pallido."

Alice. Lei non ha mai smesso di credere in me. Nonostante tutto. Lei è stata la mia forza.

"Si."

Ora dovrei essere sollevato no? Non sono più nella lista dei sospettati.

"Sicuro?"

E perché non lo sono? È tutto così assurdo. Alberto. Cos'hai fatto?

"Si."

Qualcosa mi stringe d'improvviso per il braccio fermando la mia corsa.

"Claudio, fermati un attimo."

Le sue dita restano ancorate al mio tricipite e i suoi occhi cercano i miei chiedendomi silenziosamente una spiegazione.

"Sto bene, sto bene!" Sbotto facendo una smorfia, mettendomi istintivamente sulla difensiva.

Lascia scivolare le dita lontano dalla mia giacca continuando a camminare in silenzio al mio fianco con lo sguardo basso fino a raggiungere la mia SLK.

Il silenzio continua a troneggiare su di noi anche all'interno dell'abitacolo dell'auto per buona parte del viaggio. Squadro la mia allieva con la coda dell'occhio, continuando a prestare attenzione alla strada. Si è fatta piccola, con le spalle un po' incurvate e lo sguardo fisso sulle sue mani intrecciate tra loro sulle gambe, evidentemente per niente intenzionata a proferire parola.

"Ho esagerato, prima. Ti chiedo scusa." Lo sussurro appena, ma lei si volta subito verso di me un po' perplessa. "Ho solo un po' di pensieri. Pensavo ad Alberto, ma è tutto okay. Davvero."

"Capisco la tua preoccupazione, ma non funziona così. Non puoi ogni volta urlarmi contro e poi chiedermi scusa." Il suo tono non è duro, ma non fatico a distinguere un certo fastidio nelle sue parole.

Ha ragione, me ne rendo conto, ma non so come replicare, perciò taccio, limitandomi ad annuire.



Alice's Pov

Il resto della settimana procede senza particolari intoppi. Ho dato la mia conferma alla Wally che si è minimamente preoccupata di celare la falsità del suo sorriso la sua sorpresa nell'accogliere la mia scelta. Non credo si aspettasse una risposta affermativa dalla sottoscritta e credo proprio fosse già sul punto di proporre un altro specializzando e in effetti anche io stessa, ho avuto dei momenti in cui andarmene all'estero per due mesi non mi sia sembrato così allettante.

Lontano dalla mia Italia, dalla mia città, dalla mia nonnina, dai miei amici e dal dottor Claudio Conforti.

"Andare via potrebbe significare una definitiva rottura tra noi e volevo prolungare la speranza il più a lungo possibile."

Avevo paura, ma quella frase, con la voce sicura, ferma, ma con gli occhi luminosi, è stata la migliore delle conferme.

"Quello che c'è tra noi non cambierebbe anche se stessi via tre anni."

E ora non ho più paura perché lui c'è e lo so.

L'Allieva 2Where stories live. Discover now