VIII

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Maria Maddalena Ivanov, Villa Ivanov, New York.

"Ti sto facendo male?"

Negai con il capo.

"Sei sicura che vuoi aggiungere anche quella frase?"

Feci un cenno di assenso con la nuca, perché non mi fidavo della mia voce; era da quattro ore che mi trovavo senza maglietta e reggiseno con la pancia appoggiata al tavolino, sul quale Dimitri tatuava e la mia soglia del dolore era stata messa a dura prova.

"Okay," borbottò. "Ancora due minuti e ricominciamo." Azionò di nuovo l'ago. "Continuo."

Chiusi gli occhi e strinsi i denti. Non avevo emesso nessun rumore, nessun lamento, ma quel dannato ago pungeva.

"Ricomincio." Mi avvisò, prima di spingere l'ago dentro la pelle. "Se hai bisogno che mi fermi, dimmelo in qualunque momento, ma non muoverti."

Avevo deciso di farmi tatuare su tutta la schiena una serie di rami di ciliegio in fiore, un albero molto apprezzato nella cultura orientale, della quale amavo il significato, ma alla base avevo espressamente chiesto a Dimitri di tatuarmi il motto della Drakta in cirillico.

Через кровь и кости, честь и слава.
Attraverso il sangue e le ossa, l'onore e la gloria.

Facevo parte di quella famiglia, mio figlio condivideva metà del proprio patrimonio genetico con la Russia, l'uomo che amavo ne era il capo: era giunto il momento di dimostrare al mondo chi fossi e a chi avessi deciso di riporre la mia lealtà. Inoltre, da uno dei rami, al posto di un fiorellino, Dimitri mi aveva tatuato il suo nome e quello di nostro figlio.

"Finito."

Mi sollevai di scatto dal tavolo.

"Sia ringraziato il cielo," biascicai e Dimitri rise sommessamente scuotendo la testa, ma sapevo che non lo avevo incantato quando ore prima gli avevo detto che non avevo provato dolore. "Non è divertente," gli dissi mentre lo osservavo buttare nel cestino dei taglienti, con precisione chirurgica, l'ago utilizzo su di me e sorridere. "Davvero, non lo è."

Prima di farmi dare un'occhiata al grosso specchio alla parete, mi spalmò una crema sulla schiena dolorante con movimenti dolci e attenti, mi baciò il collo e mi sospinse verso la superficie riflettente.

"Ti piace?" Dopo un paio di minuti di silenzio, rotti solo dal rumore dell'ago che lavorava, non riuscì più a contenersi. "Allora?"

"Io..." Continuai a studiarmi la schiena inebetita. "È stupefacente, ad ogni movimento i rami sembrano mossi dal vento." Lo guardai negli occhi. "Sei stato fantastico, dico davvero. È molto fine, ma al contempo eccezionale." Diedi un altro sguardo al tutto. "È meraviglioso, adoro le sfumature di rosa e anche come sia realistico."

"Ne sono contento."

Mi voltai per osservarlo e lo trovai con l'ago impresso nella sua pelle. Mi avvicinai lentamente e osservai con sorpresa le lettere che stava riproducendo.

"Stai scrivendo il mio nome e quello di Aleksei?" Mi accomodai di fianco a lui, incurante che fossi in topless. "Non mi avevi detto nulla."

"Mhmh," mi rispose concentrato e mi allungai di più per sbirciare. "Ecco fatto," disse e mi avvicinò il polso. "Vedi?"

Proprio dove si poteva avvertire il battito cardiaco, si era tatuato i nostri due nomi. Gli passai il pollice sulle due scritte e sorrisi.

"Sei fantastico."

"Perché i fiori di ciliegio?"

Mi tirò verso di lui e mi fece accomodare sulle sue gambe mentre con pigrizia mi disegnava dei circolini sulla pancia nuda.

Promessa |THE NY RUSSIAN MAFIA #1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora