XII

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Maria Maddalena Salvatore, Villa Ivanov, New York.

Avevo bisogno di pace e tranquillità dopo quello scontro. Non mi sarei mai dovuta esporre in tal modo; non avrei mai dovuto far vedere al nemico le mie paure e le mie debolezze. Decisi di sedermi sulla panca del pianoforte a coda nero lucido e cominciai a suonare, dimenticandomi del mondo esterno e perdendomi ad osservare il panorama fuori dalla villa di marmo bianco. Mi sembrava di vivere in una gabbia dorata in cui ogni mio singolo passo era calcolato, programmato e deciso da altri.

Mentre strimpellai, la porta della sala si aprì e con un rapido movimento degli occhi notai Ivan, il fratello più giovane degli Ivanov, sulla soglia. Tentennò vicino allo stipite e feci un cenno con la testa di incoraggiamento con un sospiro.

"Vieni pure." Ma non cessai di suonare, le note riuscivano a trasportare lontano il mio malumore e non sarebbe stata la presenza di Ivan a farmi smettere. Lo osservai con curiosità, quando si sedette ai piedi dello strumento e chiuse gli occhi, reclinando la testa all'indietro. "Qualcosa non va?"

Decisi di utilizzare un minimo di educazione per quel ragazzo, che in fin dei conti non mi aveva mai mancato di rispetto.

"Tutto," proferì a bassa voce e smisi brutalmente di suonare di fronte a quella confessione.

"Hai bisogno di qualcuno con cui parlare?" Lo osservai deglutire convulsamente e decisi di sedermi accanto a lui sul parquet pregiato. "Se ti preoccupa che i tuoi fratelli lo vengano a sapere, non ti preoccupare, non lo dirò."

Gli sorrisi nella maniera più rassicurante possibile e allacciai i miei occhi marroni ai suoi azzurro ghiaccio.

"A volte mi chiedo perché Dimitri sia così idiota," bisbigliò richiudendo gli occhi e non permettendomi di comprenderne l'umore. "È davvero idiota."

"A proposito di cosa?"

Fui colpita da quella confessione.

"Di voi." Sollevò un angolo delle labbra. "Sareste una coppia formidabile se solo lui non fosse così idiota e così abbarbicato al passato."

Rimuginai su quelle frasi incuriosita dalla loro profondità e importanza.

"C'è qualcosa che dovrei sapere sulla vostra vita?"

Ivan inspirò ed espirò lentamente, come a prender coraggio.

"Non dovrei essere io a dirtelo, ma Dimitri e Andrej progettavano la morte di nostro padre da moltissimo tempo." Mi irrigidii, ma il ragazzo scosse la testa. "Ne avevano tutto il diritto. A Dimitri non piace parlarne e, ti confido, non so nemmeno se arriverà mai a narrarti tutta la nostra storia, ma, Maria, ho visto quanta calma si doveva infondere quando scopriva in che modo tuo padre ti puniva"— mi massaggiai i polsi soprappensiero mentre lui continuò a parlare —"e posso dirti che lui sa esattamente come ci si sente."

"È stato picchiato?"

Fui sbigottita dal quel pensiero, poiché di solito i ragazzi venivano cresciuti attraverso un altro tipo di brutalità.

"Non solo, ha dovuto sopportare moltissime barbarie, perché nostro padre pensava lo rendessero il degno erede del grande Dimitri Ivanov senior, per cui, non biasimarlo, se cerca una scappatoia con Polina." Azzardò un'occhiata nella mia direzione. "Dimitri non ha mai conosciuto l'amore, nemmeno di nostra madre. Sai, si è tolta la vita di fronte al suo primogenito, cercando prima di ucciderlo nel sonno."

Mi portai una mano al cuore e deglutii un boccone amaro. Non avevo mai pensato a come potesse esser stata la vita di Dimitri, attraverso quali sofferenze avesse dovuto camminare, pur di giungere ad essere l'uomo che effettivamente fosse. No, Dimitri per me era sempre stato l'uomo dal fisico scolpito e dal temperamento rude come una scogliera affilata e freddo come la neve.

Promessa |THE NY RUSSIAN MAFIA #1Where stories live. Discover now