IX

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Maria Maddalena Salvatore, Villa Salvatore, New York.

Compresi di star tremando, ancor prima di udire le note della stupida orchestra che mio padre aveva pagato per quel matrimonio; ancor prima di affacciarmi sul giardino decorato a festa, ma il mio tremore si accentuò quando l'officiante iniziò il suo lungo sermone.

Non mi preoccupai di osservare le decorazioni, ero più che sicura del lavoro perfetto della wedding planner e non azzardai nemmeno un'occhiata a Dimitri, imponente e scuro nel suo smoking a dir poco perfetto.

Tutto sembrava finto. Perfettamente finto. Tutto era ovattato e per giunta un campanello nella mia mente continuava a ricordarmi quello che sarebbe, per forza di cose, dovuto succedere nella camera padronale quella notte.

Quello che i miei famigliari si aspettavano succedesse. Non mi accorsi nemmeno dello scambio degli anelli, mi risvegliai dal torpore, solo quando l'officiante concluse la cerimonia.

"Puoi baciare la sposa."

Sollevai il capo spiazzata e tremai visibilmente di fronte allo sguardo azzurro ghiaccio di Dimitri. La sua espressione era chiara: esprimeva unica e vera compiacenza. Mi prese il volto tra le mani callose, mani abituate a sorreggere armi di ogni tipo e con lentezza si avvicinò, appoggiando le labbra sulle mie. Fu un tocco lieve, quasi inesistente, che mi procurò una serie di brividi lungo l'abito in raso bianco.

Per quel giorno avevo scelto un vestito in seta bianca, senza nessuna decorazione, dallo scollo a barca e dalle maniche lunghe, ma con la schiena scoperta e con lo strascico regale, accompagnato da un velo candido ancor più lungo. Ero il prototipo della sposa perfetta: pura ed immacolata.

"Ora possiamo congratularci con gli sposi."

L'officiante fece partire una serie di applausi, che ci accompagnarono lungo il sentiero costellato da petali di rosa rossi. Mi feci trascinare dalla stretta di Dimitri e sorrisi tesa a tutti coloro che si congratularono. Quando fu il turno di Polina, mi irrigidii, ma non permisi alle mie emozioni di rovinare la maschera perfetta che con gli anni avevo costruito.

"Congratulazioni." Il suo finto entusiasmo mi diede il mal di stomaco, che si accentuò, quando quest'ultima si allungò per abbracciarmi e sussurrarmi nell'orecchio. "Tu non hai idea del come sia Dimitri in camera da letto. Non hai idea di come assecondare un uomo, ma... buona fortuna, perché te ne servirà."

Impallidii e avvertii il sangue defluirmi lontano dalle guance.

"Cosa ti ha detto?" Il sussurro lugubre di Dimitri mi risvegliò dalla trans e inclinando il capo incontrai i due occhi chiari, severi. "Maria?"

"Nulla." Scossi la testa e mi raddrizzai. "Niente."

Il pranzo era prettamente basato sull'incrocio della cultura siciliana, alla quale la mia famiglia apparteneva e quella russa, ma prima di potercisi fiondare nel cibo, la matrigna di Dimitri avanzò verso di noi con un vassoio sul quale erano depositati del pane e del sale. Mi ricordai fugacemente della tradizione del Pane e del Sale, secondo la quale chi dei due sposi avesse preso il pezzo di pane più grande avrebbe comandato in casa.

Fui quasi tentata di fiondarmi sulla fetta visibilmente maggiore, ma concessi dello spazio a Dimitri e ad i suoi parenti russi, che esplosero in un boato di approvazione.

"Gor'kiy gor'kiy," urlò Andrej, sollevandosi in piedi dalla sedia a fianco dello sposo ed incitando la folla.

Rimasi impassibile, poiché non avevo idea di cosa significasse, ma il ghigno che solcò il volto di Andrej mi suggerì il bacio.

Promessa |THE NY RUSSIAN MAFIA #1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora