Vento

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[Narratore esterno]
Intanto, a Tokyo, le prima luci del giorno illuminavano l'alto tetto del Quartier Generale, mentre le persone più mattiniere iniziavano frettolosamente a mettersi in moto.
Di tutt'altra prospettiva erano i due ragazzi nella stanza appena sotto il tetto, ancora addormentati dopo quella che Near aveva capito essere stata, per loro, una notte di passione. E non che lui avesse tutta questa premura nello svegliarli; infondo, di sicuro stare da solo era una cosa che non gli dispiaceva affatto, né l'aveva mai fatto. Neanche l'uscire all'aperto era un'idea che lo allettasse molto, eppure quella mattina se ne stava sdraiato sul tetto, formando una sorta di croce con le braccia e le gambe e approfittando del fatto che il sole fosse abbastanza impercettibile da non intaccare il suo corpo totalmente mancante di melanina.
Aveva deciso di lasciarsi "infastidire" da solito venticello estivo che accompagnava quell'ora del giorno e che quella mattina era più agitato del solito, almeno finché resistere ai raggi solari non gli sarebbe divenuto impossibile, lì sopra.
<Anche quel giorno c'era tanto vento...> Si disse, quasi sottovoce, tra sé e sé, alzando un braccio per coprire quella poca luce solare che s'intravedeva e sentire anche il contatto diretto con quell'aria rinfrescante. <...e anche quel giorno era luglio...>
Erano ormai anni che non si fermasse a ripensare a quel giorno che gli aveva totalmente stravolto la vita. Quel giorno in cui i suoi genitori decisero, di comune accordo, di non avere abbastanza risorse economiche per mantenere un bambino né abbastanza coraggio per tenerne uno come lui, albino e "autistico".
Ma infondo lui sapeva che il vero motivo fosse solamente il secondo. Sapeva che la sua famiglia non avesse mai saputo come gestire il suo albinismo e la sua Sindrome di Asperger e che avesse pensato che lui avrebbe di sicuro potuto avere un trattamento migliore in un orfanotrofio "rinomato" come la Wammy's House, se l'avessero portato a Roger. Ma Near si era anche accorto che avessero deciso di lasciarlo lì proprio perché volessero fargli avere il meglio possibile e avessero usato la scusa dei soldi per non guadagnarsi il risentimento di un bambino di sei anni, che credevano non avrebbe compreso le loro reali motivazioni. Invece lui aveva capito perfettamente, riuscendo a rimuovere completamente quel pensiero per tutti gli anni alla Wammy's House, in costante competizione e conflitto con Mello.
Eppure aveva sempre continuato a ricordare il suo primo periodo in quell'orfanotrofio, prima che il biondo divenisse frustrato dall'idea di essere sempre battuto da un ragazzino di quasi cinque anni più giovane. Non gli dispiaceva ricordare quei pochi mesi in cui furono amici, o almeno in cui andarono pacificamente molto d'accordo, ma era tutto finito quando Mello aveva iniziato a sviluppare quella sorta di "complesso d'inferiorità" nei suoi confronti.
All'inizio aveva avuto grosse difficoltà a gestire quel cambiamento, e Roger doveva averlo notato, essendosi quasi subito schierato -per così dire- dalla sua parte. Per un periodo aveva anche tentato di recuperare la loro amicizia lasciando volontariamente che Mello lo superasse, ma aveva finito per fargli credere che si stesse prendendo gioco di lui ed aveva, così, deciso di rassegnarsi, iniziando a seguire il comportamento di Mello e rendendo sempre più alto il muro che si era eretto tra loro due.
Non si era mai fermato a pensare che, forse, quel muro potesse essere abbattuto ora che erano entrambi sullo stesso piano, lavorando come colleghi invece che come rivali. Ma, conoscendolo, sapeva che Mello non sarebbe facilmente passato sopra tutti i motivi che aveva per voler mantenere solido quel muro, tanti quanti, effettivamente, ne aveva anche Near.
<Che diavolo stai facendo?> Neanche il tempo di iniziare a pensare a lui, che la voce del biondo richiamò la sua attenzione.
Era ancora sdraiato nel bel mezzo del tetto, nella solita posizione, con entrambe le braccia piegate davanti al viso per cercare di sopprimere il fastidio datogli dal sole che continuava a picchiare sempre di più sulla città.
<Aspettavo che vi svegliaste.> Gli rispose, cercando di spostare la testa verso di lui.
<Torna dentro.> Riprese Mello. <Stavamo impazzendo per cercarti...>
<Forse non solo gli oggetti sono sempre nell'ultimo posto dove li cercheresti...>
<Sì... non è il caso di iniziare con i tuoi momenti filosofici.> Lo fermò subito il biondo. <Sbrigati a rientrare, piuttosto, il sole è diventato troppo forte per te.>
<Ti stai davvero preoccupando per questo?>
<Piantala...> Mello spalancò ulteriormente la porta che mandava alle scale con cui avevano raggiunto il tetto del Quartier Generale, così da far capire a Near che dovesse muoversi a raggiungere lui e Matt. <Lo sto facendo perché dobbiamo riprendere con le indagini e non abbiamo molto altro tempo da perdere.>
<Sei anni fa mi avresti risposto subito di sì...> Concluse il minore, sperando di aver usato un tono abbastanza basso da non farsi sentire dagli altri due, prima di decidersi a raggiungerli.
<Aspetta...> Mello lo bloccò con una gamba, prima che potesse varcare la soglia della porta. <Sei anni fa...?> Ripeté, tenendogli la maglia per accertarsi che non se ne andasse rima di avergli risposto. <Cos'è, all'improvviso hai nostalgia della nostra amicizia ormai praticamente dimenticata da entrambi, per caso?>
<Io non l'ho mai dimenticata.> Gli rispose prontamente Near. <E neanche tu l'hai fatto, però ne hai repulsione da quando hai iniziato a non sopportare che ti battessi di continuo nei test.> E prese a tentare di allentargli la presa della mano. <Ora dovresti lasciarmi, non stavi insistendo per tornare ad occuparci delle indagini?>
<Sì, dobbiamo avanzare almeno un po' prima che L e Light tornino..> Mello si decise a lasciarlo passare, ancora sorpreso dal rimando di Near a quel breve periodo della loro infanzia. Effettivamente, neanche lui si era mai fermato a pensare che il loro rapporto potesse tornare ad essere pacifico come a quel tempo, ora che nessuna rivalità aveva motivo di esistere tra di loro. Tuttavia. dopo tutti i loro trascorsi negativi, non potevano essere certi che sarebbero riusciti a tornare come in quel breve periodo alla Wammy's House.

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Ovviamente anche per questo capitolo vale la solita storia: la backstory è totalmente inventata da me e il fatto che Near sia affetto da albinismo né dalla Sindrome di Asperger, ma è una teoria popolare che circola nel fandom (come nel caso di L) e che io ho deciso di accettare come headcanon perché, onestamente, la trovo piuttosto sensata anche per lui.
Come al solito, mi scuso se a qualcuno non dovesse piacere la mia personalissima versione delle informazioni personali dei personaggi che dagli autori non ci sono state fornite o se non dovesse accettare le teorie del fandom che ho deciso di sfruttare in questa fanfiction... ^^" ❤
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〖𝐀𝐟𝐭𝐞𝐫 𝐤𝐢𝐫𝐚〗 「ℒ𝒶𝓌ℒ𝒾𝓰𝒽𝓉 」Where stories live. Discover now