Italia

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[Ryuk's p.o.v.]
<Non so più come farvi capire che io abbia bisogno di mele. Subito.>
Light e Ryuzaki stavano camminando verso l'hotel di Misa, già individuato appena prima dell'atterraggio dell'aereo, ma quello spostamento era già durato troppo, per me.
<Smettetela di ignorarmi!>
Gli effetti della mia astinenza da quelle prelibatezze stava iniziando a farsi sentire.
Effettivamente, si trattava e si tratta tutt'ora un discreto problema viste le numerose volte che Light ha sfruttato questa mia debolezza per far fronte al mio dover essere imparziale e non intromettermi nei suoi piani.
<Ci fermeremo a vedere se qualche fruttivendolo sia aperto anche a quest'ora della sera, a ritorno.> Si decise, finalmente, a rispondermi Ryuzaki, con il suo solito tono. <Ma non credo vada bene, per uno shinigami, ridursi in quello stato dopo qualche ora senza aver avuto mele...>
<Credi che non avrei già fatto qualcosa, se solo sapessi cosa??>
<Ci fosse qualcosa che tu sappia, Ryuk...> Si intromise Light, con quel suo sottile ma al contempo evidente nonchalance.
<Non dimenticate che potrei uccidere entrambi, state giocando con il fuoco...>
<In quelle condizioni?> Il castano si lasciò sfuggire uno di quei suoi sorrisetti. <Non riuscendo neanche a raggiungere il quaderno?>
Ed aveva ragione, dovevo ammetterlo, ma, per mia fortuna, Ryuzaki si intromise prima che avessi modo di rispondere a Light, fermando anche la sua avanzata.
<È questo?> Gli chiese subito, indicando il vasto edificio di fronte a loro. <È l'albergo di Misa, giusto?>
<Immagino...> Riprese subito il castano, liquidandomi completamente per iniziare a guardarsi intorno, in quello che sembrava essere un parcheggio quasi del tutto vuoto. <C'è anche la macchina del suo manager.>
<Non ti starai confondendo?>
<Dovrebbe essere la targa giusta.>
Ma neanche il tempo di iniziare a pensare a dove poterla trovare che fu lei stessa a presentarsi, comparendo alle spalle di Light e Ryuzaki e troncando la loro conversazione.
<Perché?> Chiese subito, dando per scontato che capissero al volo che si stesse riferendo alla loro presenza in quella città italiana.
<Ci siamo presi una pausa dalle indagini.> Le rispose il castano, dopo qualche secondo. <Abbiamo soltanto pensato di venire a trovarti, visto che stai lavorando qui, in questo periodo.>
Misa non sembrava infastidita dalla cosa, ma infondo qualsiasi reazione sarebbe stata migliore di quella avuta durante la loro ultima "uscita a tre", a Los Angeles.
<È vero che siete stati coinvolti in una sparatoria, per arrestare Kira?> Riprese subito, dal nulla, stranamente senza fare rimandi sull'accadimento che aveva segnato il troncamento dei loro rapporti.
<Come l'hai saputo?> Continuò Light, non aspettandosi quella domanda da parte sua.
<Matsuda ha continuato a chiamarmi, dopo essere tornato in polizia.> E spostò lo sguardo sul brecciolino del parcheggio, quasi dando l'impressione di star cercando di decidersi a continuare. <State bene, adesso?>
 <Sì.> Si decise ad aggiungersi Ryuzaki. <Piuttosto... tu, invece?>
<Io cosa?>
<Ti sei ripresa dall'ultima volta?>
<Mhh...> Misa sembrò tornare ad essere quella di sempre, venendo meno alla pacatezza che aveva mantenuto fino a quel momento. <Ci sto provando, Light, ma voi siete venuti per farmi tornare a pensarci, eh?>
<A dire il vero, tutt'altro.> Riprese il corvino. <Pensavamo di aiutarti a superare... questa cosa...>
<Perché, effettivamente, nulla è cambiato puoi molto.> Aggiunse il castano, poggiando una mano sulla spalla della ragazza per impedire che viaggiasse con la mente mentre loro due tentavano di spiegarle come stessero davvero le cose.
<Almeno posso dire di essere felice che abbiate pensato di venire a chiarire di persona questa situazione, arrivando a seguirmi in Italia.> Riprese lei. <Posso evitare di continuare ad avercela con voi, ma non posso garantirvi di superare questa cosa. Almeno non subito, di sicuro.>
<Misa...> Provò a riprendere Light. <...non continuare a vederla come una delusione. Puoi chiamarmi, se dovesse servirti, d'accordo?>
<Grazie...>Fece lei, abbracciandolo.
Approfittò della situazione per restare qualche minuto tra le braccia del castano, prima decidere di permettere a se stessa di provare a baciarlo, ma lui la bloccò subito.
<Aspirare a questo non è proprio il migliore degli inizi...>
<Sì... immagino tu abbia ragione...> Concluse Misa, in parte rassegnata e in parte stizzita, indietreggiando di qualche passo. <Ora, immagino che il mio manager mi stia aspettando da un pezzo... ci vedremo, in questi giorni?>
<Se tu riuscirai, certo.> Concluse Light, prima di avviarsi verso l'uscita del parcheggio dell'albergo con Ryuzaki, aspettandosi che Misa ne raggiungesse l'entrata.
In realtà la vidi restare a fissarli finché non furono abbastanza lontani da uscire dal suo campo visivo, ma almeno non aveva dato spettacolo anche quel giorno, anche se forse mi sarei divertito a vederla sclerare di nuovo per quei due.
<Tu non dimenticare il nostro accordo!> Mi rivolsi a Ryuzaki, insistendo sul mio urgente bisogno di mele.
<Dubito che ci siano negozi aperti a quest'ora.> Mi rispose secco. <Non sarebbe più conveniente se ti intrufolassi nella cucina del nostro hotel e cercassi lì quel che ti serve, invece di farlo in una città che nessuno di noi conosce e in cui rischieremmo anche di perderci?>
<Sappi che tornerò a rivolgermi a te, se non dovessi trovare nulla in cucina.>
<Sono abbastanza sicuro che non ce ne sarà bisogno.>
Light intanto ci guardava lasciando intendere che avrebbe voluto far notare a me che stessi esagerando e a Ryuzaki che mi stesse istigando a rubare, ma preferì non intromettersi, probabilmente capendo che fosse il caso di accontentarmi subito, in qualche modo.
Per mia fortuna, entrambi sembravano conoscere piuttosto bene la direzione dell'hotel, grazie anche alla segnaletica della città, e non si fermarono così tante volte, permettendomi di raggiungere subito quella fantomatica cucina che ormai era divenuta il mio solo pensiero.
Non appena loro si incamminarono verso la loro stanza, potei sfruttare il mio essere a tutti gli effetti un poltergeist mancato per raggiungere quel paradiso brulicante di frutta di ogni tipo e, soprattutto, mele di ogni tipo.
Passarono diversi minuti prima che mi decisi a tornare da Light e Ryuzaki, ma appena entrai trovai entrambi seduti sul bordo balcone della loro stanza al terzo piano. Il primo con le gambe lasciate penzolare nel vuoto, l'altro con le ginocchia al petto e le mani che si tenevano alla ringhiera.
Erano entrambi intenti a guardare il cielo all'orizzonte, e solo avvicinandomi a loro realizzai fosse per via dei fuochi d'artificio in lontananza. Uniti alle luci della città  che brillavano nel cielo notturno, assieme al chiarore della luna calante e alle innumerevoli stelle visibili grazie a quell'altezza che permetteva di far fronte al cosiddetto inquinamento luminoso, si era formato un panorama davvero suggestivo. Iniziavo a capire perché ad entrambi piacessero tanto i posti alti, soprattutto di notte.
<Dovrebbe essere una festa di patrono.> Fece Light, senza spostare lo sguardo. <So che se ne tengano molte, d'estate, in questo Paese.>
<Credo di aver visto una spettacolo del genere, la prima volta che sono stato in Italia...>
<Ci sei venuto più di una volta?>
Ryuzaki annuì, senza staccare gli occhi dal panorama sottostante. <Due, per la precisione, ma la seconda sono sempre stato dietro alle indagini e ricordo vagamente la prima... mancavano ancora due anni perché conoscessi Watari.>
<Ma... Ryuzaki...?>
<Sì...?> Il corvino si decise a spostare lo sguardo verso Light, aspettando che continuasse.
<No, non importa...> Aggiunse lui, dopo qualche secondo di silenzio, sospirando. <Sarebbe inopportuno...>
<Inopportuno?> Riprese tranquillamente Ryuzaki. <Mi stai incuriosendo...>
<Non importa, davvero.>
<Light, sai che puoi dirmi quel che vuoi... inoltre, ormai sarebbe impossibile dissuadermi dall'insistere.>
Il castano sospirò d nuovo, spostando anche lui lo sguardo verso il corvino. <Ho soltanto realizzato di conoscere relativamente poche cose di te, ma ora mi accorgo che invece mi interessi saperne altre.>
<A cosa ti riferisci?>
<Beh, a te, a tutto.>
<A tutto?> Ryuzaki inclinò la testa, continuando a guardare Light, non capendo dove volesse andare a parare.
<Quando dico "a te", vorrei sapere a chi mi stia riferendo di preciso.> Si decise a riprendere Light. <E non parlo né di L né di Ryuzaki né di Ryuga Hydeki né di qualunque altro alter-ego tu abbia dovuto usare nel corso della tua carriera.>
<Vuoi sapere il mio vero nome?>
<Non stavo pensando solo a quello, a dire il vero...>
Il corvino continuava ad ascoltarlo, in silenzio, aspettando che arrivasse da solo al punto, e Light si decise così a placare la curiosità che gli aveva evidentemente fatto salire. <So chi tu sia senza essere L.> Riprese. <Hai lasciato che vedessi quel ragazzo dai modi originali e stravaganti, ghiotto di dolci, schietto e deciso quasi in ogni occasione e, a volte, dall'aria tanto innocente da risultare adorabile... anche se immagino quest'ultima cosa sia stata pensata solo da me...> E tornò a fissare i suoi piedi penzolare nel vuoto, tentando inutilmente di sopprimere il sorriso quasi compiaciuto che gli spuntava pensando a quel che avesse detto. <Però non so ancora nulla su chi tu fossi prima di essere L...>
Ryuzaki si prese qualche secondo, prima di rispondere. Aveva ancora da immagazzinare quanto detto da Light e aveva anche capito cosa gli stesse chiedendo, in sostanza.
<Ho iniziato ad essere L tra gli otto e i dieci anni.> Rispose, dopo una lunga pausa, tornando a fissare le luci della città sotto di loro. <Non ero nessuno prima.>
<Ma il bambino che ha conosciuto Watari avrà avuto la sua vita, prima di raggiungere la Wammy's House...>
<Era solo un marmocchio arrivato nel posto completamente sbagliato...> Rispose secco il corvino, scuotendo leggermente la testa. Nessuno si era mai interessato al modo in cui fosse arrivato in quell'orfanotrofio e sicuramente non avrebbe immaginato di ritrovarsi davvero a dirlo a qualcuno.
<Perché dici così?> Light sembrava star iniziando a pentirsi di aver aperto quel discorso, ma lui stesso sapeva che non l'avrebbe troncato così. Magari sarebbe servito ad entrambi, e lui avrebbe potuto evitare di riaprirlo, in futuro.
<Era quel che pensava e dimostrava la madre di quel bambino.> Riprese Ryuzaki.
<Non avrebbe voluto avere figli?>
<Immagino...> Il corvino sospirò, poggiando la fronte alla ringhiera del balcone. <Ma particolarmente non ne voleva uno con un disturbo dello Spettro autistico, che all'epoca era stato anche giudicato più grave di quanto realmente fosse.>
<Te ne ha fatte passare molte per questa cosa che non dipendeva neanche da te, vero?>
Ryuzaki annuì, senza smettere di fissare quelle luci. <Probabilmente non le importava se suo marito fosse di tutt'altra opinione e se la prendesse ogni volta scopriva che mi avesse fatto qualcosa.>
<Ti ha portato lui da Watari?>
<No...> Il corvino stava cercando di mantenere la sua solita calma, stringendo la ringhiera del balcone tra le punte delle dita, invece che nel pugno come da tipica abitudine. <Lui morì a lavoro appena pochi mesi prima.> Aggiunse. <...Le campane erano quasi assordanti al suo funerale...>
<Ryuzaki...> Light sembrava essersi deciso a smettere con le domande, notando che il corvino si stesse facendo sempre più teso -per quanto volesse effettivamente lasciarlo terminare-, così provò ad allungare una mano sulle sue spalle.
<Fu Watari a trovarmi, in caso tu voglia saperlo.> Riprese lui. <Mia madre diceva che suo marito fosse morto per poter pagarmi le terapie e che, dunque, fosse effettivamente colpa mia se ora si trovava da sola con una zavorra a carico.>
<Ti ha abbandonato, è così?>
Il corvino annuì di nuovo. <Ci vollero due giorni prima che Watari se ne accorgesse e mi portasse alla Wammy's House, che all'epoca era aperta a tutti, senza bisogno di passare innumerevoli test come oggi.>
<...> Light avvolse il braccio attorno alle spalle di Ryuzaki, aspettando che lui si decidesse ad alzare di nuovo lo sguardo. <Mi dispiace...> Si decise a dirgli, non appena tornarono a fissarsi l'un l'altro negli occhi.
<Ma non è colpa tua, non ne hai motivo.> Gli rispose lui, riuscendo  a recuperare i suoi soliti tono e atteggiamento.
Il castano lo guardò tornare a perdersi nel panorama circostante, per poi decidere di essersi trattenuto già abbastanza. Si fiondò per l'ennesima volta sulle labbra del corvino, senza che questi diede l'impressione di volerlo allontanare.
Non so esattamente quanto tempo restarono in quel modo, ma di sicuro avevo capito che avrei fatto meglio a lasciarli da soli e tornare dalle mie sudate mele, prima di pentirmene.

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Per questo capitolo vale tutto quel che ho voluto precisare nello scorso, ovvero che le backstories dei personaggi raccontate in questa fanfiction siano solo frutto della mia immaginazione e non abbiano nulla di canonico, perciò mi scuso di nuovo se a qualcuno non dovesse piacere la mia personalissima versione delle stesse... ^^"
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〖𝐀𝐟𝐭𝐞𝐫 𝐤𝐢𝐫𝐚〗 「ℒ𝒶𝓌ℒ𝒾𝓰𝒽𝓉 」Där berättelser lever. Upptäck nu