34 Emily

247 20 1
                                    

"Mi raccomando fai la brava oggi mentre vai a togliere il gesso, ti voglio in forma."

Sono stufa di tutti questi messaggi da parte dello sconosciuto. Vorrei soltanto sapere chi si nasconde dietro a tutto quanto, ma non posso.
Qualche giorno fa mi ha scritto di non parlare con nessuno se no Liam si sarebbe fatto molto male.

Sinceramente è proprio con il mio migl9iore amico che vorrei parlare, per capire se anche lui ècoinvoltoin qualche modo, ma ho paura che succesa qualcosa di molto brutto.

«Terra chiama Emily Jackson», mormora mio fratello Daniel mentre punta un dito contro la mia testa. «Qualcuno mi riceve?»

Scuoto leggermente la testa. «Scusa, ero immersa tra i miei pensieri», dico sorridendo.

Scoppia a ridere. «Allora adesso ho la conferma che i criceti continuano a funzionare dentro quella tua testolina».

Alzo gli occhi al cielo. «Almeno io ho molti più criceti rispetto a te che ne possidi soltanto uno», dico ridendo. «Comunque sei molto spiritoso».

«Una qualità del mio carattere che viene collocata subito dopo la gentilezza», dice facendo quella smorfia da snob che io odio tantissimo. «Adesso basta con gli scherzi, parliamo seriamente.
Come ti senti?»

Sorrido. «Sai che questa è una domanda che nessuno mi fa quasi mai, ad eccezione di Theo o della nostra famiglia», rispondo. «Ma se devo essere sincera oggi mi sento bene».

Si gira verso di me. «Io stavo parlando in generale, non di un giorno specifico tipo oggi».

Posso affermare con sicurezza che la preoccupazione si sta facendo sentire. Spero con tutta me stessa che non ha visto il messaggio dello sconosciuto, se no potrebbe far del male a Liam.
Non ci voglio nemmeno pensare.

Mi avvicino sempre di più a lui ovviamente sorridendo, per poi buttarmi tra le sue braccia. «Sto più che bene».

Appoggia il mento sopra la mia testa. «Facciamo che al momento ti credo», dice. «Ne riparleremo tra qualche giorno quando non ci sarà tutto questo pubblico, composto maggiormente da persone anziane, ad assistere».

Provo a cambiare argomento. «Anche se sono ancora sotto shock dopo aver visto la mia povera caviglia».

«È normale che succeda questo ai muscoli», dice.

Appena finiamo di ridere mamma fa il suo ritorno con tutte le scartoffie che ha dovuto compilare per il semplice fatto che mi hanno tolto il gesso.
«Possiamo tornare a casa», dice mentre prende le chiavi della macchia.

Mentre torniamo a casa ho il tempo di raccontarvi la parte più divertente di questa mia esperienza con il gesso.
Per più di un mese ho dovuto tenere la caviglia ferma quindi, visto che la scienza non è mai stata un opinione, c'era il rischio di trombosi. In poche parole si potevano formare questi piccoli trombi nei vasi sanguigni, che impediscono la circolazione normale del sangue.
Quindi mi hanno dato delle siringhe contenenti un liquido anticoagulante, se non mi sbaglio, per tutta la durata di questi trenta giorni.

Direi tutto normale fino a qui, ma non dimentichiamo che io ho la fobia degli aghi chirurgici. Anche mio fratello Ryan mi fa compagnia in questa piccola fobia, anche se piccola non direi proprio.

Fatto sta che anche lui quando si era fratturato il polso ha dovuto prendere queste iniezioni da fare in una parte del corpo composta maggiormente da grasso, ovvero sulla parte bassa dell'addome oppure sui glutei.

La prima sera mamma arriva con questa siringa tra le mani, mentre io e Ryan stavamo guardando un film alla televisione in salotto. Appena lui vede cosa ha tra le mani sbianca e diventa dello stesso colore del lenzuolo.
«Sono tornate», sussurra.

«Smettila di fare il bambino, sono per il bene di tua sorella», dice mia mamma sedendosi accanto a me. «Alza la maglietta Emily».

Faccio quello che mi dice senza dire niente. «Mamma ne sei proprio sicura che dobbiamo fare queste "bellissime" iniezioni ogni sera?» domando per non attaccare a piangere. «Magari hai letto male quello che il medico ha scritto sul foglio».

Mamma mi guarda come se fossi impazzita. «Emily non cominciare anche tu e poi tuo fratello ha detto le stesse parole qualche hanno fa», mormora. «Con me non funzionano queste cose, quindi adesso smetti di parlare e lasciami finire».

Detto ciò mamma infila molto piano l'ago nella mia pancia e qualche secondo dopo lo tira fuori. «Visto che non ti è successo niente», dice. «Poi ho una certa esperienza con queste siringhe, infatti ho dovuto imparare con tuo fratello se no dovevo portarlo ogni santa sera in ospedale».

«Praticamente io sono stato la tua primissima cavia», mormora Ryan facendo finta di offendersi. «Almeno Emily è stata più coraggiosa di me».

«Molto più coraggiosa e calma. Con te ho avuto bisogno dell'aiuto di tuo padre per tenerti fermo».

In queste poche parole signore e signori, questa è stata la prima volta che non mi sono spaventata quando ho visto un ago.
Io mi sarei aspettata di mettermi a piangere, a urlare e ad implorare per tutta la serata.
Parlando pure con mamma in un secondo momento, anche lei si aspettava quel genere di reazione da parte mia.

Appoggio il mento sul sedile del guidatore. «Mamma la cosa più bella in questo nomento è che non dovrò più vedere quelle siringhe ogni sera», dico sorridendo.

Scote la testa. «Se lo dici tu, va bene», mormora. «Ricordati che la prossima settimana iniziano per te le sedute di fisioterapia».

«Per quanto tempo ci dovrò andare?» domando.

«In teoria servono due o tre sedute a settimana per la durata di un mese, oppure fino a quando non ti sentirai sicura di camminare senza tutore», risponde. «Parole esatte del dottore».

«Okay, ma adesso voglio solo andare a casa. Sono stanchissima».

Let Me Love You 2//Theo RaekenDär berättelser lever. Upptäck nu