ZAFFIRO - pt. 2

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Era fresco fuori, diverso dal solito calore che sentiva quando lasciava i suoi alloggi durante il giorno. Tutto era silenzioso, scuro e immobile. Le vele sibilavano a malapena mosse dalla leggera brezza. Un brivido attraversò la schiena di Louis; la sua pelle era così sensibile, bruciante dal fuoco che Harry aveva acceso sotto di essa. Si sentì palpitare all'improvviso: una pressione pesante, calda e densa che premeva contro i suoi pantaloni. Il modo in cui Harry l'aveva guardato prima di uscire da lì, era stato troppo. Troppo intenso. E il modo in cui l'aveva guardato da sotto le ciglia era stato persino peggio.

A dire la verità, Louis voleva voltarsi indietro e tornare da lui. Voleva fare sua la bocca del giovane, mettere quelle labbra bagnate a buon uso. Voleva vedere quanto potesse rendere lucidi i suoi occhi. Voleva baciarlo.

Ma era tutto un gioco e Louis non avrebbe perso. Non avrebbe mostrato quel tipo di debolezza. Non ancora.

Non avrebbe dato a Harry quella soddisfazione.

Tuttavia, c'era il fatto evidente che fosse eccitato e aveva bisogno di un modo per risolvere quel problema. Da solo.

Per fortuna era così tardi che non c'era nessuno nei dintorni, salvo solamente per un suo uomo accasciato sul belvedere troppo stanco per fare il suo lavoro di vedetta. Di solito Louis sarebbe andato lassù, verso la cima della nave dov'era mezzo sdraiato e gli avrebbe tirato un calcio con la punta della scarpa, rimproverandolo per aver permesso che l'ora tarda avesse la meglio su di lui. Nel suo stato attuale, tuttavia, non l'avrebbe svegliato. Louis non voleva destare sospetti sul fatto che fosse così - beh - duro.

Quindi si spostò di soppiatto e andò nell'unico posto in cui sapeva di poter essere indisturbato, troppo lontano per essere visto o sentito. Sulla coffa dell'albero prodiero.

Erano passati anni da quando il suo compito era quello di arrampicarsi tra le vele, ma la memoria muscolare per riuscirci era ancora presente. Aveva ancora i dossi duri dei calli sui palmi e la forza nelle braccia - sebbene ora fosse dovuta dall'uso delle spade e non da quello delle corde. Louis si tirò su sul sartiame con entrambe le braccia, sollevandosi fino a quando i suoi piedi non trovarono un punto stabile, e poi si arrampicò. Sotto di lui, il mare era sempre più scuro e lontano. L'orizzonte buio si fece più intenso. Quando arrivò in cima, spingendosi su e oltre il perimetro della piattaforma, la luna sembrò abbastanza vicina da poterla toccare. Le stelle sembravano infinite. Sentiva la pelle statica ovunque.

Louis si sedette sul pavimento della coffa e appoggiò la schiena contro la ringhiera di legno che la circondava.

Lì, con il cuore in gola, fu finalmente libero di lasciar vagare le mani fino alla cintura insieme alla sua mente per tornare all'oscura profondità degli occhi di Harry. Erano così perfetti, così rotondi, le pupille così dilatate da far invidia alla volta notturna.

Pensò al modo in cui il labbro inferiore bagnato dell'uomo era scivolato contro il suo coltello e immaginò la propria intimità al posto di esso.

Louis iniziò a toccarsi.

Infilò le mani oltre la stoffa dei pantaloni e si strinse nella mano destra. La pelle del suo membro era morbida, liscia mentre si masturbava. Era così facile farlo, far scorrere la mano su e giù come se si stesse muovendo in acqua. Come se stesse nuotando nella pozza che si era creata nel suo basso ventre.

Harry era così meraviglioso e Louis si permise di pensarlo lassù, lontano da quegli occhi. Da quelle mani. Poteva immaginarsi di far scorrere le dita tra i capelli del ragazzo. Scommesse che fossero morbidi, perfetti da tirare e a cui aggrapparsi tenendoli stretti in un pugno. Louis appoggiò la testa all'indietro contro il sostegno di legno e rafforzò la presa muovendo il polso un po' più veloce.

Sodalite & Aventurine // Italian translationWhere stories live. Discover now