Marshall sospirò pesantemente di fianco a me prima di appoggiarsi allo schienale della sedia.
Sentii il suo sguardo bucarmi la guancia mentre i miei occhi iniziarono a diventare lucidi. Volsi la testa dall'altra parte e mi misi ad osservare i cuscini del divano prima di sentir rotolare fino all'orecchio una lacrima, sfuggita al mio controllo.

Immaginai stesse ponderando l'idea di licenziarmi e cacciarmi dal locale dopo lo scompiglio che avevo indubbiamente provocato quella sera. Non feci niente per impedirlo, non aprii bocca, non gli chiesi scusa o cercai di giustificarmi, aspettai solo che lui me lo dicesse. Invece - come già aveva fatto in quei pochi giorni di conoscenza - mi sorprese.

«Si chiamava Vanessa» ruppe il silenzio.

Mi voltai a guardarlo, asciugandomi frettolosamente la guancia per non farmi vedere.
Non mi osservava, teneva lo sguardo fisso verso un punto imprecisato oltre la porta del parcheggio.

«L'ho conosciuta pochi giorni dopo essere arrivato qua, ad Half Moon Bay, in questo stesso locale» continuò.
«Ai tempi l'unica cosa che mi interessava era ricominciare. Lasciarmi alle spalle tutto ciò che avevo sempre creduto di conoscere e ripartire con una nuova vita. Non so nemmeno più da quanto tempo sono qua, sai? Ho buttato via il cellulare e l'orologio appena sono arrivato»
Lo vidi sorridere, al ricordo, abbassare la testa e sospirare.

«Mi sembrava di aver trovato finalmente il posto ideale, mi sentivo a casa, con il surf, il lavoro come barista, le serate in spiaggia, l'oceano. E poi incontrai lei e tutto diventò ancora più luminoso di prima»
Sorrise di nuovo, giocherellando con la catenella argento che portava al polso.

«Era bellissima. Però non quel "bellissima" che dici quando vedi una ragazza qualunque, come una parola banale, un semplice aggettivo. Lei era veramente bella, te lo posso giurare. Non lo dico perché sono io, ma lo dico per il modo in cui ti guardava e ti faceva sentire la persona più importante al mondo. Era bellissima non per qualcosa di temporaneo come il suo aspetto, lo era profondamente dentro di lei»

«Per la gentilezza, i discorsi, le idee e l'amore che metteva in tutto ciò che faceva. Ogni singolo gesto, lei lo faceva sembrare come un qualcosa di straordinario ma già conosciuto. Come se avesse già visto tutto ciò che c'è di spettacolare al mondo. Era spaventoso a volte sai? Mi spaventava tutta quella bellezza, perché non mi sentivo all'altezza, non credevo di meritarla. Però lei continuava ad essere così, ad amarmi nonostante a volte avessi paura e mi sentissi così poco» disse scrutandomi in viso.

Lo fissai curiosa, aspettando continuasse, quando lo vidi abbassare il capo e temporeggiare qualche secondo, forse cercando le parole giuste in mezzo a tutta quella marea di ricordi che stava provando a riordinare insieme a me in quel momento.

«Poi me l'hanno portata via» proruppe alla fine.

«Forse perché era veramente troppo per rimanere qua, con me, in mezzo a tutti noi. Amava il surf ed è scomparsa facendo ciò che più la rendeva felice»
Incrociò le braccia al petto e mi piantò gli occhi cristallini in viso. Li vidi rabbuiarsi, trasformarsi in un azzurro plumbeo, come l'oceano in tempesta.

«Ho passato giorni d'inferno, cercandola con i sommozzatori ventiquattr'ore su ventiquattro, ogni giorno, per una settimana intera, sapendo dentro di me che non sarebbe successo nulla. L'oceano è spaventosamente bello quanto avido. Lui la tenne con se, la riportò al posto a cui apparteneva» sospirò.

«Non davo tregua a nessuno di loro, la rivolevo con me a tutti i costi e sarei stato disposto ad abbandonare tutto purché quello accadesse. Ma tutto ciò che c'è di bello ha una fine e lei era veramente troppo per noi, infatti non la ritrovai più»

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 13, 2020 ⏰

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