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Correvo scavalcando i rami abbandonati a terra che di maestoso avevano ormai solo il colore. I temporali si lasciavano dietro una scia di distruzione che ai miei occhi continuava ad essere meravigliosamente terrificante.
Terrificante quasi come la gabbia in cui mi sentivo rinchiusa durante quelle corse, in mezzo ai rami spezzati che sembrava stessero solo cercando di graffiarmi e farmi male.

In quelle giornate aspettavo una rivoluzione più che mai. Scalpitavo fra le rocce come un cervo impazzito cercando di sfogare la rabbia che mi cresceva nel petto.

Quelli, la rivoluzione non avevano idea di cosa fosse. L'unica cosa che potessero collegare a quella parola poteva essere una semplice canna fumata davanti a scuola facendosi vedere dai professori. Una sfida invisibile fra di loro dove il vincitore era chi non abbassava la testa davanti alla paura di un'ammonizione.
Che sciocchi. Stavano comunque partecipando al loro gioco già scritto, visto e rivisto un milione di volte.

La vera rivoluzione stava scalpitando sotto terra, nascosta agli occhi ed alle orecchie di tutti, senza render conto a nessuno, correva con me nei boschi, ululava insieme ai lupi e si mostrava ai concerti rompendo il silenzio e le catene invisibili che legavano tutti coloro che non avevano avuto la forza di ribellarsi ad una vita che non gli apparteneva.

In quei giorni sentivo dentro di me la voglia di fuggire da lì, da loro, da quelle idee di trasgressione che in realtà di trasgressivo non avevano proprio nulla. Volevo scappare solo per poter trovare finalmente la terra promessa, quella dove nella mia testa tutti avevano un qualcosa per cui lottare, una rabbia repressa da sfogare e la voglia incontrollata di farsi sentire, di vivere per davvero.

Lí, nella parte più a nord di Half Moon Bay, mi ritrovai in mezzo a tutto quello che a casa speravo di trovare in un posto lontano dalla piccola Forks.
Lì dove Valentine mi aveva trascinato dandomi indicazioni a casaccio tra il cambio di una canzone dei suoi cantanti preferiti ed una sigaretta buttata furtivamente fuori dal finestrino abbassato.

Quasi non ci ammazzavamo ad un incrocio.
Lei distratta, troppo impegnata a cantare una canzone di Lorde facendo ciondolare la testa a destra e sinistra, non aveva sentito i miei "Valentine dove cazzo giro adesso?" ed una macchina colma di ragazzi in costume ci aveva tagliato la strada a tradimento.

Il suo dito medio fuori dal finestrino, un "Vaffanculo a te e famiglia" urlato dalla sua voce angelica ai poveri disgraziati dell'autovettura grigia ed eravamo ripartite dirette non sapevo dove.

Lo scoprii qualche curva dopo, appena attraversata la periferia della città piena zeppa di muri coperti da graffiti, murales e qualche cartello stradale distrutto.

«Ma dove diavolo siamo?» chiesi dopo aver svoltato l'ennesima curva ed essermi ritrovata davanti ad uno spiazzo quasi deserto.
«Benvenuta nella mia zona. La vera Half Moon Bay, non quella di plastica con le villette a schiera che ti rifilano sulle locandine pubblicitarie. Là partecipano ad una vita già costruita»

Nella Half Moon Bay di plastica appena descritta rientrava anche la casa di Becca e James vista la famiglia da cui arrivava lui e lo stile di vita che avevano adesso entrambi. Tenni la bocca chiusa e non le diedi questa nuova informazione anche se immaginavo avesse già capito dove vivessero i famosi zii da cui mi ero trasferita.

«Parcheggia pure qui» disse indicando un posto vuoto a fianco di un furgoncino anni ottanta color petrolio.
Obbedii e la seguii fuori dal pick-up.

Si incamminò decisa verso la fine dello spiazzo, con me alle spalle come un'ombra, prima di fermarsi vicino alla recinzione che metteva fine a quel parcheggio improvvisato.

Mi ritrovai a guardare verso il basso, la carcassa di una piscina, un tempo probabilmente pubblica vista l'ampiezza, ricoperta anch'essa di graffiti e disegni fatti con la vernice simili a quelli che decoravano i muri di quella zona.

𝐖𝐇𝐀𝐓 𝐅𝐋𝐀𝐖𝐒 𝐈𝐍 𝐓𝐇𝐄 𝐕𝐄𝐈𝐍𝐒 Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang