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«Questa per te dovrebbe andare bene»
Presi la tavola bianca che James mi stava passando e cercai inutilmente di incastrarla nella sabbia.
«Lascia, faccio io» mi disse lui sorridendo.

Mi sentivo abbastanza goffa nel maneggiare quella larga lastra di legno ed allo stesso modo facevo fatica a sentirmi a mio agio con indosso la muta. Io abituata a correre fra gli alberi dentro ai miei maglioni di tre taglie più grandi, come un'ombra, in mezzo ai boschi, via con il vento. Non mi fermava nemmeno la pioggia.

Uscivo calpestando i massi ricoperti di muschio, i tronchi abbattuti dai temporali estivi, sotto quella fitta cortina di acqua che mi inzuppava i vestiti e mi faceva tornare a casa con il freddo radicato fin dentro alle ossa. Un freddo amico che mi faceva stare bene, mi faceva sentire viva e libera.

Mi riscossi quando James entrò nel mio campo visivo oscurando la schiuma perlacea delle onde.
«Bambolina sei pronta? Sulla terraferma non te la sei cavata male, ma in acqua?» disse regalandomi un sorriso di sfida.

Gli lanciai un'occhiata complice e mossi i primi passi verso il bagnasciuga fermandomi a metà strada per prendere sottobraccio la tavola bianco panna.

Sentii una folata di vento scompigliarmi i capelli ed alzai gli occhi al cielo solo per vedere qualche nuvola solitaria coprire momentaneamente il sole. Sembrava stesse per arrivare la pioggia ma l'oceano non aspettava.
Spaventoso, statico, mi osservava da lontano rinfacciandomi silenziosamente che avevo abbandonato casa e con quella anche lui e la mia scogliera.

Entrai in acqua e pagaiai fino a che non mi ritrovai abbastanza al largo da potermi mettere a cavalcioni della tavola con le gambe a penzoloni nell'acqua ad aspettare che James mi raggiungesse.

«La prima è tua» mi disse quando arrivò di fianco a me.
Sorrisi e chiusi gli occhi.

Aspettai, in silenzio, di sentire, percepire un cambiamento come ero abituata a fare nei boschi durante la caccia. Ascoltai i movimenti dell'acqua sotto la mia tavola con la stessa attenzione che avevo sempre riservato in tutti gli anni della mia vita ai rumori del bosco. Sentii un ruggito di rabbia provocato dalle onde che continuavano ad infrangersi, implacabili, sulla sabbia alle nostre spalle, fino a quando non traballai leggermente sulla mia lastra di legno.

Aprii di scatto gli occhi nello stesso momento in cui sentii James allungarsi sulla sua tavola ed iniziammo a pagaiare in contemporanea finché non vidi crearsi davanti a me la mia prima onda.
Mi alzai lentamente in piedi cercando di mantenere l'equilibrio con le braccia come avevo appena imparato a fare e raddrizzai la punta cercando di allinearla il più possibile con la coda della tavola.

«Forza Bambolina è tutta tua!» mi urlò James alle mie spalle.
Piegai leggermente le ginocchia e provai a tagliare la parete dell'onda cercando di mantenere un contatto continuo senza sbilanciarmi.

Ci riuscii al primo colpo, presi possesso di quel piccolo muro d'acqua e sorrisi stupidamente sentendo una scarica elettrica partire dalle gambe e propagarsi in tutto il corpo facendomi fremere fino a che non mi tremarono le ginocchia e ricaddi nella turbina di schiuma e bolle azzurre sotto di me.

Annaspai per un secondo cercando di tornare a galla e quando ci riuscii mi aggrappai nuovamente alla tavola con i capelli bagnati appiccicati al viso. Respirai a pieni polmoni l'aria frizzante dell'oceano intorno a me e mi lasciai cullare dal movimento delle onde chiudendo gli occhi ed appoggiando il mento alla tavola con un sospiro liberatorio.

«SEI STATA UNA BOMBA!»

Sentii il fragore di un'onda che si infrangeva poco più avanti e percepii James pagaiare verso di me.
Lo vidi con gli occhi ubriachi di gioia e stupore ed un sorriso smagliante ad aprirgli il viso. Accettai la mano che mi porse e mi rimisi a cavalcioni della tavola spostandomi i capelli dal viso.

𝐖𝐇𝐀𝐓 𝐅𝐋𝐀𝐖𝐒 𝐈𝐍 𝐓𝐇𝐄 𝐕𝐄𝐈𝐍𝐒 Où les histoires vivent. Découvrez maintenant