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Alla fine dell'ultima lezione io e Valentine ci incamminammo verso il parcheggio a fianco del college dirette al mio pick-up.
Io con la mia solita andatura ciondolante dettata per lo più dal peso degli anfibi, lei saltellando nelle sue converse bianche e lilla davanti a me, canticchiando una canzone dalle note dolci e forse troppo acute per i miei gusti.

Mi ricordava una bambina, con quei capelli colore dello zucchero filato che le svolazzavano intorno al viso ad ogni movimento e quella voce così gentile. Una bambina cresciuta a forza, fatta diventare donna senza il suo primo consenso, così mi sembrava Valentine. Incastrata in un mondo che non era il suo.
Un po' come me d'altronde.

«È da quando sono iniziate le lezioni che aspetto di andarmene» mi disse aprendo la portiera del pick-up «Non ce la faccio già più»
La imitai sbuffando e feci cadere lo zaino sui sedili posteriori con un tonfo sordo. I libri di testo si sparpagliarono liberi sui tappetini uscendo dalle cinghie nere di chiusura.

«Hai altri quattro anni davanti, sii positiva»
Mi fece una smorfia arricciando il naso anellato e prese una sigaretta dalla sua borsa a chiazze bianche e nere pendant con le unghie.

Dentro ai corridoi del college si era guadagnata molti sguardi contrariati durante la mattinata, alcuni disgustati avrei osato dire. Nessuno però, l'aveva seriamente colpita in qualche modo. Semplicemente se ne era fregata, cancellati con uno sfarfallio di ciglia ad ogni cambio di corso.

Avrei potuto chiederle il perché di quel comportamento da parte della maggior parte dei ragazzi del college, ma non lo feci. Tanto valeva aspettare me lo dicesse lei, non mi era mai piaciuto iniziare a fare domande sulla vita privata delle persone.

Alzò lo sguardo oltre le mie spalle e si tolse la sigaretta di bocca con una smorfia che le fece arricciare nuovamente il naso.
«Perfetto, concludiamo col botto la mattinata»

Mi voltai in quella direzione e vidi arrivare, con passi calcolati e da sfilata, la scosciatissima Jennifer della pausa pranzo, insieme al resto del suo gruppo di amici.

Ci passò a fianco, mi diede una squadrata abbassandosi sulla punta del naso gli occhiali firmati e si fece scappare una risatina. Pensai che probabilmente i miei semplici jeans neri e la mia maglietta dei Bring Me The Horizon non rientravano nei suoi gusti personali.

Incrociai le braccia al petto e la vidi lanciare uno sguardo elettrico a Valentine che alzò gli occhi al cielo ed aspirò un'altra boccata di fumo dalla sigaretta accesa che teneva tra le labbra.

«Simpatica» commentai allungandomi verso il cruscotto dell'auto per prendere il pacchetto di tabacco, mentre la biondina si allontanava arpionata al braccio del ragazzo dai capelli rossi. Mi ricordava un lupo alla fine della caccia, con la carne della preda stretta fra le fauci insanguinate.

«Lei è una briciola, c'è molto peggio in giro, fidati» disse posando gli occhi cristallini su di me, quasi a volermi mettere in guardia.
Oh tranquilla, lo so.
Pensai finendo di incollare la cartina della sigaretta.

Mi sedetti al volante chiudendo la portiera a fianco a me con un tonfo ed illuminai le mie dita con la fiamma dell'accendino.
Valentine mi imitò mettendosi comoda sul sedile e senza dire nulla accese lo stereo dell'auto facendo ripartire She's Kinda Hot da dove l'avevo lasciata prima di entrare al college.

«Ma non ci posso credere!» disse compiaciuta dalla canzone, battendo le mani come la bambina che mi ricordava «Anche tu!»
Sorrisi mettendo le chiavi nel quadro del pick-up e le feci l'occhiolino come ad una complice.
«Il primo amore non si scorda mai», ed alzai il volume dello stereo.

" they say we're losers and we're alright with that
we are the leaders of the not coming back's
but we're alright tho..."

𝐖𝐇𝐀𝐓 𝐅𝐋𝐀𝐖𝐒 𝐈𝐍 𝐓𝐇𝐄 𝐕𝐄𝐈𝐍𝐒 Where stories live. Discover now