capitolo 9

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«Ah, dovresti mangiare di più! Sei pelle e ossa!» fece forte Seokjin, passandogli un altro pezzo di carne con le proprie bacchette.
Jimin mise giù il calice della birra e si sporse per prendere il boccone.
Le guance di Seokjin erano rosse a causa dell’alcol, ma il modo in cui era rimasto a bocca aperta quando il ragazzo si era leccato le labbra carnose dopo aver accettato la carne era impossibile da ignorare.
Jimin appoggiò la schiena alla sedia, passandosi una mano fra i capelli. Sembrava completamente a proprio agio. Forse era solo ubriaco. «Perché mi guardi così?» chiese allo stregone.
Seokjin cercò di ricomporsi, ma non sapeva bene cosa dire, perciò si limitò a concentrarsi sulla carne. «Penso dovresti mangiare ancora. La carne qui è buona».
«Sì» ridacchiò Jimin. I suoi occhi si ridussero a due mezze lune, come quelli delle emoji. Per un attimo sembrò non riuscire più a smettere di ridere, la testa buttata all’indietro e le mani strette allo stomaco. Poi si fermò di colpo e poggiò il viso sui palmi delle mani, i gomiti puntellati sul tavolo: «Perché sono venuto qui con te? Io non ti sopporto».
«Be’, grazie per l’onestà» replicò Seokjin. Si riempì la bocca per superare il colpo subito.
«Perché sei così carino?»
Seokjin quasi si strozzò.
Jimin rise di nuovo, ondeggiando allegramente. «Non dovrei pensare che tu sia carino, no?»
«Forse ti ho fatto bere troppo» dedusse lo stregone. Allungò una mano per allontanare da lui il bicchiere di birra già quasi vuoto, ma Jimin lo batté sul tempo e buttò giù l’ultimo sorso.
«Dovrei essere solo triste» continuò lo Shadowhunter, come se non si fosse minimamente accorto del tentativo fallito dell’altro. «Vero? Dovrei essere preoccupato per Taetae, triste per Jungkookie, avere paura per quello che potrebbe succedere…»
«Be’, in effetti…»
«Infatti!» urlò Jimin, battendo un pugno sul tavolo. Si vece avanti. Se non ci fosse stata la griglia per la carne a separarli, probabilmente si sarebbe spinto abbastanza avanti da battere la testa contro quella di Seokjin. «Allora perché ogni volta che ti vedo penso solo che sei carino? È fastidioso, davvero. Tu sei fastidioso! E pure antipatico, non mi piaci per niente! Perciò perché sei carino?» chiese con rabbia.
Seokjin ingoiò a vuoto. «Anch’io penso che tu sia carino».
«E questo che c’entra?» sbottò Jimin, slanciandosi di nuovo indietro fino a colpire lo schienale.
Seokjin non trovò una risposta.
«Dovrei andare a casa» sospirò Jimin. «Taetae ha bisogno di me. E mi manca. Mi manca Taetae, hyung! Anche Jungkookie! A volte dormivamo tutti insieme. Taetae, Jungkookie, Yoongi hyung ed io…» Il suo tono variò dal malinconico al divertito nell’arco di pochi secondi. «Yoongi hyung diceva… diceva sempre che dormire con noi gli faceva venire mal di schiena, però veniva lo stesso! Gli piaceva Jungkookie…» si interruppe di botto, come avesse realizzato qualcosa solo in quel momento. «Non gliel’ha mai detto». Poi Jimin sollevò gli occhi tristi su Seokjin come per assicurarsi che lui fosse ancora lì. «Io ti piaccio?»
Seokjin restò a bocca aperta. «Sì» confessò. «Tanto».
«Allora puoi baciarmi, per favore?»

A Jungkook piaceva stare steso sul suo letto e osservarlo mentre componeva. Non poteva neanche usare la scusa di ascoltarlo suonare, perché Yoongi ascoltava il suono della tastiera elettrica in cuffia.
In effetti, Yoongi non capiva perché Jungkook volesse passere del tempo in camera sua, però gli piaceva la sensazione di averlo vicino mentre lavorava.
Jungkook restava in silenzio a fissarlo, oppure si portava qualcosa da fare mentre stava lì, ma il più delle volte finiva solo per appisolarsi. Allora Yoongi gli avrebbe semplicemente buttato una coperta addosso e si sarebbe steso accanto a lui.
Jungkook non russava propriamente, più che altro il suo respiro diventava particolarmente lento e pesante. E aveva l’abitudine di scoprirsi, calciare via le lenzuola, e poi attaccarsi alla sua schiena alla ricerca di calore.
Taehyung gli aveva detto che dormire abbracciando un cuscino aiutava a superare l’assenza di una persona. E Yoongi aveva provato, per quanto gli sembrasse stupido. Ovviamente non aveva funzionato. Lui e Jungkook non avevano mai dormito abbracciati. E il cuscino non aveva lo stesso odore di fiori del dannato profumo che a Jungkook piaceva tanto usare. Per l’Angelo, era così forte e fastidioso, eppure quel profumo gli mancava da morire.
La camera di Jungkook era a pochi passi. Tutte le sue cose erano ancora lì. Entrare sarebbe stato facile, ma Yoongi non ne aveva il coraggio.
Entrare in quella stanza vuota sarebbe stato come ammettere che Jungkook non ci fosse più.
Yoongi guardò lo spartito che aveva provato a scribacchiare per ore: la carta si era stropicciata nei punti in cui si era inumidita a contatto con le sue dita sudate.
Si passò una mano fra i capelli. Era come se le cose che gli erano più familiari, la sua camera, la sua tastiera, improvvisamente fossero sterili come la terra di Edom. L’Istituto è diverso da quando non c’è.
«Yoongi hyung» chiamò Hoseok dal corridoio. «Hyung».
«Sì?» fece Yoongi dalla propria scrivania. Non aveva voglia di vedere Hoseok. In verità, non aveva voglia di vedere nessuno.
«Ti ho portato da mangiare» aggiunse l’altro, dopo aver ricevuto il silenzio come risposta.
Yoongi fece lo sforzo di alzarsi e aprire la porta abbastanza da vedere Hoseok porgergli un vassoio.
«Hai un aspetto orribile» commentò il maestro d’armi.
L’altro si limitò ad accettare l’offerta in silenzio e richiudersi la porta alle spalle, smorzando il “prego” sarcastico di Hoseok.
«Ti interesserà sapere che la ragazza stregone è sveglia» urlò Hoseok. «Vuole parlarti».

blood and memoriesWhere stories live. Discover now