capitolo 4

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«Oggi?» ripeté incredulo Yoongi. Se ne stava con le spalle poggiate alla porta d'ingresso e lo sguardo rivolto alle proprie dita dei piedi, tanto lontano da loro quanto gli consentivano gli spazi ristretti dello studio di Namjoon. «E quando l'avrebbero deciso?»
«Conoscendo il modo in cui lavora l'Enclave,» sospirò Namjoon, rassegnato, «probabilmente un momento prima di informarmi».
«È ridicolo» sbottò Hoseok. Era seduto di fronte a Namjoon, dandogli le spalle, ma Yoongi poté sentire il suo sorriso infastidito attraverso la sua voce.
Namjoon sporse il collo in avanti, come volesse essere sicuro di parlare in modo più circoscritto, ma non senza avere la forza psicologica necessaria a spostare l'intero busto vero Hoseok: «Sai chi si è opposto fortemente a questa scelta?» L'altro fece spallucce. «Il capo dell'Istituto di Busan».
«Lee Jongsuk?» Hoseok quasi sputò quel nome, fra disprezzo e sorpresa.
Namjoon mugugnò in assenso e tornò a posare la testa sullo schienale della poltrona. «Ha suggerito di lasciar perdere la storia, tu pensa! L'intero Enclave passerebbe per una massa di superficiali incompetenti, però, se facessero cadere nel dimenticatoio la segnalazione dell'evocazione di un angelo, ad Idris la cosa non piacerebbe. Quindi l'indagine sulla Setta va portata avanti finché tutti i discepoli non verranno identificati, monitorati e, se necessario... eliminati». Namjoon emise un sospiro di frustrazione. «Hanno ritenuto comunque che fossimo troppo emotivamente coinvolti a causa di Jungkookie, perciò...»
Hoseok fece scoccare una ad una le nocche della mano destra, respirando profondamente per cercare di trattenersi. «Vogliono farci passare per degli idioti incompetenti, dimostrare che le dichiarazioni di Kim Taehyung e Park Jimin non valgono nulla».
«Non possono, se raccontiamo quello che abbiamo trovato alla Chiesa» provò a suggerire Yoongi.
«E dirgli cosa?» fece sarcastico Hoseok, voltandosi a guardarlo. «Che eravamo sulla scena senza il permesso del Clave?»
«Abbiamo salvato la vita di sei ragazzini».
«Non possono essere usati come testimoni» replicò in tono piatto il maestro d'armi.
«Certo, non se continui a tenerli sotto anestetici come hai fatto negli ultimi due giorni!»
«Devo ricordarti cos'è successo quando il più grande ha ripreso i sensi?» sbottò allora Hoseok. «Ti ha quasi staccato una mano, ecco cosa! C'è un motivo se erano tenuti in catene!»
Yoongi non si soffermò sul suo tono polemico, sapeva che la sua aggressività era dovuta allo stress della situazione; ciò non voleva dire che avrebbe lasciato perdere: «Averli trovati è comunque una prova che ci sia qualcosa di grosso sotto, il Conclave non può ignorarlo».
Hoseok inspirò a fondo e scosse la testa: «Ci scaveremmo la fossa con le nostre stesse mani».
A quel punto Yoongi preferì non dire niente, con lui era una causa persa. Si limitò a spostare lo sguardo su Namjoon. Aspettando istruzioni.
«Seokjin hyung sarà qui a breve per aprire il portale» disse Namjoon. «Per ora saremo collaborativi, vedremo fino a che punto sono disposti a spingersi. Nel frattempo, non dobbiamo lasciar trapelare ulteriori informazioni».
«Che mi dici di quei nomi? Kim, Lee, Choi... Potrebbero esserci di mezzo membri dell'Enclave!»
Namjoon espirò con frustrazione, la fronte premuta sulle mani giunte e gli occhi stretti per combattere la stanchezza. «È una possibilità, sì, ma non abbiamo abbastanza prove. Ve lo ripeto, per ora, aspettiamo».
Hoseok lo guardò con tanto d'occhi, come avesse detto qualcosa di blasfemo: «Vuoi davvero sospendere le indagini?»
«Siamo a un punto morto, non abbiamo una pista» gli ricordò Namjoon.
«Dobbiamo volare basso» sospirò Yoongi.
Namjoon lo guardò e gli fece un segno d'assenso col capo, poi tornò su Hoseok: «Parlerò con Seokjin hyung, vedrò se può aiutarci a identificare l'incantesimo usato sulle varie scene» lo assicurò.
Hoseok si strofinò le mani sudate sui jeans, come incerto su come muoversi a quel punto. Annuì e si alzò: «Va bene».
Namjoon sembrò rilassarsi a quelle parole. Si lasciò ricadere sullo schienale della poltrona, strofinandosi il viso.
«E che ne facciamo dei ragazzini?» chiese invece Yoongi.
Namjoon lo guardò con un occhi solo, con le dita che ancora massaggiavano l'altro. «Seokjin hyung li porterà in un luogo sicuro, staranno bene» rispose. Si sporse in avanti e scribacchiò su un post-it un indirizzo. Glielo porse: «Vi voglio lì, quando il trasferimento avverrà».

blood and memoriesWhere stories live. Discover now