"Maria?"

A quella voce la mia schiena si tese involontariamente, ma non mi voltai, non regalai a mio padre la soddisfazione di vedermi soccombere di fronte alla sua autorità.

"Maria."

A quel richiamo la voce assunse la sfumatura di ordine, ma, ancora una volta, non risposi. Sollevai il capo e osservai attentamente la stanza. Con calma, ma attenzione: di fianco a mio padre Nino vi erano i miei due fratelli Fabiano e Luca ed il bodyguard, nonché cugino, Raffaele. Dalla parte opposta, quasi a debita distanza, vi erano i russi.

Con un sorrisino irriverente avanzai verso i quattro rappresentanti della Drakta a New York e mi fermai a pochi centimetri dal figlio del boss: Dimitri Alexander Ivanov, soprannominato "vicious" , il vizioso. Mi ci volle quanto più controllo del necessario per non liquefarmi ai suoi piedi, ma, in qualche modo, rimasi lucida e riuscii a studiare gli occhi azzurro cielo dell'uomo, non molto più vecchio di me.

Aveva ventisei anni ed era in perfetta forma.

"Devo dire, padre," parlai non distogliendo il mio sguardo da quello di Dimitri, un po' per sfida, un po' perché la visuale non fosse niente male. "Che nonostante voi abbiate condannato mia madre al patibolo, avete scelto bene." Ghignai e nell'azzurro gelido di Dimitri riuscii a scorgere per qualche secondo un'ombra di divertimento, ma non durò a lungo. "Mi vendete come una puttana ad un russo che almeno ha un bell'aspetto." Fronteggiai mio padre con un sorriso di scherno. "Vi ritenevo un inetto, ma a quanto pare mi avete concesso un regalo questa volta."

Nino si irrigidì e quasi fui pervasa dalla voglia di agguantare il telefonino e scattare una foto a quel volto ipocrita, ma il boccheggiare di sorella Theresa bloccò quei dannati pensieri idioti.

"Maria." Mi riprese con una mano sul cuore scandalizzata. "L'educazione."

"Suvvia, sorella Theresa, non credo di aver esagerato."

Volevano lo spettacolo? Lo avrebbe avuto.

"Maria, rispetta il nome della Santa che ti ha concesso la vita."

Ma io, Maria Maddalena, ero di tutt'altro avviso e allungandomi sulla scrivania, consapevole che la gonna fosse molto più corta di ciò che il convento permettesse e che sfoggiasse gran parte delle mie cosce, agguantai suora Theresa per il crocifisso e la avvicinai al mio volto.

"Suora Theresa," sussurrai melodiosa in avvertimento. "Sono tutto fuorché santa e questo dovreste riconoscerlo. Il mio cognome dovrebbe essere una garanzia." Le lasciai andare il crocifisso e le diedi le spalle, per sedermi sulla scrivania di mogano. "Allora, padre? Perché vi siete scomodato a venire fino qui?"

"Porta rispetto, Maria."

"Chiudi la bocca, Fabiano."

Il ragazzo fece un passo indietro a seguito del comando di nostro padre, che mi si avvicinò visibilmente interdetto.

"Non avvicinatevi." Lo inchiodai con lo sguardo. "Non fate un altro passo." Ma Nino Salvatore non badò alla mia minaccia, si allungò per toccarmi e in risposta sguainai la pistola che avevo nascosto fino a quel momento, puntandola dritta contro la sua fronte rugosa. "Non fate un altro passo." Lo minacciai ed una parte di me esultò, quando i presenti si cristallizzarono al proprio posto; addirittura Dimitri e la sua scorta parevano impressionati dalla mia ostentazione. "Non osate toccarmi con quelle sudicie mani con cui avete organizzato l'omicidio di mia madre."

Con la coda dell'occhio scorsi le suore farsi il segno della croce in agitazione. Avrei voluto scoppiare in una risata isterica, perché se i presenti avessero deciso di fare una strage, non ci sarebbe stato santo che le avrebbe potute proteggere, ma non fiatai. Quegli uomini erano l'incarnazione del peccato, respiravano il peccato e producevano azioni nefande solo con i propri bisogni fisiologici, figuriamoci con le azioni criminali.

"Maria."

Il richiamo rigido di mio padre mi fece sollevare gli angoli delle labbra in un sorrisino crudele.

"Padre." Inclinai la testa, ma non abbassai l'arma. "Come si sta dall'altra parte della canna?"

I miei fratelli fecero un passo verso di noi, ma Nino Salvatore li fermò di nuovo con un gesto della mano e risi di fronte alla loro totale sottomissione.

"Tu non capisci, era necessario." Gli occhi marroni di Nino si scaldarono un poco, assumendo una sfumatura più tenera. Sporco manipolatore bastardo. "Ci aveva tradito, Maria."

A quelle parole la mia risoluzione vacillò per un infinitesimo istante.

Non ti piegare, Maria.
Non ti piegare, mai.

"Allora, forse, avreste dovuto ucciderla con le vostre mani, piuttosto che lasciare l'onere ad un sicario." Detto ciò, gli schiaffai la pistola contro al petto e uscii dalla stanza con tutta calma. "Ma forse non ne avevate il coraggio."

Non ti piegare.

Seduta nella mia camera del convento chiusi gli occhi e non mi accorsi dell'arrivo di Dimitri. Fui troppo persa nei miei pensieri, per notare la figura imponente del russo adagiata contro lo stipite.

"Maria."

L'accento strascicato rese la voce di Dimitri più profonda e pericolosa.

"Sì?"

Sollevai le palpebre e mi concessi un minuto del mio tempo per osservare quello che sarebbe diventato mio marito; di certo, non vi poteva essere nessun dubbio sulla sua appartenenza alla Drakta, in quanto la sua prestanza fisica era temibile: alto, quasi un metro e novanta, muscoloso, come chi non ha saltato un allenamento da quasi quattro anni, era contornato da una cupa aurea di mistero e pericolo. L'unico tratto che lo rendeva fanciullo, da un certo punto di vista, erano i capelli castano dorati sparsi sulla fronte e le guance sbarbate; francamente, aveva un look più fresco della metà dei futuri boss che popolavano l'America.

Anche il suo impeccabile abbigliamento tre pezzi blu era sinonimo di carisma e grandiosità.

"Ti ho portato questo." Non vi era traccia di dolcezza e nemmeno di compassione: il volto inespressivo era calcolatorio e pragmatico, quando mi consegnò la scatoletta con l'anello di fidanzamento. "Da oggi in poi lo dovrai indossare sempre e due miei uomini ti scorteranno." Fece un cenno alla porta, dietro la quale probabilmente si trovavano i due bodyguard. "Si chiamano Sergej e Viktor."

Annuii aprendo la scatoletta e indossando l'anello, a dir poco esagerato per un matrimonio di convenienza.

"Grazie." Per poter avere qualche diritto su quell'uomo, avrei dovuto giocare d'astuzia e in quel momento una ribellione non mi avrebbe aiutata. "Per l'anello intendo."

In due falcate silenziose Dimitri fu davanti al mio letto e con un sorrisetto sinistro si piegò sulle piante dei piedi, per fissarmi direttamente negli occhi color cioccolato.

"Ricordati una cosa, Maria Maddalena: io non sono tuo padre."

La minaccia dietro quelle parole mi fece rabbrividire, ma sollevai il mento in segno di sfida.

"E mai ho creduto che lo fossi." Chiusi la scatoletta e gliela consegnai, dopo aver indossato l'anello. "So in quale società sono nata e conosco i miei doveri, Dimitri." Acquistai la posizione eretta e così fece anche l'uomo, accentuando la nostra disparità fisica. "Non ho bisogno che me lo ricordi, come non ho bisogno di minacce per conoscere come la Drakta governa su New York, così come i Tagliagole." Sollevai ancor un po' la testa per incontrare quei due occhi gelidi e poi sorridere, con un sorriso crudele, di chi non si fa mettere i piedi in testa. "A quando il matrimonio, Dimitri?"

Se l'uomo fu sorpreso, non lo diede a vedere.

"Due mesi."

"Cos'è successo per fare in modo che la mafia russa si abbassasse ad allearsi con quella italiana?"

Potei presupporre che l'affronto non gli piacque per nulla da come la mandibola si tese.

"Informazioni riservate."

Sorrisi di nuovo.

"Oh, immagino di sì." Con un movimento della mano lo salutai. "Allora, finché morte non ci separi, Dimitri."

Promessa |THE NY RUSSIAN MAFIA #1Where stories live. Discover now