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Prima di cominciare questo affascinante viaggio nel mondo criminale, ci tengo a sottolineare che per chi fosse, come me, amante del fantasy ho un'opera in corso su questo profilo "The Fallen", ricca anch'essa di bad boy, romanticismo e amore! Mi farebbe piacere avere una vostra opinione!

P.S. trovate il link al mio profilo Pinterest sul profilo, per avere una bella dose di Ivanov!

Baci!

NON OSATE PLAGIARE O NE RISPONDERETE.

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BENVENUTI NELLA SAGA IVANOV, OTTO LUNGHI LIBRI VI ASPETTANO, PSERO VI GODIATE IL VIAGGIO!
Sul mio profilo troverete l'elenco lettura in ordine

Maria Maddalena Salvatore, Collegio Inglese, Oxfordshire.

La prima volta che fui disgustata dalla società in cui nacqui, fu quando mio padre ordinò ad uno dei suoi sicari di uccidere mia madre; la seconda, quando scoprii che mio fratello divenne un uomo d'onore a soli tredici anni ed in seguito fu una serie di alti e bassi, che mi condussero all'interrogativo che da giorni mi frullava nella mente senza concedermi via di scampo: potevo donare la mia fiducia a Dimitri Alexander Ivanov, mio marito?

Essere figlia del boss mafioso di New York, Antonio detto "Nino" Salvatore, non mi aveva semplificato l'esistenza, ma tutt'altro; in più, causa del mio temperamento poco signorile ed incline alla ribellione, ero stata rinchiusa in un convento cattolico in Inghilterra alla tenera età di dodici anni.

"Signorina Salvatore?"

Roteai gli occhi al soffitto e nascosi per bene la piccola pistola nella giarrettiera. Nessuna suora si era accorta della capatina in città della settimana scorsa e, ovviamente, se ciò fosse avvenuto, mio padre ed i suoi scagnozzi avrebbero già provveduto a confiscarmi l'arma.

"Sì, sorella Agnes?"

Sapevo che quel momento sarebbe arrivato; tale giungeva per qualsiasi donna appartenete alla realtà mafiosa e io non sarei stata immune alle ferree regole di quel mondo. Avevo compiuto vent'anni e per l'istituzione in cui vivevo era giunto il momento di prender marito. Non ero un'ingenua: i nostri matrimoni non aveva nulla in comune con quelli del mondo al di fuori, ma la speranza era sempre stato il mio punto debole. Speranza, che anche questa volta, mi aveva illuso nei più succulenti dei modi.

"È arrivato vostro padre."

Non fui sorpresa della rigidità del tono della sorella; dopo tutto, quale convento avrebbe voluto ospitare sotto al proprio tetto dei sicari mafiosi e due boss? Nessuno. Senza opporre resistenza seguii docile la suora lungo i corridoi vecchi e legnosi, fino a quando non mi ritrovai di fronte alla porta della direttrice del convento: sorella Theresa, una donna pingue, ma con infinita pazienza e spirito.

"Buona sera, sorella Theresa." Varcai la soglia con espressione baldanzosa, perché da quando mia madre era morta, avevo giurato a me stessa che non mi sarei mai piegata, che non mi sarei mai spezzata di fronte agli uomini della mafia, qualsiasi fossero state le atrocità con le quali avrei dovuto convivere e avrei mantenuto quella promessa fino al mio ultimo respiro. "Già le mancava la mia presenza?"

Mi avvicinai alla scrivania con un sorrisino, non degnando di uno sguardo i presenti.

"No."

Suora Theresa storse il naso ed io scoppiai a ridere di gusto. Non si poteva certo dire fossi stata una santa all'interno di quel convento, ma suora Theresa aveva fatto quanto in suo potere, pur di permettere che vi rimanessi all'interno. Il che significava, aver chiuso più di un occhio di fronte alle mie ribellioni.

Promessa |THE NY RUSSIAN MAFIA #1Where stories live. Discover now