Capitolo 11

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Rientrarono in ufficio con aria grave, ora erano in due ad avere un'espressione poco rassicurante, ma sia Tim che Ellie comprendevano pienamente il loro stato d'animo perché non c'era giorno in cui anche loro non desiderassero vendicare Tony.
"Allora cos'avete scoperto?" chiese Gibbs. Fornell si fermò ad un paio di passi di distanza da lui e lo sguardo si soffermò sulla scrivania di DiNozzo, facendogli venire un groppo in gola, ricordava ancora la delicatezza che aveva usato nei suoi confronti quando era morta Diane e la professionalità con cui aveva risolto dei casi al suo fianco. Nonostante fosse sempre pronto allo scherzo e alla battuta, non si tirava mai indietro di fronte a un pericolo e, ora più che mai, l'aveva dimostrato.
"Gibbs, Gibbs, Gibbs!!" si annunciò Abby correndogli incontro abbracciandolo.
"Abby?" mormorò stringendola forte a sé.
"Quando me l'hanno detto non potevo crederci, sei tornato Gibbs, sei tornato!" sorrise tra le lacrime l'analista forense.
"Si, ma non penso che mi fermerò allungo" si lasciò sfuggire. Quell'esperienza l'aveva profondamente cambiato, era stanco di lottare e di veder morire la gente che amava, era arrivato il momento di darci un taglio.
"Un marine sarà sempre un marine".
Gibbs alzò lo sguardo e vide Tony appoggiato al tavolo della sua scrivania che gli sorrideva dolcemente con le mani incrociate sul petto: "Non puoi cambiare quello che sei, Gibbs... Qualsiasi cosa accada, tu sarai sempre un agente e un marine, ricordalo" concluse svanendo così com'era apparso.  All'uomo si riempirono gli occhi di lacrime al punto da non riuscire più a mettere ben a fuoco e quando Abby provò a sciogliere l'abbraccio, lui la strinse di più a sé, nascondendo il volto nella spallina del suo vestito. Lei rimase sorpresa dal gesto, ma non disse nulla, si lasciò abbracciare finché si accorse che la spalla diventava sempre più umida e allora capì.
"Se c'è qualcosa che posso fare per te..." gli sussurrò.
"Lo stai già facendo" le rispose scostandosi. Lei gli sorrise asciugandogli gli occhi con entrambe le mani, poi lo baciò sulla guancia. Aveva il viso sorridente, mentre gli occhi scintillavano di lacrime, ma non poteva non essere forte in quel momento, lo doveva a Gibbs, a sé stessa e anche al suo caro amico Tony.
"Capo?" lo richiamò all'ordine McGee con una punta d'imbarazzo.
"Si, Tim dimmi tutto" si ricompose.
"Abbiamo trovato alcune informazioni" annunciò prendendo il telecomando e spostando le news sul televisore al plasma sul quale apparve il volto di Malice, l'ombra della morte. Gibbs s'irrigidì mentre Tobias mugugnò alle sue spalle: "E' lui il bastardo?". Jethro annuì con la mascella in tensione.
"Malice, conosciuto nell'ultima guerra come l'ombra della morte, era un cecchino che donava una morte veloce a chi restava ferito sul campo di battaglia. Finita la guerra del golfo ha fatto perdere le sue tracce per anni. Nel 2010 ha fondato un gruppo di mercenari indipendenti di cui lui è unico leader" concluse.
"Praticamente ne sappiamo quanto prima" commentò Fornell perplesso.
McGee aprì e chiuse la bocca senza proferir parola, anche perché era pienamente d'accordo con lui, ma non era possibile trovare informazioni più approfondite in così poco tempo.
"Per quello che sei qui Tobias, devi smuovere le fondamenta degli archivi dell'fbi e trovare qualcosa, qualsiasi cosa su quell'uomo" ribatté Gibbs.
"Mi stai chiedendo molto, Jethro" sospirò l'amico, "ma vedrò che posso fare. Mi metto al lavoro" avvisò prendendo il cellulare tra le mani.
"Mi dispiace capo, continuerò a cercare" mormorò Tim mortificato. Gibbs gli diede una pacca sulla spalla: "Hai fatto un ottimo lavoro McGee, non preoccuparti. Sarai esausto dopo che ti abbiamo lasciato solo alla guida del team e con Vance sulle spalle. Non preoccuparti, hai fatto del tuo meglio e sono orgoglioso di te" gli sorrise prendendo posto dietro la sua scrivania.
Tim e Ellie si scambiarono uno sguardo allarmato, quel modo di parlare non era da Gibbs, se con loro ci fosse stato Tony sarebbe entrato in ansia per quel bizzarro atteggiamento facendo il pazzo pur di farlo reagire, ma lui non era in grado di sostituire DiNozzo in questo genere di cose e neanche in tante altre.

***

Passarono altri tre mesi prima che l'agente Fornell riuscì a ottenere una pista interessante, raggiunse gli uffici dell'ncis con un sorriso così raggiante che non gli si vedeva da tempo, salutò frettolosamente Tim e Ellie facendosi dire dove si trovasse Gibbs, dopo di che lo raggiunse nell'ufficio del direttore Vance.
Bussò attendendo l'invito per entrare che non tardò a arrivare.
"Agente Fornell? A cosa dobbiamo questa visita?" chiese Leon alzandosi dalla sedia per stringere la mano all'uomo.
"Direttore Vance, avrei bisogno di rubarle un attimo l'agente Gibbs, è possibile?" chiese.
"Certo, ma potreste parlare liberamente qui" ribatté l'uomo con la carica più importante tra loro.
Entrambi si guardarono, poi Tobias sorrise imbarazzato: "Meglio di no direttore, sa sono cosa personali che...".
"Insisto" sorrise Vance che aveva già mangiato la foglia.
Fornell sospirò guardando Gibbs che si strinse nelle spalle.
"Ho una pista su Malice" confessò seccato.
"Ci dica" lo incitò con irritante calma.
"Il suo vero nome è Massahari Limhan, nato in Israele a Beersheba a sud di Gaza. Voci sicure dell'intelligence lo colloca a Washington in questi giorni per una missione che potrebbe avere a che fare con l'incontro coi governanti di Siria e Pakistan previsto alla Casa Bianca questo fine settimana. Si pensa sia stato assunto per uccidere l'ambasciatore siriano e sappiamo tutti cosa succederebbe se morisse proprio qui, su suolo americano, vero?" chiese guardando in faccia i due interlocutori.
"Un disastro di vaste proporzioni che metterebbe in pericolo i nostri già precari rapporti col Medio Oriente" sospirò Vance, "quindi l'FBI vuole la collaborazione dell'ncis?".
"Non in via ufficiale, ma si, ci è stato chiesto di unire le forze".
"Solo un pazzo punterebbe alla Casa Bianca" scrollò il capo Gibbs.
"Prima dell'incontro ufficiale i due ambasciatori si incontreranno in sala congresso ed è lì che si teme possano colpire" precisò Tobias.
"Grazie dell'informazione, avviso subito il segretario della difesa e pianifichiamo una mossa protettiva incentrata a salvaguardare la vita dei due ministri" disse Vance, prendendo il telefono in mano, "che fate ancora qui? Andate!" li invitò a uscire dall'ufficio.
Scesero di corsa le scale: "Quanto c'è di vero in questa storia?" chiese a Fornell.
"Abbastanza di giustificare un dispiego e una collaborazione tra le due fazioni" ribatté l'altro.
"Pensavo..." lo bloccò per un braccio Jethro.
"Cosa? Che fosse una balla o uno scherzo? Ma per chi mi hai preso? Ovvio che il pericolo è reale!
L'intelligence ha parlato di almeno venti infiltrati illegali, non dobbiamo abbassare la guardia".
"Potrebbe essere un diversivo" ipotizzò l'agente dell'ncis.
"Spiegati".
"Da quando dei terroristi entrando così palesemente in massa in un paese ostile? No, qui c'è dell'altro!". Fornell lo fissò senza rispondere, l'osservazione dell'amico non era poi così sbagliata, ma se non erano i due ambasciatori, allora qual era il vero scopo del commando comandato da Malice? Raggiunsero le postazioni di Bishop e McGee che li stavano attendendo con dei documenti in mano.
"Capo sappiamo dove si trova Malice!" annunciò Tim.
"A Washington agente McGee?" sorrise Fornell divertito.
Ellie lo guardò con gli occhi sgranati.
"Lo sappiamo già Tim, ci ha appena informati Tobias del suo arrivo...".
"Si, ma non è tutto!" riprese l'esperto in pc del gruppo, "un agente in servizio ha appena detto di aver visto entrare in un palazzo a pochi isolati da Lafayette Square un uomo che corrisponde alla descrizione di Malice".
"Perché non l'hai detto subito? Andiamo!".
"Ci ho provato, ma...".
"Muoviti McGee!".

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