Capitolo 18

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**ATTENZIONE** 
DA QUESTO MOMENTO SONO PRESENTI SCENE DI SESSO ESPLICITO, SE SENSIBILI ALL'ARGOMENTO, EVITATE DI CONTINUARE LA LETTURA, GRAZIE.

***

Il mercenario ferito era stato medicato e portato in sala interrogatori dove aspettava impaziente che qualcuno andasse a parlare con lui e tenuto sotto sorveglianza da Vance che si trovava nella stanza oltre lo specchio.
"Spiegami Tobias! Come facevi a sapere che era DiNozzo e perché non mi hai detto nulla?" urlò Gibbs con rabbia. L'altro sospirò, sapeva che prima o poi avrebbero dovuto chiarire quella situazione, ma non voleva comunque ferire un amico, così cercò la fuga infilandosi nella stanza d'osservazione.
"Non dovreste entrare nell'altra stanza?" si sorprese Vance vedendoli.
Fornell lo guardò sospirando, seguito da un Gibbs visibilmente fuori controllo: "Non darmi le spalle Tobias!" ringhiò.
"Ok! Vuoi la verità? Vuoi sapere come ci sono arrivato?" sbraitò l'agente dell'FBI, "perché io ho usato la testa Jethro! Non mi sono pianto addosso come hai fatto tu e ho cercato le mie risposte! Non voglio fartene una colpa sia chiaro, ma resta il fatto che hai accettato passivamente la cosa senza porti le giuste domande! Hai controllato il fascicolo della morte di Tony? Hai visto la perizia della Sciuto? Ti sei chiesto se quel posto dove vi hanno segregato era di qualcuno? No! Hai semplicemente smesso di lottare lasciando che Malice facesse i suoi comodi e ora vieni a puntare il dito contro di me? Mi dispiace Jethro, ma non funziona così!", ansimò fuori controllo.
"La perizia della Sciuto ha dimostrato che il distintivo di Tony ha deviato il proiettile che sarebbe dovuto essere mortale..." intervenne Vance.
"Perché non me l'ha detto?" mormorò sconcertato.
"Perché quando l'ha scoperto tu ti stavi già autodistruggendo con l'alcool e non eri obiettivo! Lei aveva il terrore che saresti impazzito al pensiero che avevi lasciato morire DiNozzo nell'incendio e quindi ha preferito non dirti nulla!" ribatté Tobias sempre più alterato.

Gibbs rimase in silenzio cercando di mettere a posto le idee, ma più ci pensava e più si rendeva conto che l'incubo in cui era stato relegato Tony era solo colpa sua e di nessun altro.
"So cosa stai pensando" riprese Fornell cercando di apparire più calmo, "pensi che la colpa di tutto sia tua, tu hai portato Tony da Malice e tu non ti sei accorto dell'inganno, ma non è così! Credimi, poteva cascarci chiunque, ma ora abbiamo una persona che può dirci dove trovare DiNozzo e, non so tu, ma io voglio riportarmelo a casa entro domani mattina!" fece una pausa posandogli una mano sulla spalla, "tu sei con me?".
"Si! È ora di tirare fuori la testa dalla sabbia!" mormorò Gibbs uscendo dalla stanza seguito dal suo amico dell'FBI.


****

Tony cercò di dimenarsi con tutte le sue forze, ma il suo fisico indebolito, abbinato al peso di Malice che era esteticamente il doppio di lui non gli permettevano di muoversi granché. Sentiva le mani dell'uomo ispezionargli la pelle sotto i boxer e un moto di disgusto gli salì fin alla gola. Non poteva permettergli di far quel che voleva, anche se si trattava della persona che gli aveva salvato la vita, lui non doveva cedere!
"Smettila!" ansimò a denti stretti.
"Perché? Non ti piace?" chiese leccandosi le dita della mano pronto per compenetrarlo, "vedrai, farà male solo all'inizio, ma poi ti piacerà e mi implorerai di non fermarmi" rise.

"No!".
"Smettila di agitarti!" ordinò dandogli più pugni sui reni.
Tony urlò ansimante, mentre con le mani cercava qualcosa da usare come arma. Provò a strisciare sulla pancia nonostante il peso dell'uomo, finché non riuscì a raggiungere gli anfibi con la punta di ferro che si era tolto Malice e, con una rotazione del corpo, lo colpì alla testa tramortendolo.
Il tempo di sistemarsi i boxer e provò a rialzarsi, ma le gambe non lo reggevano ancora e cadde sfinito. Sentì il suo padrone mugugnare alle spalle, doveva fare in fretta!

A carponi cercò di raggiungere la porta, stava per aprila, quando fu colpito al volto da un calcio che lo fece sbattere contro un mobile.
"Dove cazzo credi di andare?" urlò Malice furioso. Indossò gli anfibi evitando di allacciarli solo per usarli come arma contro Tony che non ebbe neanche il tempo di riprendersi che fu raggiunto da un altro calcio al volto che gli procurò una cospicua perdita di sangue dal naso.
"Mi hai fatto passare la voglia, lo sa?" sbraitò calciandolo nell'addome, "tu sei mio, maledetto bastardo! Mi appartieni e farai come ti dico, chiaro?" tuonò afferrandolo per i capelli e tirandolo su.
"Uccidimi pure..." mormorò in un rantolo di dolore, "uccidimi".

L'altro digrignò i denti lanciandolo contro la parete. DiNozzo urlò di dolore cadendo sul fianco, ma Malice non era ancora soddisfatto e continuò a colpirlo anche da terra: calci, pugni, qualsiasi cosa il suo umore gli suggeriva in quel momento, finché sfinito e con le mani grondanti del sangue del suo uomo, si lasciò cadere seduto sul letto.
Tony era rannicchiato in un angolo in preda alle convulsioni, aveva il corpo livido e il sangue che gli usciva dal naso e da uno zigomo, il dolore che provava era lancinante anche per un uomo grande e grosso come lui, ma Malice non sembrava ancora soddisfatto e in attesa che entrambi prendessero fiato si accese una sigaretta.

Remember MeWhere stories live. Discover now