Capitolo 30. Tempo.

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*Saint*
Da lì a qualche giorno sarebbe stato il 25 dicembre ma non mi andava di festeggiare qualcosa in cui non credevo.
Zee ci credeva, forse, non lo sapevo.
Rimasi accanto alla porta di quello che era stato il luogo che aveva accolto il nostro amore per la prima volta e mi resi conto che non sapevo niente di lui.
Non conoscevo il suo colore preferito, il suo piatto preferito, la sua canzone preferita.
Non conoscevo la persona che amavo perché ero stato troppo impegnato a pensare a me stesso, ero troppo preso dal mio egocentrismo quando avevo sotto gli occhi la felicità.
Non riuscivo più a reggere il peso dei miei pensieri, mi mancava, volevo che tornasse da me, che ricominciassimo, non sarei più scappato, non avrei avuto più paura, avrei affrontato tutti i miei demoni se mi avesse tenuto per mano.
Chiesi aiuto a quel Dio in cui non credevo, sapevo che non mi avrebbe ascoltato, Zee non meritava quell'incertezza e quella sofferenza che gli avrei sicuramente procurato ma domandai lo stesso, implorai, pregai, supplicai di poterlo avere accanto.

*Bas*
Quella che aveva ricevuto sembrava una telefonata importante dalla sua reazione, era Saint? Non ascoltai, non volevo e quando Zee chiuse la porta del mio minuscolo appartamento ero convinto che non l'avrei più rivisto.
In quel momento non riuscii ad essere forte come volevo, la parte più debole di me prese il sopravvento, avevo paura, sentivo di star combattendo contro un fantasma del suo passato, quante possibilità avevo di vincere?
Il 20% datomi da quel bacio era sfumato quando chiuse dentro di lui quell'infisso.
Iniziai a raccogliere tutto quello che era caduto quando qualcuno bussò, non poteva essere lui erano passati più di 15 minuti da quando era andato via.
La sorpresa sul mio volto fu evidente quando mi ritrovai quella montagna dai capelli neri davanti.
Il mio cuore sussultò più alle sue parole che al gesto di baciarmi la guancia.
"A domani" "a domani" "a domani"
Quanto poteva essere dolce il suono di quella promessa?

*Zee*
A volte bisogna perdere ciò che si ama per riuscire ad apprezzare ancora di più quello che ci rimane.
La felicità inizia dopo aver accettato il passato, cosa siamo stati e per chi.
Accettare che quella persona ci abbia cambiati, che porteremo per sempre un bagaglio invisibile agli occhi di chi non l'ha mai provato.
L'errore più grande era stato permettergli di avermi, di avergli donato tutto me stesso.
L'errore era stato promettere che avrei suonato per entrambi, ad oggi voglio suonare per me, suonare la melodia che mi rende felice anche senza di lui.
Con il passare di tutti quei mesi avevo imparato a convivere con la voragine nel mio petto e lasciai che qualcuno dal colore vivace dei capelli iniziasse a riempirla, con i suoi gesti, le sue attenzioni non richieste, con i suoi sorrisi smisurati.
Volevo solo godermi quel piccolo spiraglio di luce che mi era stato concesso in un tunnel oscurato dal dolore.
Stavo bene, finalmente.
Tentai anche di smettere di fumare, soprattutto nell'ultimo periodo della mia permanenza in quel paesino.
Continuavo a farlo nei momenti di sconforto che sopraggiungevano all'improvviso, così come potevano non presentarsi per settimane intere.
Non fumavo più, così volevo credere.
Saint finalmente iniziò a scivolare via dalla mia mente fino a diventare un ricordo grigio del passato.
Poteva capitare però che diventasse vivido e che la mia mente lo ripescasse, quando succedeva faceva male. Accadeva soprattutto all'inizio, quando Bas ancora non faceva parte della mia vita.
Provavo un dolore allucinante, come se il cuore mi venisse strappato dalla sua sede naturale, come se venissi costantemente preso a pugni nel costato, non riuscivo neanche a respirare, mi sentivo soffocare dal dolore.
Non volevo sentirmi dire che ero "malato", che quelli "erano attacchi di panico", che era "solo la fine di una storia". Non volevo sentirmi dire che da solo mi procuravo quel dolore "inutile" e che era "una reazione esagerata". L'ultima volta che si presentò un attacco fu con Bas ma da quando mi accarezzò la testa, da quando avevo capito che mi era vicino non successe più.
Nonostante tutto, nonostante avessi preso consapevolezza della vitalità di questa persona nella mia esistenza, sentivo che mi serviva tempo, ed è questo quello che avrei detto a Bas l'indomani.
Il suo bacio era stata una richiesta, avevo sentito il suo sentimento, quanto ci tenesse a me, e io avevo risposto altrettanto, anche io ci tenevo, anche per me era speciale.
Però la vita continuava ad essere un forse, continuava ad essere una sfumatura che mi faceva rimanere in bilico.
Saint non mi aveva mai dato sicurezze, quando ero con lui mi sentivo costantemente sull'orlo di un burrone, pronto a precipitare se lui mi avesse spinto.
Dovevo costantemente fare i primi passi, come se a volerlo fossi sempre e solo stato io, con Bas era tutto diverso.
Lui voleva sapere di me, voleva scoprire ogni cavillo della mia persona, mi veniva incontro, camminavamo insieme, era questa la differenza, così ci si sentiva a volerlo in due, ad essere ricambiati?

Non esiste il grigio.Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang