Capitolo 11. Casa nostra.

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*Saint*
Tra tutte le cose che avrebbe potuto chiedermi, su Perth, sulla "nostra storia", lui chiese di me.
Distolse lo sguardo per concentrarsi sul picchiettare con il dito una nota acuta.
Potevo percepire la sua paura per la risposta che aspettava.

Il rumore dei miei battiti riempiva la stanza, un suono che solo io potevo sentire, ma l'unica cosa assordante che percepiva lui era il mio silenzio.

Zee: forse è meglio che vada, sarai sicuramente stanco.

Fece per alzarsi e d'istinto lo tirai verso di me, presi la sua mano e la misi lì, dove qualcosa che funzionava in modo sconosciuto comandava i sentimenti delle persone.
Cominciò ad accelerare velocemente e lui poteva sentirlo, volevo che sentisse come, anche solo sfiorandomi, il mio corpo sussultasse.

Saint: non volevi sentire la mia risposta? Eccola.

*Zee*
Avevo capito già da tempo che Saint aveva un modo suo, di vivere ed esternare le emozioni.
Ma questa, cazzo, non l'avevo proprio capita.
Cosa mi aspettavo? Che urlasse di amarmi a squarciagola? O che urlasse il nome di Perth? Ah, l'avevo già sentita questa, e una volta mi era bastata quasi per morire dal dolore.
Quello era il suo cuore che batteva per lui? Il suo cuore che batteva al mio tocco?
Cosa?
Ne uscii più confuso di prima ma dovevo farmi bastare quella confusione perché sarebbe potuta essere tristezza e non l'avrei retta, non dopo gli ultimi avvenimenti.

Zee: si ho sentito, va bene, sei ancora vivo, delizierai ancora il mondo con la tua antipatica personalità...

La cosa migliore mi sembrò cambiare argomento, non volevo che ci pensasse troppo, ne volevo pensarci io, mi bastava quello che avevamo ora.
Gli diedi un colpo per farmi di nuovo posto accanto a lui, su quel sedile minuscolo, e iniziai a suonare

Saint: quando volevi dirmi di saper suonare?!?

Zee: so suonare solo cose allegre diversamente dalle tue...

Sentivo di potermi esporre, come aveva fatto lui.
Il nostro rapporto era un continuo dare e ricevere, insieme, nello stesso momento.

Zee: da oggi suoniamo insieme solo cose belle, mh?
Se non sai farlo o non vuoi, lo farò io per entrambi.

Posso giurare di averlo visto sorridere, i sorrisi preziosi, di sfuggita, che solo Saint poteva donarmi.

*Saint*
Il suo modo di affrontare le situazioni, forse era stato quello.. non so cosa mi spingeva verso di lui, ma anche questa volta mi stupì come solo lui sapeva fare.
"Lo farò io per entrambi"..
Per me, quella frase, era meglio di qualsiasi altra dimostrazione d'affetto.
Significava che da parte sua c'era l'intenzione di rimanere al mio fianco, che voleva che fossimo felici.
Cosa avevo fatto di straordinario in una vita passata per poterlo avere al mio fianco ora?

*Zee*

Zee: sono le 20 passate, è meglio che mi avvii, ci vediamo domani allo.......

Saint: perché devi andare?
Casa mia, casa tua, non è la stessa cosa? Ovunque è casa nostra.

Sono sicuro di non aver mai visto Saint arrossire in quel modo.
Per un flebile momento la risposta di prima mi parve più chiara.

Zee: non ho neanche un cambio...

Saint: beh, dovresti portalo la prossima volta.

(Zeepensieri: ma ha la febbre?)

Non ero pronto a quelle risposte, un colpo al cuore, uno dopo l'altro
"Saint dammi tregua" pensai.

Fui costretto a mettere una maglia troppo piccola dopo aver fatto la doccia e sentire le prese in giro di Saint.. non che mi dispiacesse infondo.

Saint: ma quanto tessuto sprecano per le tue maglie da spilungone?
Perché non mi fai una sfilata fammi vedere un po'..

Rise di me, mentre si sedeva sulla poltrona e "aspettava il suo spettacolo" .

Zee: attento a come parli "nong".( così chiamo i più grandi i ragazzi più piccoli)
Posso anche dormire senza.

*Saint*
Si sfilò la maglietta molto lentamente.
I muscoli si contrassero sotto la pelle sottile.
Divorai ogni suo minimo movimento con gli occhi, non rendendomi conto di avere la bocca semi aperta.
Mentre finiva di togliere la maglietta dalla testa i suoi capelli si scompigliarono e con un movimento deciso e sensuale li spostò.
Mi ritrovai il suo sguardo addosso, con le braccia si reggeva alla poltrona, a pochi centimetri dalla mia faccia.

Zee: allora "nong" vado meglio così?

Mi passò il grande pollice sulle labbra, io deglutì la saliva che in realtà fremeva per essere scambiata con la sua.

Zee: nong hai un po' di bava, proprio li..

Mi buttò la maglietta sulla faccia e si allontanò facendomi un ghigno, e restituendomi le esatte parole che avevo pronunciato io tempo prima.

(Zeepensieri: ti sto presentando il conto, come promesso, nong.)

Così trascorsero le giornate, tra le nostre risate, le prese in giro, tra casa mia e sua.

Saint: Zee ti vuoi muovere? O perderemo il volo!

Era arrivato il momento di tornare a lavoro ma sembrava come se stessimo per andare in vacanza, visto che era il momento di girare le scene esterne alla città. Eravamo diretti in una splendida località balneare, Zee sembrava felice di andarci.

Era davvero stanco, e si addormentò quasi subito dopo essersi seduto al suo posto sull'aereo, non era per nulla mattiniero.
Rimasi a guardarlo per ore, per fissare nella mia mente questi momenti, per scalfire nella mia mente tutti i dettagli del suo volto.
Gli feci così tante foto che pregai non prendesse mai in mano il mio cellulare o si sarebbe arrabbiato nel vederle.

Mi avvicinai cautamente, sperando che nessuno mi vedesse e lo baciai.
Un bacio di cui avrei avuto memoria solo io, nascosto, mio e di nessun altro.

Un bacio di cui avrei avuto memoria solo io, nascosto, mio e di nessun altro

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