Capitolo 15. La spiaggia.

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*Zee*
Era pomeriggio inoltrato quando ci incamminammo.
Ci mettemmo ore ad arrivare, ma tutta la fatica venne ripagata.
Lo spettacolo che mi aveva offerto Saint era strabiliante, sgranai gli occhi.
La spiaggia veniva bruciata dal sole che tramontava.
Sembrava spegnersi appena toccava la superficie dell'acqua, all'orizzonte.
Questa visione non poteva essere paragonata a quella del nostro resort, questa era magica, forse perché me l'aveva mostrata lui, forse perché c'era lui e basta.

Lo guardai.
Non avevo abbastanza parole per dire qualcosa.
Lo guardai solo.
La sabbia era bianca e i granelli scivolarono via dalle mie mani quando li presi.
Ci sedemmo insieme, in silenzio a guardare le onde del mare.
Ero in pace.
Non avrei dimenticato quel momento mai più.

*Saint*
Mentre lui era distratto dal conto del ristorante, mi allontanai senza farmi scoprire per ritirare i due bracciali.
Quando arrivammo nel posto che volevo far vedere a Zee lui mi sorrise a dismisura, Il suo sguardo in quel momento mi rese timido, come solo lui ne aveva il potere, non riuscivo a reggerlo.
Mi vergognai, perché aveva capito.

Misi le ginocchia contro il petto, le braccia intorno ad esse e vi appoggiai la testa, guardando nella sua direzione, mentre fumava.
Non mi andava che lo facesse, ero preoccupato per la sua salute, ma era davvero bello.
Stavo sognando?
L'increspare delle onde si fondava perfettamente con il il mio battito cardiaco e uscirono da me parole senza che potessi controllarle.

Saint: sei la mia felicità Zee.

Forse lo dissi perché infondo sapevo che la felicità, anche se durava un attimo, anche se era fugace e difficile da afferrare, una volta ottenuta sarebbe rimasta per sempre dentro, sarebbe diventata un ricordo indelebile.
Cosi come Zee, anche se era stato difficile all'inizio, anche se non avremmo avuto tempo, sarebbe rimasto per sempre, inesorabilmente, indelebilmente immobile nel mio cuore, lì, dentro di me.

*Zee*
Mi girai verso la provenienza di quelle parole.
Non risposi.
Non perché non avessi niente da dire, non perché non mi avessero colpito, anzi in un angolo remoto di me stesso aspettavo, ansioso l'arrivo di questo giorno, ma perché se avessi parlato non mi sarebbe uscita altro che "mi piaci".
Mi piaceva non come fratello, non come amico, non come un compagno di lavoro.

(Zeepensieri: Saint mi piaci, mi piace quando mi chiami zio e mi fai incazzare, mi piace quando tieni la mia mano come se fosse il tesoro più prezioso del mondo, in modo così innocente e puro, e anche quando mi urli contro. Mi sei piaciuto nella tua sofferenza, e mi piaci ora nella tua dolcezza.
Ti donerei i miei occhi, solo per farti vedere come e cosa sei per me.
Mi piaci, davvero, e davvero tanto.)

Cercai di prendere coraggio, erano solo due parole.
Due parole che avrebbero potuto cambiare il nostro rapporto e la mia vita per sempre.

*Saint*
Sembrò volermi dire qualcosa, qualcosa che non aveva il coraggio di far uscire.
Gli presi la mano e la portai sul mio viso.
Non doveva sforzarsi di dire qualcosa.
Con una delicatezza che solitamente non mi appartiene gli legai il braccialetto al polso.
Gli feci segno, facendogli vedere il mio.
Non parlai, non parlammo, non c'era bisogno più di dire niente, i gesti, di entrambi, avevano già detto tutto.

*Zee*
Vidi il suo nome inciso sul bracciale che mi aveva appena dato.
Non c'era bisogno in realtà di scriverlo da nessun'altra parte, il mio cuore ne era colmo, era colmo di lui.
Rischiavo di non contenermi, di non contenere più i miei sentimenti.
Ci avvicinammo entrambi, nello stesso momento, e le nostre labbra si sfiorarono, piene di sentimento, si incontrarono e si abbracciarono.
L'unico testimone di quel momento fu il cielo, sotto il quale giurai ti tenere per sempre la sua mano.

Zee: anche tu, anche tu sei la mia.

Risposi in ritardo, inarcò le sue belle labbra in un sorriso mentre a me scese una lacrima.

Vi lascio anche questo, spero vi arrivi tutto. Buona lettura, fatemi sapere che ne pensate.♡

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Non esiste il grigio.Where stories live. Discover now