60. Persecuzioni

Începe de la început
                                    

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La cena con i miei amici andò a gonfie vele, Jass sembrò non avere più rancori verso di me, fui felice del fatto che mi lasciò sdebitarmi con una torta cocco e cioccolato una delle sue preferite. Ero mancata al suo compleanno, scegliando al suo posto una patetica sertata di alta moda. Quella mattina, ero pronta per raggiungere l'ufficio Will era sempre fuori al cancello che mi attendeva, quando il campanello inaspettatamente bussò
-"Arrivo!!"- strillai, sistemandomi la camicetta di velo nera e i jeans in vita. Quando aprì la porta però, non vi era nessuno, guardai a destra e a sinistra di fronte al vialetto, Will era al telefono e per cui non aveva di certo visto chi avesse bussato. Urtai però con punta del piede una busta di carta.
-"E questo?"- parlai fra me e me, quando lo ebbi fra le mani mi resi conto che si trattava di una busta giallognola contente qualcosa. Quando la aprì, trovai delle fotografie che ritraevano me e Derek insieme molto tempo fa, me da sola che rientravo in casa e alcune volte anche me in ufficio. Notai al di sotto un'altro foglio, lo aprì e lo lessi:

"Non ti perdo di vista neanche un'attimo, la tua nuova vita non può durare così a lungo. Ti aspetto, sei mia e lo sarai sempre."

Lette queste ultime, mi coprì la bocca con la mano e lasciai cadere il tutto sullo zerbino sconvolta e col cuore in pre dal panico.
-"Ok.. devo calmarmi"- per fortuna Will era ancora impegnato, recuperai ciò che mi era caduto e mi afferttai per ritornare in casa. Derek era uscito presto quella mattina, quel venerdì si sarebbe tenuta la sua ennesima mostra d'arte, mi sedetti al tavolo della cucina e osservai di nuovo quelle foto. Erano intime, due ritraevano me e Derek al Downtown club e un'altra sull'uscio della porta, una raffigurava me in ufficio precisamente dalla finestra e l'altra me e Megan in giro per New York. Solo una persona sarebbe riuscita a pedinarmi in quel modo, alla ben che minima e minuscola possibiltà sul fatto che quel mittente potesse essere Robert percepì un conato di vomito in procinto a inacidirmi la gola, tentai di calmarmi ma mi fu impossibile minuti dopo ero rovesciata sul water. Avevo saltato la colazione quella mattina, mi recai in ufficio silenziosa più del solito, Will mi guardava di tanto in tanto dallo specchietto centrale chiedendosi probabilmente perchè quella mattina non gli avessi chiesto di fermarci a Central Park per una passeggiata e il mio solito caffè americano, bensì indossai degli occhiali da sole scuri per poter coprire l'espressione malaticcia e preoccupata che mi ritrovai.
-"Grazie tante Will, ci vediamo all'una"- uscì dall'audi nera laccata, sui miei tacchi a spillo raggiunsi l'entrata dell'atelier e presi l'ascensore.
-"Uh aspetta, Nina!!"- conoscevo quella voce, Kristie si intrufulò bloccando le porte blindate, ridacchiai e quando ella mi fu accanto mi schiarì la voce.
-"Come vanno le cose?"- chiese.
-"Molto meglio, e tu? E un po che non passi a casa, dovremmo cenare insieme qualche volta"- tentai di essere il più tranquilla possibile, pur sempre non staccando gli occhiali da sole dal viso.
-"Ottima idea, io te Derek e il mio nuovo ragazzo!"- esclamò entusiasta. Quel giorno aveva tirato i capelli in una coda alta e un po mossa, un tocco di gloss e risultò essere perfetta ormai in tutte le circostanze.
-"E Christopher che fine ha fatto?"- sbalordita spalancai la bocca.
-"Nah, non faceva al caso mio adesso ho fra le mani un noto e bravissimo chef"- parlò fiera della sua pesca, io ridacchiai divertita.
-"Be' se piace a te, quindi suppongo cucinerà lui alla nostra serata"-
-"Uhh.. ottima idea, sei un genio potreste venire a casa mia tu e Derek questo weeknd così lo conoscete"- battè le mani entusiasta, il sesto piano arrivò entrambe uscimmo dall'ascensore poi mi salutò con un bacio voltante recandosi nell'ufficio di suo padre e io presi postazione nel reparto design. La mia scrivania era stra colma di schede tecniche, tessuti e schizzi vari decisi di dare una ripulta e nonostante la bella giornata ripensai alla foto scattata e con le mani tremanti chiusi la tenda alla mia sinistra.
-"Che ti prende? Dici che la luce è alla base dei tuoi schizzi"- chiaccherò Finch, con fra le mani alcuni fascicoli e un book di tessuti di pelle.
-"Credo che oggi sia il caso di usare photoshop, posso provarci"-
-"Ma se l'hai sempre odiato"- Finch prese posto dietro di me, l'avevo nominato come mio braccio destro, eravamo una bella squadra peccato che Jassie a quei tempi fosse impegnata nel reparto amministrativo.
-"Mai dire mai Finch"- provai a sorridere, ma mi venne ancor più la pelle d'oca. Dovevo chiamare Megan e avvisarla, le inviai un messaggio dicendole che sarei passata nel pomeriggio. Derek doveva starne fuori da quella storia, impulsivo e rabbioso com'era avrebbe di sicuro fatto una scenata e non m'averbbe lasciata sola più neanche un'attimo. Per giunta, quella sera avevo invitato mia madre a cena e insieme avremmo raggiunto la mostra di Derek con quell'umore sperai di rimandare e mandare tutto a monte ma avrei destato sospetti così lasciai i programmi com'erano.
-"Steffens, allora come va con la collezione di borse?"- la voce profonda di John mi riscosse i pensieri.
-"Oh.. ehm, alla grande direi"-
-"Perfetto, dopo passa nel mio uffico ho una cosa importante da comunicarti"- mi strizzò un occhiolino e sperai di essere lontana dai guai, e che quindi si trattasse di qualche buona notizia, che, in quel vortice nella mia testa risultava essere un minuscolo spiraglio di luce fra le nuvole grigie.
-"D'accordo"- feci un cenno col capo. Passò mezz'ora, e imparai velocemente a usare photoshop, un bel progresso. Mi portai avanti col progetto calzature e schizzai qualcosa per conto mio che non fosse marchiato Cartier.
-"Carino, liecenziare qualcuno con un sms"- la stridula voce che arrivò ai miei timpani mi fece sbuffare mentalmente, sollevai lo sguardo e nel reparto design precisamente in piedi alla mia scrivania Karina Jackson mi osservava dall'alto verso il basso, impeccabile col suo abito nero e fino alle ginocchia la capigliatura corta e corvina e un rossetto vistoso, per non parlare della Chanel che portava sull'avambraccio.
-"Che cosa ci fai qui?"- cantilenai, con fra le dita una penna.
-"Sono venuta a capire perchè mi hai licenziata"- in maniera impertinete, batteva continuamente la pianta del piede sul parquet.
-"Non c'è niente da capire Karina, ho sbagliato, mi hai portato sulla cattiva strada"- continuai a usare il pc, ignorando la sua figura sicura di se. -"Cattiva strada? Tesoro, hai sfilato per i brand più importanti del mondo, sei apparsa sulle riviste internazionali.. e questa la chiami strada giusta? Cartier? Sul serio?"- sottolienò, con un ghigno superbo e divertito sul viso, facendosi largo con le braccia e indicando il luogo attorno a noi per enfatizzare la frase. Mi alzai scattosamente.
-"Si Jackson, per ora mi basta questo.. e ti sono grata per le sfilate e le riviste, ma mi hai portato all'esasperazione mangiavo come un pulcino. Cavolo, sono finita in ospedale per colpa tua"- m'agitai, come faceva a non capire l'effeto malsano che aveva sulle persone?
-"Sei finita in ospedale perchè non hai saputo mantenere il controllo, molte ne sono state in grado. Volevo solo aiutari a sfondare mia cara ma forse non è questo che vuoi"- mi arrivò ad un palmo dal naso, aveva il fumo che le usciva dapperttutto.
-"Si che lo voglio, ma non nel modo che intendi tu"- ringhiai.
-"Te ne pentirai"- sbottò a sua volta, con la stessa acidità. Quando trotterellò fuori dall'ufficio design abbanondai l'espressione cagnesca che avevo per tirare un sospiro seccato e fiondare sulla mia sedia girevole.
-"Gliene hai cantante delle belle!!"- Finch applaudì, anche il resto degli stilisti seguirono la stessa scia.
-"Andiamo.. non esagerare, ero stanca di quella donna. Ma l'hai vista? Non le importa di niente e di nessuno"- brontolai.
-"Tu non dovresti essere da John a quest'ora?"- Finch controllò l'orologio al suo polso.
-"Oh merda è vero"- recuperai il mio book, alcuni fogli, penna e rapidamente raggiunsi l'ufficio del mio capo. Vi entrai spedita, grazie ormai alla confidenza acquisita, e al fatto che fosse il compagnio di mia madre.
-"Scusami se le ho fatto aspettare ma.. Karina è venuta qui qualche minuto fa"- mi sedetti ai divanetti comodi.
-"Si ho saputo, le avevo detto che sicuramente non volevi vederla ma lei ha insisito. E' una donna con gran classe, di sicuro ha talento ma certe volte non sa distinguere le priorità da altre"- mi sorrise in maniera rassicurante, portava i soliti occhiali neri e spessi e un completo impeccabile.
-"Già, è vero"-
-"Ascolta Nina, ti ho fatta venire qui perchè.. ho una proposta da farti"-
-"Oh"- riuscì a dire, con la bocca leggermente spalancata e il petto pulsante nel petto.
-"Hai fatto molta strada qui, nella mia impresa anche se ci lavoro da meno di un anno ho comunque costatato il tuo talento e la tua perseveranza, sei una ragazza in gamba hai lavorato come modella per tanti stilisti famosi, e sei anche su alcune delle rivista di moda più importanti.. quello che sto cercando di dirti è che la tua strada è già spianta, la gente ti conosce, e credo sia ora con il mio aiuto che tu crei una collezione per conto tuo.. con il tuo nome intendo"- quasi temetti di perdere l'equilibrio nonostante fossi seduta.
-"John, dice sul serio?"- mi sporsi sulla sua scrivania con gli occhi sbarrati e la bocca secca. Avevo bisogno di un po d'acqua.
-"Ma certo Steffens, inizieremo a lavorarci dalla settimana prossima ti darò una mano"- prese fiato.
-"E poi, potremmo organizzare anche una sfilata e una serata cocktail in onore che ne pensi?"-
-"Mio Dio, tutto questo è troppo.. sarebbe meraviglioso"- avevo quasi le lacrime agli occhi, per l'emozione.
-"Allora è deciso, lancerai la tua prima collezione!!"-

IL CORAGGIO DI RESTARE (In corso)Unde poveștirile trăiesc. Descoperă acum