5. La speranza

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"Oggi è difficile, domani sarà peggio, ma dopodomani ci sarà il sole

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"Oggi è difficile, domani sarà peggio, ma dopodomani ci sarà il sole."
(Jack Ma)




La notte mi spaventava. Il buio, il silenzio, tutto il resto attorno si lasciava dominare da quel sonno profondo. Ma io ero davvero difficile da gestire, soprattutto quando dimenticavo i miei ansiolitici notturni nel bagagliaio dell'auto. Mi recai in cucina, e accesi un piccolo lume, il giusto per potermi preparare qualcosa di caldo. I mobili erano completamente nuovi, quasi pensai che nessuno l'aveva mai usati, al contempo non vi era neanche un filo di polvere. Il colore dominante era il bianco per gli accessori ed il nero e grigio per i mobili, sorrisi nervosamente infondo mai avevo pensato prima di quel momento, di ritrovarmi in una casa di lusso con una cucina nuova di zecca. Ma se era di lusso e da ricconi, chi era veramente Derek? Sua sorella aveva una gran bella casa, oltre che alla classe e le décolleté firmate Louboutin, un acconciatura perfetta e il tutto curato nei minimi dettagli. Per via dei riscaldamenti troppi alti dovetti togliere la parte superiore del pigiama e restar in canottiera bianca che evidenziava quei minuscoli capezzoli che mi ritrovavo. Ero dimagrita, avevo perso quasi dieci chili dopo quella sera, per ben tre settimane mi preoccupai di avere dentro il diavolo quando in realtà risultò soltanto una enorme mancata voglia di reagire alla vita. Sbuffai pesantemente ormai avevo rovistato quasi in tutti i mobili, aperto le ante e frugato addirittura nel frigo.
-"Frughi ancora fra le mie cose?"- la voce di lui mi infastidì era probabilmente l'ultima persona che avrei voluto varcasse quella soglia.
-"Possible che in questa casa non ci sia una bustina di camomilla?"- borbottai, egli mi si avvicinò e con estrema calma dalla credenza recuperò un pacchetto blu e giallo con delle margherite. Nel frattempo afferrai una tazza dall'asciuga piatti e misi a scaldare l'acqua sul fuoco. Ringhiai dentro me quando egli si sedette sullo sgabello alto attaccato all'isola della cucina e pregai che per una buona volta non avrebbe aperto quella sua boccaccia alle tre di notte per intraprendere una qualsiasi conversazione con me.
-"Non riesci a dormire?"- sibilò così a bassa voce che temetti fosse il mio subconscio.
-"Non sono affari tuoi, e comunque.. no"- risposi sarcastica e pensai che non appena avessi avuto un cellulare Megan sarebbe dovuta venire assolutamente a sapere di tutta quella situazione assurda che stavo vivendo.
-"Potresti essere un po' più gentile sai?"- così dicendo si avvicinò al frigo bevendo un sorso di latte direttamente dalla bottiglia.
-"Forse conservo questa mia gentilezza per qualcuno che se la merita davvero"- mi pavoneggiai, nel frattempo l'acqua era pronta e vi versai dentro la bustina bianca contente gli aromi. Scottava, ma preferì ustionarmi la lingua in quel momento piuttosto che rispondergli.
-"Tanto lo so che è solo una copertura"- sussurò al mio orecchio passando esattamente dietro la mia figura, il suo fiato mi fini sul collo, una scarica di adrenalina, la stessa, avevo un debole per i ragazzi cattivi.
-"Derek sono stanca, sono arrivata a New York neanche da 24 ore, ho speso metà dei soldi che avevo conservato per un appartamento già occupato, ho perso il mio cellulare e dopo domani devo impegnarmi sodo per poter vincere un concorso"- mi morsi mentalmente la lingua per aver parlato troppo, nel frattempo sorseggiavo dalla mia tazza bianca quel liquido che mi stava pian piano facendo rilassare. Ero adagiata al marmo della cucina mentre egli scegliendo la più saggia decisione era ritornato al sedile alto dell'isola, lontani ma forse troppo vicini.
-"Concorso?"-
-"Si, un concorso"- affermai, non volevo parlargliene infondo era ancora uno sconosciuto maleducato per me.
-"E di cosa si tratta?"- divertito incrociò le braccia al petto, iniziando a dondolarsi su quel sedile alto di ferro.
-"Di.. di un concorso per giovani talenti"-  piantai i miei occhi quel liquido giallognolo e caldo nella tazza.
-"Ma davvero? Da quando in qua fanno concorsi per maestre?"- mi canzonò.
-"Sono una stilista di moda veramente"- confessai, e pregai che non m'avesse preso in giro, in compenso però assunse una strana espressione quasi infastidita, rude.
-"E, dove farai questo concorso?"- insistette.
-"Alla Cartier Maison si, proprio lì.."- balbettai, egli si irrigidì sul posto, tanto da cambiare umore.
-"Pulisci dopo, non mi va di sistemare le tue cose"- sbraitò e scese dallo sgabello per recarsi in quella che probabilmente doveva essere la sua camera da letto. Rimasi sbigottita per il suo improvviso cambiamento d'umore, quasi mi risultò difficile crederci, ma onestamente non volevo prestarci molta attenzione avevo ben altro a cui pensare.

IL CORAGGIO DI RESTARE (In corso)Where stories live. Discover now