30. Il bacio

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"Nella vita d'ognuno c'è sempre un bacio che non si dimentica

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"Nella vita d'ognuno c'è sempre un bacio che non si dimentica."
(Audrey Hepburn e George Peppard)



Vestite di tutto punto, ci allenammo duramente per non traballare sui tacchi a spillo  durante la passeggiata in passerella davanti a milioni di persone ai paparazzi e alle celebrità in prima fila. Riuscì a cavarmela nonostante le prime volte in cui inciampai nel lungo vestito e l'addetta al portamento delle modelle mi aveva categorizzato come una "senza speranza" strofinandosi la fronte esasperata. Per fortuna dopo svariati tentativi riuscì a stare in piedi a camminare fino alla fine per poi ritornare indietro, se solo pensavo alle celebrità e ai paparazzi mi veniva la nausea e dei forti capogiri. Avrei dovuto sfilare davanti al mondo intero al Met la sera di capodanno per una grande casa di moda, quel sogno seppur contorto si stava realizzando. Tutto era pronto ormai nei minimi dettagli dentro le quinte la truccatrice ritoccavano per l'ultima volta la base delle modelle le hair stylist spruzzavano l'ultima goccia di vapore sulle acconciature e sui boccoli rifiniti. Ero ormai padrona di un'ansia perenne, avevo continuamente le mani sudate nonostante fosse pieno dicembre e fuori vi erano meno di quattro gradi, dovevo restare in piedi vagano a destra e a sinistra sperando che la tensione man mano potesse diminuire. Incontrai un viso familiare e ciò mi fece momentaneamente tranquillizzare.
-"Jess"- esclamai, ella mi venne incontro anche lei era bellissima nei panni di un grazioso abito rosa e un trucco impeccabile, lei non avrebbe dovuto sfilare e per un attimo la invidiai.
-"Nina sei bellissima, coraggio puoi farcela"- incitò ella sorridendomi e afferrandomi entrambe le mani.
-"No, no non posso"-
-"Si che puoi, adesso devo scappare fammi sapere se ti è piaciuta la mia collezione"- mi scioccò un occhiolino, lasciandomi sola a lottare contro la preoccupazione e la sensazione di rigurgito che percepivo all'altezza dello stomaco. La figura alta e maestosa di John che parlottava con un uomo altrettanto distinto mi fece sentire peggio.
-"Steffens, lui è Phil te lo ricordi?"- l'uomo che avevo incontrato al banchetto di inverno mi sorrise e mi porse la mano, l'afferrai timidamente.
-"Che piacere rivederti, in bocca al lupo"- annuì cecando disperatamente di sembrare serena.
-"Nina questa sera ci sarà anche Maria Grazia, si proprio lei sarà seduta accanto a Karl Lagerfeld"- mi sussurrò, e stavolta quel capogiro fu più lungo.
-"Tutto bene signorina?"- chiede Phil palesemente preoccupato.
-"Steffens non venir meno proprio adesso mh? Mi fido"- mi strizzò un occhiolino e si recò accanto alle altre modelle che nel frattempo si aggiustavano i vestiti e ridacchiavano fra di loro come se niente fosse. Ritornai ad essere sola a strofinarmi di continuo le mani inumidite sulle cosce, poi arrivò lui: in smoking nero dai capelli leggermente gelatinosi  e camminando sui un paio di derby lucide. Non l'avevo mai visto così curato e elegante, quasi mi mancò il fiato rimasi immobile in attesa che egli mi raggiungesse. Era di rado che egli indossasse qualcosa di diverso dai suoi jeans larghi e dalle sue semplici t-shirt, vederlo impostato e con un gran portamento mi provocò perfino le farfalle allo stomaco. Pensai stupidamente che per gli fu la stessa cosa datone che si era praticamente immobilizzato nell'istante in cui mi aveva vista, sganciò un bottone della sua giacca rivelando le bretelle che portava sotto.
-"Che fine ne hai fatto di Derek McCarthy?"- canzonai, quando finalmente fu così vicino da potergli parlare.
-"Credo che sia impegnato con Nina Steffens, sai quella permalosa maestrina"- scoppiammo una sonora risata che momentaneamente mi fece scordare il vero motivo per il quale avevo quella morsa allo stomaco.
-"Sei uno schianto"- pronunciò sotto voce quasi come se ne avesse paura, mi fece fare un giro su me stessa.
-"Grazie, anche tu sei niente male"- col tempo stavamo imparando ad essere cordiali a farci complimenti come due persone civili, anche se quegli occhi sbarazzini e maliziosi miravano a tutt'altro che onestamente cercai di ignorare.
-"Come ti senti?"- quella domanda mi fece ritornare malgrado alla realtà.
-"Nel pallone.. sento che sto per vomitare"- mi massaggiai le tempie, osservai distrattamente gli anelli e i bracciali di diamanti in combinazione agli orecchini pendenti che indossavo.
-"Sta calma ok? Finirà in fretta"- percepì un altro capogiro, esattamente nell'istante in cui John agitato aprì di poco il sipario che separava la passerella dalle quinte per potersi sedere assieme ai suoi colleghi. Era arrivato il momento, la sfilata stava per iniziare.
-"Oddio non c'è l'ha faccio"- pronunciai egli mi si avvicinò maggiormente. Stavano parlando ad un microfono, annunciando l'inizio della serata, non stava succedendo davvero non a me almeno. Le modelle che per prima dovevano uscire si erano già posizionate in fila.
-"Nina, ascoltami non agitarti"-
-"Come posso restare calma? Sono un disastro"- piagnucolai, egli non era il massimo nel consolare la gente o a dar loro sostegno specialmente alle persone più vicine alla sua vita. Tentennò, ma mi fu tremendamente vicino in un solo lungo passo. Respiravo appena, quella pericolosa vicinanza non mi aiutò di certo. Schioccò la lingua sotto al palato e costrinse le mie iridi a piantarsi nelle sue.
-"Nina tu non sei disastro ok? Puoi farcela"- inaspettatamente le sue mani mi finirono sul viso, fece scontrare di poco la mia fronte con la sua.
-"No, no, non sfilo ho deciso me ne torno a casa"- mi dimenai liberandomi dalla sua presa.
-"Ehi no, no non puoi tornare a casa su forza sei così cocciuta con me, fa vedere chi sei ok?"- quelle parole ancheggiavano continuamente nella mia testa stavo perdendo i sensi, per pochi secondi temetti di scordare anche il mio nome.
-"No Der non posso farlo"- percepì la lacrime agli occhi non potevo piangere o avrei rovinato il trucco. Adagiai le mie mani alle sue ricoprendole, che in tanto erano rimaste agguantate alle mie guance. Il forte tepore della sua pelle mi fece bloccare ogni via respiratoria.
-"Si che puoi, te lo dico io"- provai a tirare dei lunghi respiri, le prime modelle avevano già fatto il loro ingresso.
-"E se per sbaglio inciampo? Tuo padre non me lo perdonerà mai"- piagnucolai mordicchiandomi le labbra per fortuna che il rossetto si era già seccato del tutto.
-"Ascoltami, tu non cadrai ok? Adesso tocca a te"- presi un grosso respiro, socchiudendo le palpebre. Non avrei gettato l'occasione della mia vita, ma neanche avrei voluto afferrarla un quel modo così diretto.
-"Io.. io non ne sono poi così sicura"- quel sussurro strozzato venne interrotto da qualcosa che mai mi sarei aspettata di ricevere, o almeno non così presto. Si avventò sul viso afferrandomi saldamente le guance. Le sue labbra rosee e carnose si erano posate violentemente sulle mie, le mie piccole mani si erano agguantante ai bordi della sua giacca, avrei voluto respingerlo ma non lo feci. Stavolta potei percepirne il leggero tepore e assieme la morbidezza del suo tocco, inaspettatamente schiudemmo insieme la bocca facendo scontrare all'unisono le nostre lingue desiderose di accarezzarsi e di unirsi in una sola danza. Fu breve, ma tremendamente inteso e inaspettato, egli si staccò controvoglia non mi guardò in viso forse entrambi non avevamo il coraggio.
-"Adesso va"- disse con determinazione e grinta.
-"Si, vado"- risposi di rimando, ignorando completamente il fatto di esserci baciati per la prima volta.

IL CORAGGIO DI RESTARE (In corso)Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin