20. Bisogna lavorarci sodo

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"Non ti arrendere mai

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"Non ti arrendere mai. Di solito è l'ultima chiave del mazzo quella che apre la porta."
PAULO COELHO




Una leggera risata mi scappò dalle labbra, riuscì a trattenerla pur di non provocare occhiatacce stranite da parte delle poche persone sedute ai tavoli. Più leggevo la frase incisa a penna su quel foglietto rosa, più accresceva la mia curiosità, cos'altro aveva in mente Derek? E perchè continuava a provocarmi a seguirmi ovunque andassi invece di preccuparsi delle segretarie di suo padre o alle ragazze senza cervello del centro sportivo? Mentre stetti per alzarmi, il cellulare vibrò nella mia tasca, mi affrettai a rispodere.
-"Pronto?"-
-"Ciao Nina sono Collin, ho trovato il tuo numero grazie a John, ascolta ho dimenticato di dirti che devi essere qui entro le tre e mezzo, d'ora in poi l'orario sarà prolungato"- sbarrai gli occhi, avrei dovuto passare tutto il tempo in quell'ufficio? e come avrei potuto guadagnare un po di soldi?
-"Va bene grazie Collin ci vediamo dopo"- quel concorso si stava rivelando davvero pieno di sorprese, pagai le nostre bevande e mi recai immediatamente al centro sportivo per potermi licenziare dal chiosco. Arrivai in men che non si dica, mi promisi di ripassarci a scaricare un po la rabbia magari un po di allentamento mi avrebbe fatto bene.
-"Ciao Raul"- gli sorrisi, mi sedetti al bancone ed attesi che gli potesse ricervermi.
-"Ciao Nina, sei in anticipo"- disse, dopo aver servito il caffè a due ragazzi.
-"In realtà sono qui per dirti che devo mollare, al concorso che sto partecipando hanno prolungato l'orario anche nel pomeriggio"- ero sconsolata, non potevo restare senza soldi, i miei rispiarmi prima o poi sarebbero finiti.
-"Mi dispiace, infondo mi eri molto d'aiuto qui"- rispose con un tono rattristato.
-"Dispiace anche a me.."- salutai Raul con un cenno del capo porgendogli uno dei miei sorrisi migliori, prima di abbandonare il centro sportivo mi concentrai qualche minuto sul campo da tennis, dove Derek teneva di solito le sue lezioni. Osservai quel prato verde e sintetico, tirava una leggera frescura quel giorno, le nuvole in cielo non si decidevano a schiarirsi, prima o poi avrebbe iniziato a nevicare. Abbandonai quel posto con l'amaro in bocca, ma infondo dovevo concentrarmi sul mio obiettivo principale, ovvero arrivare alla sfilata di capodanno con i migliori gioielli che potessi mai realizzare. Quando rientrai a casa di Jessie per poter pranzare, Finch per poco non inciampò nelle sue stesse scarpe, correndomi incontro nel corridoio.
-"Finch  va tutto bene?"-ridacchiai,imbarazzata.
-"C'è questo per te"- disse, senza aggiungere altro. Afferrai nuovamente quel biglietto rosa incartato da una busta tipica delle lettere dello stesso colore.
-"Questo è uno scherzo"- risi nervosamente, Jess ci raggiunse in salotto.
-"Non credo sia uno scherzo, forza aprilo sono curiosa"- ci sedemmo tutti e tre sul grande divano, sembravano interessati più di quanto potessi esserlo io. Scartai immediatamente la busta per poter leggere nuovamente le lettere incise su quel foglietto.


"Quel posto è ancora lontano, le mie paure mi inseguono ma sono sicuro che riuscirai a farle tacere"


Sbalordita, arrossì violentemente Derek non era ragazzo da frasi romantiche, o probabilmente si stava soltanto divertendo per potermi illudere e infine chiedermi di andare a letto con lui.
-"Allora? che c'è scritto?"- farneticò Jess, in pre dall'agitazione.
-"Da qui!"- Finch strappò il biglietto dalla mia mano,  e non appena lesse le parole, scoppiò in una fragorosa risata.
-"Ragazze, McCarthy è proprio cotto!"-
-"Ma che dici!"- strillò Jess, recuperando il biglietto dalle mani del suo amico.
-"No.. non ci credo!!"- urlò seguendo l'enfasi di Finch.
-"Ragazzi per favore calmatevi, sarà uno dei suoi soliti scherzi idioti"- brontolai, mi privai del cappotto e dalla sciarpa beandomi del calore emanato dai riscaldamenti.
-"Ma non ti rendi conto che è cosi.. cosi, dolce accidenti"- esclamò la mia amica ancora entusiasta.
-"Non è dolce Jess, non lo è per niente si diverte a farmi innervosire"- replicai seccata.
-"Nina smettila di pensarci su, chissà se te ne manderà degli altri!"- disse, agitandosi accanto alla sua coinquilina.
-"In realtà questo è il secondo"-
-"Il secondo? Grandioso, adoro le sorprese"- esclamò Finch, poi notai che sul viso di Jessie si formò un ghigno divertito.
-"Oh mio dio quasi dimenticavo.."- annunciò con le mani alla testa, e sul retro del divano, nascosto, tirò fuori una scatola bianca con un enorme fiocco dello stesso colore.
-"E questo?"- mi allarmai, non appena ebbi il pacco sulle mie ginocchia.
-"E' arrivato assieme al biglietto, per poco non me ne dimenticavo"- 
-"Che aspetti? Aprilo no?"- insistette il mio amico, controvoglia e con una punta di orgoglio, riuscì a scoperchiare la scatola, poggiando il coperchio sul divano. Fra le carte, scorsi un oggetto a dir poco insolito da poter regalare ad una ragazza. Un lume da comodino.
-"Vedete? è soltanto uno scherzo"- risi istericamente, poggiando di nuovo l'oggetto nella scatola. Era particolare, aveva la forma di un fiore, la lampadina era già stata aggiunta, un manico regolabile ed era rossa con dei minuscoli intarsi bianchi.
-"Be' in effetti, è un po insolito come regalo.. ma è molto bella lo stesso"- mi incoraggiò Jess con l'oggetto fra le mani.
-"Si è vero, ma.. ragazzi conoscete Derek molto meglio di me e sapete ciò che ha fatto in passato. Per adesso sto bene cosi, e non voglio più parlarne"- sperai di essere stata convincente, ero esausta dovevo pranzare, e volevo togliermi dagli occhi e dalla mente quel tenebroso ragazzo e i suoi insoliti e stupidi regali. Senza dar modo ai miei amici di poter repliare e lasciando li l'oggetto regalato, mi recai in cucina. Per fortuna i ragazzi non insistettero sulla questione e potei starmene serena a sgranocchiare un sandwich al tacchino nella mia camera, ripensai ai gioielli e agli orologi, la mia creatività l'avevo sempre esercitata su un corpetto e su un abito, sarebbe stato difficile lavorare su un capo nettamente diverso seppur appartenete alla stessa famiglia. Ero amareggiata, nulla di ciò che avevo programmata stava andando per il verso giusto, non avevo una dimora fissa, ne un lavoro e il concorso si stava rivelando del tutto differente da come lo avevo immaginato, in più avevo alle calcagna un ragazzo introverso e arrogante che faceva di tutto pur di avermi fra le sue lenzuola. Nonostante il rapporto difficile con la sua famiglia, quel velo di tristezza che egli portava negli occhi nascondendolo di continuo con un atteggiamento rude, non potevo permettermi di cedere e cadere fra le sue braccia, avevo avuto la possibilità di scrutare il suo ambiente il Downtown Club, la serata a Black Jack i suoi amici Jake e gli altri, per non parlare di Alice, quello era stato il mio mondo per troppo tempo, era il momento di impegnarsi per far si che le cose nella mia vita potessero finalmente cambiare drasticamente. Con questi pensieri mi diressi in ufficio, mi sedetti a poso morto sulla mia sedia girevole e osservai per un lasso di tempo indefinito la finestra limpida che donava alla mia vista una completa visione di New York. Sospirai malinconica, e proprio in quel momento bussarono alla mia porta. Qualcosa di positivo c'era, mi avevano affibbiato un ufficio tutto per me, dove poter lavorare in pace e con professionalità, mi sentì strana quando risposi  "Prego" una leggera brezza mi invase il corpo, non era da tutti i giorni avere un ufficio tutto per se.
-"Nina, scusami il disturbo, ma hanno portato questo per te!"- esclamò Collin, e quella leggera brezza si trasformò in un onda oscura e travolgente, quando osservai la stessa scatola bianca col fiocco, su di essa una rosa rossa fuoco e il solito biglietto rosa. Arrossì di colpo, non lavoravo li, e non volevo che si facessero idee sbagliate su di me, che ricevessi cose del genere in ufficio nelle ore di lavoro.
-"Grazie Collin.. chi me lo manda?"- chiesi incuriosita ma già sapevo in realtà di chi si trattasse, egli con entusiasmo appoggiò il tutto sulla mia scrivania.
-"Derek McCarthy"- roteai gli occhi, trattenni il sorriso che si sarebbe manifestato di li a poco sul mio viso, non volevo mentalmente dargli quell'enorme soddisfazione.
-"Be'.. grazie, e scusami non ricapiterà più"- stavolta sorrisi al ragazzo come segno di gratidutine, egli continuava frenare l'entusiasmo.
-"Non c'è di che Nina, e non preoccuparti.."- indietreggiò, mi salutò con un gesto della mano e poi richiuse la porta. Sospirai esausta, come prima cosa sfogliai il biglietto e ne lessi le parole incise.


IL CORAGGIO DI RESTARE (In corso)Where stories live. Discover now