10. Il pericolo

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"Devi apparire debole quando sei forte, e forte quando sei debole"(Sun Tzu)

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"Devi apparire debole quando sei forte, e forte quando sei debole"
(Sun Tzu)


Ero quasi pronta. No, forse non lo ero o almeno psicologicamente. Stavo di nuovo infrangendo le regole, mi ero avvicinata e bagnato e le dita dei piedi con quell'acqua torbida e cattiva. Mi ero ripromessa di non oltrepassare più quella soglia, neanche se ne avessi avuto l'occasione, volevo soltanto divertirmi, forse conoscere nuova gente, non avrei fatto gli stessi errori. Per consolidare e gridare al mondo la persona nuova che ero diventata indossai un pullover color panna ed una gonna nera con al di sotto un paio di calze nere e non molto spesse. Tirai la lampo dei miei stivali alti e fino al ginocchio, senza tacco. Sciolsi i capelli e frettolosamente liberai i nodi con le dita, mentre vi entrai in bagno trovai Derek immerso nella pulizia dei suoi denti. Cercai minimamente di ignorare l'elettricità che mi trasmise la leggera botta che fecero i nostri fianchi nell'urtarsi. Ero stata prepotente, mi sistemai i capelli accuratamente e controllai il mio viso liscio individuando i punti neri. Ero stata scortese ad entrare in bagno senza aver bussato o chiesto il permesso di piazzarmi davanti allo specchio mentre egli con la bocca impastata di dentifricio attendeva qualche mio gesto di gentilezza.
-"Sai.. c'ero prima io"- borbottò con la bocca piena, sarcasticamente. Sorrisi sotto i baffi, e sperai che non si fosse visto. Quando mi scostai ed egli potè finalmente sciacquersi la bocca, si pulì con una asciugamano e mi osservó da capo a piede. Io intanto recuperavo i pezzi che avevo lasciato in giro.
-"Sei sicura di voler uscire .. così?"- disse, trattenendo una risata . Quando ebbi fra le mani i miei vestiti lasciati in giro mi bloccai sul colpo fulminandolo con lo sguardo.
-"Sicurissima, sbruffone"- sorrisi fintamente, ed uscì dalla stanza, recuperai la mia borsa da sera e vi inserì il necessario trotterellando per casa al fine di trovarli.
-"Potresti anche essere più gentile, Nina"- non era severo, e tanto meno un rimprovero quando mi voltai aveva uno di suoi sorrisetti maliziosi e beffardi ormai tipici della sua personalità, si morse il labbro inferiore e mi squadró nuovamente.
-"Almeno per stasera potremmo cercare di essere amici, non credi?"- mi pregó con occhi languidi.
-"Amici?"- sorrisi di sghembo divertita, incrociai le braccia al petto.
-"Si, dai.. sono sicuro che riusciremo a passare una serata senza che ci insultiamo o roba del genere, mmh?"- si avvinció pericolosamente allargando di poco di braccia in maniera teatrale.
-"Rimani pur sempre un bugiardo cronico e uno stronzo di prima classe"- divertita gli schioccai un leggero occhiolino, ero pronta inserí sul mio corpo il tranch e la borsa a tracolla.
-"Sei più sexy quando sorridi"-
-"Mmh"- tiri gli occhi al cielo, stufa dei suoi giochetti ma anche divertita.
-"Salirai in moto.. così?"- corrugó le sopracciglia in direzione della gonna nera.
-"Si, perché ?"- scrollai le spalle.
-"Oh.. nulla, andiamo si sta facendo tardi"- prese le chiavi, e ci avviammo alla sua moto.

Solo pochi istanti dopo capi il senso della sua frase, e di fatto quella gonna nera si era praticamente alzata quasi fino l'inguine, ringraziai il cielo per il trench lungo che avevo indossato. Con il mal di mare e il casco troppo stretto all'altezza della mandibola arrivammo in una zona di New York ancora a me sconosciuta, molto movimentata per via della lunga stradina costellata da piccoli bar, locali e night club, sospirai a pieni polmoni, stavo entrando nel nasconglio del nemico, avevo abbastanza armi per difendermi?
-"Guarda che puoi lasciarmi"- sbottó acido, ero così immersa nei miei pensieri che non m'ero accorta che ci eravamo fermati e che le mie braccia erano ancora avvolte all'addome di quel ragazzo, e che per di più ero stata colta in fragrante.  Velocemente scesi dal veicolo, gli porsi il casco.
-"Ma non avevi detto che volevi essermi amico?"- storsi il naso, la sua risata sottile e cristallina mi invase la mente.
-"Sei suscettibile Steffens"- disse fra le leggere risa. Nel frattempo aveva parcheggiato e ci incamminammo poi verso l'entrata del "Downtown Club".
-"Ah-ah"- ribattei ironica, e fu abbastanza da provocare ancora una volta la sua rumorosa risata. Aveva intascato le mani, quando il bodyguard con un cenno ci lascio entrare. Stranamente mi aspettavo qualcosa di diverso, era un posto abbastanza tranquillo, luci gialle soffuse, tutto completamente fissato in stile rustico, e l'arrendamento su i tavoli comprendeva una grossa e larga candela arancione. Le pareti richiamavo mosaici di alcune opere d'arte famose e altre poco conosciute. Mi persi, in quel locale, non ne ero ancora sicura di chi fosse realmente Derek, il tipo dell'altra sera rientrato a casa puzzolente di alcol e fumo o questo tizio dinanzi a me che apprezza i mosaici e le candele?
-"Derek!!Ma che fine hai fatto? Non ti ho più sentito dall'altra sera"- Non mi ero resa conto che ci eravamo fermati ad un tavolo da sei, adocchiai subito le due ragazze, una con i capelli corvini e l'altra con per metà ramata e bionda.
-"Ho avuto.. dei contrattempi"- rispose nervoso egli, dando una pacca leggera alla spalla del suo amico. Mi sentì irrigidita, mi osservai la punta delle scarpe per non attirare troppa attenzione, mentre Derek aveva lasciato nuda la mia figura per poter salutare altri suoi amici.
-"E tu chi sei?"- storse il naso il tipo che Derek aveva salutato per primo, cacciando il fumo dalle sue labbra. Egli si avvicinó alla mi figura, arrivando in mio soccorso.
-"Jake, lei è Nina, poi ci sono Alice, Courtney, Brad e Ronny"- disse, indicandomeli ad uno ad uno con l'indice. Avevano più o meno tutti un aspetto poco formale, Jake aveva indosso un giaccone di pelle e i capelli color oro alla rinfusa, con la barba non curata e la sigaretta fra le dita, Ronny era invece longilineo, a differenza di questi ultimi egli aveva rasate le guance ma, sul labbro un piearcing, mentre Brad aveva i capelli leggermente più lunghi rispetto ai suoi colleghi ma come Jake li aveva di un colore chiaro quasi caramello, era un po' in carne rispetto agli altri e indossava dei jeans strappati. Mi soffermai poi sulle ragazze, vestite praticamente in modo poco rispettabile e serio.
-"Molto piacere"- Ronny e Brad si protesero per potermi stringere la mano, le due ragazze non fecero altro che civettare e fissare con occhi languidi Derek, che a differenza di tutti gli altri mi sembro in quel momento così pulito, quasi sterilizzato. Feci del mio meglio per sorridere alle ragazze, Derek nel frattempo si era accomodato, mentre io ero rimasta in piedi. Jake non face altro che fissarmi, e soffiare fumo dalle sue labbra sottili e coperte dall'ispida barba.
-"Allora, Nina, non ti ho mai vista qui in giro"- il suo tono non era dei migliori, la sua voce era leggermente rauca.
-"Sono di Manhattan infatti"- sorrisi serrando le labbra, non mi andava di essere troppo confidenziale.
-"Mh, e Che ci fai qui?"- mi innervosivano tutte quelle domande, e questo Derek lo notó tant'è che iniziò ad essere nervoso quanto me e a strofinarsi i palmi delle mani sul tessuto del suo pantalone. Osservai in giro, prima di potergli rispondere, ero rimasta lì impalata, in piedi con le mani intrecciate sul grembo.
-"Per lavoro"- tagliai corto, il mio tono non era uno dei migliori, probabilmente la mia immagine dava l'idea di me come una specie di di ragazza ricca e per bene con una vita perfetta.
-"Oh sul serio? E che lavoro fai?"- insistè Jake, gli altri drizzarono le orecchie e allora si che mi sentì imbarazzata.
-"Jake avete già ordinato?"- Derek cerco disperatamente di cambiare argomento e di scostare quei riflettori su di me.
-"Allora?"- ignorò del tutto la frase dell'amico, la sigaretta ormai era finita. Tirai gli occhi al cielo, pronta agli scamazzi e alle risa.
-"Prima lavoravo come maestra in un asilo"- Jake mi osservó per svariati secondi, poi scoppiò in una sonora risata, seguito da gli altri e dalle ragazze in ghingheri. Tutti tranne Derek.
-"Amico ma chi ci hai portato? Una mestrina vestita da suora? Questo non è il posto per te tesoro"- ancora una volta le risa rumorose rimbombarono nel locale apparentemente silenzioso, Derek non si mosse di un cenno mi parve infastidito.
Decisi che con quelle persone dovevo scavare dentro di me per poter ritrovare quella Nina coraggiosa, spocchiosa e irritante che Robert aveva accuratamente costruito dentro di me. Mi avvicinai maggiormente al tavolo e vi sbattei sopra una mano, osservando dritto negli occhi il ragazzo con fin troppo umorismo.
-"Ascolta, moccioso da quattro soldi, non sono una suora e non lo sarò mai, la maestra è un meraviglioso lavoro di pazienza e gratitudine tutte qualità che sicuramente non hai affatto perché.."- Risi leggermente prima di continuare. -"..sei troppo impegnato a succhiarti quella merda di sigaretta da contrabbando, perciò se non gradisci la mia presenza puoi anche alzare il tuo culo pesante e andare fuori di qui.. non sono una suora, mh?"- ringhiai, così a bassa voce che il resto degli altri non emisero alcun suono, Jake era sconvolto Derek altrettanto. Sorrisi sotto i baffi. D'un tratto un grosso boato di risate.
-"Hei sei forte Nina!"- esclamò Ronny seguito dal cenno di approvazione di Brad, incrociai le braccia al petto e alternai lo sguardo tra Derek e Jake.
-"Cazzo sorella sei.. un perfida, siediti con noi"- rise divertito Jake, e forse risi anch'io ero abituata a quel mondo, ero tornata a casa.

IL CORAGGIO DI RESTARE (In corso)Where stories live. Discover now