―Perché non dormi un po'?― chiese allontanandosi, mi sdraiai sulla mia amaca e lo guardai negli occhi.

―Non allontanarti...― dissi giocando con le mie mani. Ero spaventata, non riuscivo a capire cosa fosse successo. Avevo molte domande... che avrebbe fatto Alby? Che avrebbero pensato di me gli Intendenti? Che sarebbe successo domani? Mi stavo stressando.

Newt mi si avvicinò e mi accarezò il viso.

―Mai― disse con un sorriso che mi calmò. Si allontanò e se ne andò.

Diversi radurai passarono al mio fianco, guardandomi sospettosi. Perché io? Perché sempre a me? Non poteva essere un altro a uccidere il Dolente? No, dovevo farlo io. La nuova, l'unica ragazza e il miglior arcere. Cercai di allontanare tutti quei pensieri e riposare. Mi ci sarebbe voluto per domani.

[...]

―Andiamo, Mack, svegliati― riconobbi la voce di Minho che mi chiamava con un tono di voce stanco.

Aprii gli occhi e me li strofinai prima di alzarmi dall'amaca. Mi fece un segno per dirmi di seguirlo verso il Casolare. Cercai di scuotermi di dosso la sonnolenza mattutina, impaziente di cominciare il nuovo allenamento.

Seguii con entusiasmo il mio professore, facendomi spazio tra le amache dei radurai addormentati, il loro russare era l'unica cosa che faceva capire che non fossero morti. Una luce leggera illuminava la Radura, e faceva sembrare tutto di un blu scuro, pieno di ombre. Sinceramente non avevo mai visto quel posto tranquillo come in quel momento. Un gallo cominciò a cantare nella Casa degli Squartatori.

Finalmente, in un angolo tortuoso accanto alla parte posteriore del Casolare, Minho uscì una chiave ed aprì un vecchia porta che dava su un armadio che utilizzavano come magazzino. Un brivido mi percorse la schiena mentre vedevo cosa c'era dentro. Vidi delle corde, delle catena e altre cianfrusaglie mentre Minho accendeva una torcia, puntandola verso l'armadio. Alla fine, la luce cadde su una scatola piena di scarpe da ginnastica. Quasi risi; sembrava una cosa normale...

―Ecco qui le cose migliori che abbiamo― annunciò Minho―. Al meno, per noi. Ci mandano scarpe nuove abbastanza spesso nella Scatola. Se ce le dassero di bassa qualità, avremmo i piedi della stessa dimensione di Marte― si piegò in avanti per cercare in una pila di scarpre―. Che numero porti?

―Numero?― chiesi pensado un momento―. Eh... non lo so― a volte era strano ciò che potessi ricordare e ciò che no. Mi abbassai per togliermi uno stivale per guardarci dentro―. Quaranta.

Minho cercò e uscì degli stivaletti con delle stringhe, apparentemente erano delle scarpe da ginnastica. Le presi e mi allontanai dall'armadio per sedermi per terra, volevo provarle. Minho prese un altro paio di cose prima di raggiungermi.

―Solo i Velocisti e gli Intendenti abbiamo queste cose― disse Minho e, prima che potessi alzare lo sguardo mentre mi allacciavo le scarpe, un orologio di plastica mi cadde sulle gambe. Era nero e piuttosto semplice, sulla sfera c'era scritto solo l'ora in digitale―. Mettitelo e non te lo togliere mai. La tua vita ne dipende.

Sinceramente mi sentii felice di averlo. Anche se a me, il sole e le ombre mi bastavano per capire più o meno che ora era, ma probabilmente avevo bisogno di essere puntuale adesso che ero una Velocista. Mi misi l'orologio al polso e dopo finii di mettermi le scarpe.

Minho continuò a parlare: ―Ecco qui il tuo zaino, bottiglia d'acqua, un sacchetto con il pranzo, e altre cose― disse dandomi lo zaino.

―Ma dai, avete pensato a tutto, eh?

―Dopo aver passato un paio di anni a roperti il culo ogni giorno, sai quello di cui hai bisogno e lo chiedi― cominciò a sistemare le sue cose nello zaino. Ero sorpresa, ero qui da un mese e mezzo e continuavo a scoprire cose nuove.

―Si possono chiedere cose? Quello che vogliamo?

«Perché ci aiutavano così tanto quelli che ci avevano messo qui?», pensai.

―Certo che si. Lasciamo un bigliettino nella Scatola e basta. Ma non significa che riceviamo sempre quello che chiediamo. A volte si, a volte no. Anche se, guarda...― disse uscendo un cambio piuttosto stretto, fatto di un materiale bianco brillante.

―Che cos'è?

―Queste sono le sottovesti dei Velocisti. Ti tengono, comodo― disse con un sorriso―. Li ho chiesti e me li hanno mandati.

―Ma che cacchio, Minho― dissi per poi ridere, mi alzai pronta ad andarme ma mi fermò.

―Aspetta, non penserai di entrare nel Labirinto senza delle caspio di armi, no?

―Armi?

―Armi. Vieni qui, te lo mostro.

Lo seguii e vidi come usciva delle scatole dalla parete in fondo. Sotto c'era una botola. Minho la alzò per rivelare delle scale di legno che davano sull'oscurità.

―Le teniamo nascoste nel seminterrato per evitare che pive come Gally le trovino. Andiamo.

Minho scese per primo. La scala schricchiolava ad ogni passo mentre scendevamo quella dozzina di scale. L'aria era fredda e rinfrascante, nonostante la polvere e l'odore di umidità.

Finimmo su un pavimento sporco, non vedevo niente fin quando Minho accese un'unica lampadina che pendeva dal tetto con una corda.

La stanza era più grande di ciò che mi aspettassi; era grande almeno tre metri quadrati. Degli sccaffali coprivano le pareti e c'erano diversi tavoli di legno; tutto ciò che c'era esposto era ricoperto di cianfrusaglie che mi fecero rabbrividire. Cose di legno, pezzi di metallo, grandi pezzi di maglia come quella che copriva le galline, seghe, coltelli, ecc...

―Ma dai― dissi osservando il posto.

―Molte cose non le usiamo― mi informò Minho―. Ma non si sa mai. L'unica cosa che ci portiamo dietro normalmente sono un paio di coltelli ben affilati― disse indicando con la testa un grande baule di legno che stava in un angolo con il coperchio alzato. Era pieno fino al bordo di coltelli di tutte le forme e dimensioni. Speravo solo che quella stanza continuasse a rimanere un segreto per gli altri radurai.

―Prendine un paio. Assicurati che siano ben affilati. Dopo andremo a fare colazione e prenderemo il pranzo. Voglio passare un attimo dalla Stanza delle Mappe prima di andare.

Mi risvegliai nel sentirlo parlare. Ero incuriosita da quel posto dal momento in cui vidi Minho sorpassare quell'enorme porta. Scelsi un pugnale argentato con il manico di gomma e un'altro con un'enorme lama nera. Il mio entusiasmo si spense un po'. Anche se sapevo bene cosa ci fosse lì fuori, non volevo pensare a cosa potessero servirci delle armi per entrare nel Labirinto.

The Maze Runner: Una Ragazza nella Radura ➢ Newt [Italian translation]Where stories live. Discover now