Cap.11 Torna al Principio

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Mio padre, cosa poteva mai centrare in quel contesto. La giornata era troppo concentrata di cose assurde, ma stava diventando un' abitudine, tutta l'ansia dell'ignoto e di domande senza risposte. Era arrivato il momento di dire basta.

"Cosa ne sai di mio padre? Chi sei ?

Come sai del suo regalo??"

"Calma ragazzo mio, frena la tua voglia di conoscenza, anche se detto da me che cerco sempre la massima conoscenza. Mi sono laureato in questo, sai non è l'unica laurea, ho anche..."

"STA ZITTO E RISPONDI SENZA DIVAGARE!!!"

"..una laurea in psicologia...vedo che hai lo stesso carattere "acceso" di tuo padre..come dice il detto.."

"Oh Dio Santo...PARLAA!!!

"Senti, ormai il mio orario è finito..ci possiamo vedere domani, prendi un appuntamento dalla mia segreteria "

Lui era indispettito dal mio modo di fare, quindi parlava da superiore mentre si massaggiava le tempie con la mano e strizzava gli occhi, ma mentre lui rimaneva calmo e stanco, probabilmente dal lavoro, la mia rabbia aumentava sempre di più per via dell'ansia. Si alzò dalla scrivania, dimostrandosi un uomo alto e in forma, spense la lampada e la stanza doveva ritrovarsi nel buio più totale poiché l'unica fonte di luce si era ormai spenta. Ma così non fu. Dal mio collo veniva emanata ancora quella luce tenebrosa che dava un tocco ancora piu tetro al oscurità della stanza. Abbassai lo sguardo, ormai mi ero abituato a quella vista, ma nessuno a parte me sapeva di quello che mi era successo. Pensai che Hector sarebbe rimasto sorpreso, quando invece:

"Vedo che il regalo ha avuto effetto..però..Mmmh..facciamo così..domani mattina vieni qui. Così avrai le tue risposte, farò io la giustificazione scolastica"

Non lo vedevo, ma lo sentivo vicino, più vicino di quanto lo era prima, poi, le porte dietro di me vennero aperte, la luce mostrava la stanza ormai vuota. L'attesa mi avrebbe ucciso, ma se non fossi tornato a casa al più presto, lo avrebbe fatto mia madre, che, probabilmente era già al corrente dell'accaduto a scuola. Uscii dallo studio senza salutare Hector che stava firmando in segreteria, ma lo guardai per un altra volta. Quel uomo sapeva la verità, ed io ne avevo bisogno.

Durante il tragitto, i pensieri confusi vennero sostituiti da quelli impauriti dalla reazione di mia madre. Urla? Alzare le mani? No..quella donna se vuole punirmi ci riesce nella maniera più subdola. Togliendomi TUTTO: la possibilità di parlare, musica, uscire solo per respirare.."meglio Hitler" diceva Josef quando veniva a casa ed assisteva alle sue scenate. Purtroppo, arrivai e la finestra era illuminata, nonostante la tarda ora ormai fatta. Entrai con il cuore in gola. Lei era di spalle in cucina che parlava al telefono, potevo salire di corsa in camera mia, ma sarebbe stato peggio per me, quindi mi sedetti al tavolo e pregai che fosse rapida è indolore. Finì di parlare al telefono, incrociò le braccia e gettò un sospiro, poi con voce calma e un pò rammaricata domandò:

"Mi ha chiamato scuola oggi pomeriggio..e mi ha informato su una cosa spiacevole accaduta nei corridoi. Tu ne sai qualcosa?"

Non risposi, domanda retorica. Stava per arrivare il colpo di grazia.

Si girò e iniziò a lavare i piatti, volto semplicemente il viso senza guardarmi:

"Adesso invece mi ha chiamato Hector Wigturt, e mi ha detto che hai un appuntamento con lui domani.A scuola risolverai più in là, ma ora vedrai la situazione con lui allora..adesso va a dormire, è tardi e domani hai un appuntamento.."

..No..

Dov'è la mega strigliata?? La punizione? Era calma come se non avessi fatto nulla. Questo Hector, se è in grado di far calmare mia madre, merita di essere ascoltato.

La mattina dopo ero così in ansia di vederlo. Non dormii affatto pensando alle possibili domande da porgli. Si fece mattina. Mamma fu anche così gentile da accompagnarmi difronte al suo studio. Era già aperto, e all'entrata c'era la segreteria che fumava una sigaretta, scesi dalla macchina, e ringraziai per il passaggio. Accenai un sorriso alla segretaria per poi entrare, invece lei mi prese per il braccio e mi fermò.

"Scusa ma non è educato entrare senza nemmeno presentarci, ieri era tardi e lo capisco. Piacere, mi chiamo Holly, sono la segreteria del dottore, che ti sta aspettando"

"Adam. Non lo farò attendere allora"

"Si capisco ahah..beh buona giornata"

Inutile dire che appena entrato, affrettai il passo verso lo studio. Entrai, e stavolta era tutto illuminato dal sole. Lo studio era diverso dal ambiente da laboratorio del ingresso". Molto elegante con una libreria in legno massiccio, un divanetto ocra che contrastava con il parquet scuro, tutte le pareti bianche erano coperte da un sacco di quadri d'arte molto fantasiosi. La scrivania era grande ed anch'essa dello stesso legno della libreria. Lui era lì, appoggiato alla scrivania che guardava una foto, quasi con un sorriso triste. Poi però si riprese guardandomi entrare nel suo studio. Mi invitò a sedere sul divanetto e mi pose la foto, nella quale c'era lui e..mio padre.

"Tu sei all'oscuro di tutto vero? Come biasimare tua madre che non te ne ha mai parlato..io sono un caro amico di tuo padre, lo conosco molto bene, e so anche i motivi delle sue decisioni, ma adesso..devi saperli anche tu."

Tutto stava per chiarirsi, avrei avuto le mie risposte finalmente.

"Partiamo dall'inizio, dal principio di tutto, Tu, 2 anni fà, avevi 16/17 anni no? E non eri in grado di capire certe cose, come che tuo padre, non se n'è andato per gusto o perché non vi amava più, no, anzi, si può dire che l'ha fatto perché voleva proteggervi.."

"Proteggerci? Da cosa?"

"..Da lui stesso.."

The Dark Side of LoveWhere stories live. Discover now