La trovai accoccolata in poltrona con un cappello di paglia enorme che la copriva per metà ed un paio di occhiali da sole appariscenti dalla montatura sproporzionata.
Mi schiarii la voce vedendola rapita nel leggere un articolo da una rivista di Vanity Fair e mi sedetti a gambe incrociate nella poltrona davanti alla sua.

«Buongiorno mia cara» mi disse abbassandosi gli occhiali sulla punta del naso con un'unghia laccata di rosso.
«Colazione da Tiffany?» risposi io citando uno dei suoi film preferiti.
Mi rispose con un sorriso ed una strizzatina d'occhio prima di togliersi gli occhiali e sorseggiare il caffè che James ci aveva appena portato.

«Per incominciare bene la giornata vi annuncio che ho una notizia grandiosa» disse lui a quel punto prendendo una fetta di torta all'arancia che aveva appena sfornato «Un amico mi ha detto che c'è un locale non lontano dalla spiaggia che sta cercando del personale. Ho pensato che ti sarebbe potuto interessare Dre, inoltre fanno musica dal vivo ogni sera, potresti trovarti a tuo agio» concluse addentando la torta.
Aveva un odore ed un aspetto veramente invitante così ne rubai una fetta anch'io.

«Io continuo a non essere d'accordo» disse piano mia zia finendo di bere dalla sua tazza.
«Becca ne abbiamo già parlato...»
«Lo so, però pensaci Andrea, tra due giorni inizi anche il college, non ti starai caricando ti troppe cose tutte insieme?» chiese con sguardo apprensivo.

Non voleva che mi riempissi le giornate di impegni e la capivo. Gli ultimi sette mesi erano stati di fuoco per entrambe, ma avevo davvero bisogno di lavorare, di staccare la spina in qualche modo ed impegnare le giornate in qualcosa che non fosse rimanere chiusa in camera mia, con la musica ad alto volume e la mente che tornava costantemente verso le mie distese di sempreverdi che mi ero lasciata alle spalle.

«Non avrei cercato un lavoro se non avessi potuto farlo combaciare con lo studio» risposi sbuffando e cercando aiuto con lo sguardo puntato verso mio zio.
«Ok d'accordo ho capito, la smetto» disse lei alzando le mani in segno di resa «Non voglio sembrare una vecchia impicciona e petulante. D'altronde potrai sempre lasciare il lavoro se lo sforzo diventerà troppo grande»
James a quel punto sorseggiò rumorosamente dalla tazza guadagnandosi l'attenzione di entrambe.

«Vecchia no, ma impicciona e petulante...» disse ironico inarcando le sopracciglia e guardando in basso prima che mia zia gli assestasse prontamente una gomitata nel fianco facendogli andare di traverso il caffè.
La coppia perfetta, l'avevo già detto no?

* * *

Parcheggiai il pickup davanti al locale poco lontano dalla spiaggia che portava affissa l'insegna con la scritta "Live Wave", dove spiccava il disegno di uno squalo intento a cavalcare un'onda con una radio anni 70 in spalla.

Becca aveva insistito per accompagnarmi al colloquio che avrei dovuto tenere per il lavoro come barista ed ora era nel sedile di fianco al mio intenta a cercare gli occhiali da sole nella sua borsa.
Scesi dal pick-up e voltandomi con una mano sugli occhi per ripararmi dalla luce, iniziai ad osservare i piccoli negozietti di surf e di dischi che si alternavano fra loro lungo tutta la via.

«Benvenute al Live Wave, come posso esservi d'aiuto?» proferì una voce calda e melliflua alle mie spalle.
Mi voltai per ritrovarmi davanti agli occhi un ragazzo abbronzato dalla camicia hawaiana aperta sul petto che mi stava sorridendo affabilmente.

«Salve» mi precedette Becca appena scesa dal pick-up, avvicinandosi al ragazzo con passo da felino. Quella donna avrebbe potuto far cadere chiunque ai suoi piedi con un solo sguardo e lo sapeva bene.

«Rebecca Lenard, piacere di conoscerla» continuò stringendo la mano dello sconosciuto con un sorriso da venditrice porta a porta stampato sul volto.
«Piacere mio Rebecca» rispose l'abbronzatissimo facendo scorrere lo sguardo sulla figura slanciata di mia zia «Sono Mason ma puoi chiamarmi Maze» concluse con un occhiolino che mi fece inorridire.

𝐖𝐇𝐀𝐓 𝐅𝐋𝐀𝐖𝐒 𝐈𝐍 𝐓𝐇𝐄 𝐕𝐄𝐈𝐍𝐒 Where stories live. Discover now