SAINT TROPEZ (PARTE DUE)

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Saint Tropez era una bellissima cittadina, ma a Ginger ricordava fin troppo Formentera e la somiglianza era resa ancora più forte dal panorama che scorgeva dalla propria camera da letto: anche se la bella e spaziosa villa non si affacciava sulla spiaggia, riusciva comunque a scorgere la schiuma bianca del mare in lontananza; il sole, il caldo e la salsedine portata dalla brezza marina facevano il resto, rendendo ancora più dolorosa la pugnalata che la giovane sentiva all'altezza del petto.

Anche la graziosa camera da letto che Richard aveva scelto per lei (casualmente vicina a quella di David) le ricordava terribilmente quella che a Formentera aveva condiviso con Syd; a volte, con la coda dell'occhio, di sfuggita le sembrava quasi di vederlo raggomitolato sul letto, con gli occhi serrati, in preda ai suoi incubi deliranti fatti di vermi che gli mangiavano nel cervello.

Quei maledetti vermi erano arrivati perfino ad intaccare i suoi sogni: c'erano stati momenti in cui si era svegliata di soprassalto nel cuore della notte, sudata e senza fiato, con l'orribile sensazione di essere ricoperta da creature striscianti che volevano entrarle nelle orecchie, nella bocca e nelle narici per arrivare a banchettare col suo cervello.

Ginger scostò lo sguardo dal letto sfatto, troppo grande e spazioso per una sola persona, si allontanò dalla finestra e scese al piano inferiore per fare colazione; non sentiva i morsi della fame (il ricordo dell'incubo dei vermi le aveva chiuso completamente lo stomaco), ma doveva fare assolutamente qualcosa per tenere la mente impegnata, perché quando era completamente libera andava subito a Syd e ricominciava da capo il solito circolo vizioso fatto di ripensamenti, sensi di colpa e lacrime.

Non voleva rovinare la vacanza a nessuno.

Si bloccò sulla soglia della cucina, perché non si aspettava di trovarla già occupata da qualcuno.

Roger era seduto davanti al bancone a penisola e stava mangiando una fetta di pane tostato su cui aveva spalmato del burro e della marmellata, davanti a sé aveva una tazza di the bollente e nella mano sinistra stringeva l'immancabile Marlboro accesa; anche a lui erano cresciuti i capelli castani.

Alla giovane sembrò ancora più magro rispetto a tre anni prima.

Non aveva la minima intenzione di parlare con lui e così, ignorando apertamente la sua presenza nella stanza, si avvicinò all'angolo cottura e, dopo aver frugato all'interno di alcuni mobiletti, mise a scaldare un bollitore pieno d'acqua per prepararsi a sua volta una bella tazza di the.

E questa volta ci avrebbe messo lo zucchero.

Non appena la bevanda calda fu pronta, andò a sedersi dall'altra parte del bancone ed iniziò a sorseggiarla nel silenzio più totale, con gli occhi fissi davanti a sé.

"A che gioco stai giocando?".

Ginger posò la tazza sul bancone, ma non si girò a guardare il bassista.

"Che vuoi dire?"

"Semplice: ti ho chiesto a che gioco stai giocando. Non mi sembra una domanda così complicata"

"Continuo a non seguire il tuo ragionamento"

"D'accordo, allora cercherò di essere ancora più chiaro: qual è esattamente il tuo scopo? Riuscire disperatamente a fare il grande passo? Trovare il pollo con il conto corrente pieno di soldi, sposarlo e vivere di rendita, sperperando il suo patrimonio per il resto della tua vita?".

Questa volta la ragazza girò la testa in direzione di Roger, perché non poteva credere alle parole che aveva appena udito; sperava fossero solo uno scherzo stupido e di cattivo gusto, invece l'espressione di Roger era seria e sembrava quasi esprimere disgusto.

The Dark Side Of The Moon; Pink Floyd (✔️) Where stories live. Discover now