Un giorno qualunque, la borsa. LUI.

14 4 0
                                    



Le previsioni economiche di quel 27 gennaio per le borse inglesi, registrarono un'apertura con il +2,41%. Se Jonathan avesse visto il notiziario quella mattina, molto probabilmente avrebbe pensato che quella curva fosse stata messa lì un po' come a prenderlo per il culo. Perché Jonathan di positivo quella mattina vide solo la temperatura sul condizionatore del pronto soccorso che registrava un +25 gradi.

Jonathan quasi rise amaro appena entrò nella stanza del padre, vicino al letto c'era una poltrona grigia illuminata fioca dalla luce poggiata sul mobile vicino, sul bracciolo era adagiata l'amata camicia porta fortuna del padre. Pensò che forse era diventata utile non solo per le partite di calcio, ma anche per qualcosa di più importante.
Strinse i pugni al ricordo ruvido che gli passò per la testa, il padre inerme ai piedi del divano di casa, il sottofondo dei commenti post partita provenire dal televisore e la sua camicia portafortuna stretta al collo.
Jonathan pensava di aver perso anche lui e invece era lì, che lo guardava dolorante da un letto di ospedale.
La donna si accostò vicino al padre e iniziò ad elencare le cose che avevano fatto durante l'operazione, spiegandogli quanto avrebbe dovuto, li in avanti, cambiare le sue abitudini.

"Mi sta quindi dicendo, che sono un uomo finito?" Dan rispose amaro ma con un sorriso dolorante che usciva dalle labbra disidratate e secche che Jonathan non poté non notare, così mentre la donna lo guardava divertita, lui si avvicinò al mobile vicino al letto e riempì un bicchiere d'acqua per il padre e mentre glielo porse disse "No papà, sta dicendo che dovrai mangiare sano e smettere si fumare. Magari un po' di  sport potrebbe farti bene, vero dottoressa ?" Jonathan si era poi accomodato sulla poltrona, la protesi gli stava dando fastidio e non l'aveva ancora tolta dalla sera prima.

"Esattamente, vedrà sarà un uomo nuovo" la donna rise, sistemò la flebo che cadeva lenta e li lasciò soli.
Il moro guardò il padre che sedeva sul letto davanti a se, la sua pelle era ancora più  bianca, la vita quella sera sembrava avergli aggiunto dieci anni, le rughe avevano solchi più decisi e Jonathan non seppe come controllare quella morsa che si impossessò del suo stomaco, e saliva furiosa fino alla sua gola, strinse la bocca per evitare di crollare ma non ce la fece. Un lento e silenzioso pianto si impossessò di lui che cercava in ogni modo di nascondere con le mani  "Jo, no. Sto bene ora, guardami" Dan cercò di sporsi, per cercare di sfiorare il figlio ma il fastidio delle ferite era forte e mugugnò dolorante,  "stai fermo" Jonathan lo bloccò subito allarmato, di colpo catapultò di nuovo la sua attenzione su di lui e vide un sorriso rassicurante farsi largo sul viso del padre " papà ho avuto paura di perderti, ho avuto tanta paura" il ragazzo cercò di asciugare le lacrime che uscivano veloci. Aveva il terrore che vibrava ancora veloce nelle vene, aveva la stanchezza dipinta negli occhi neri, aveva il dolore nel suo corpo e quelle lacrime erano l'ultimo sfogo.

"Mi dispiace averti fatto preoccupare, ma ehi... la mia camicia funziona sempre " Jonathan non poté che ridere di quella frase, si sporse dalla poltrona e delicatamente abbracciò il padre "non farmi più uno scherzo del genere " gli disse tra i capelli.
"Figliolo, stai tranquillo e vai a casa ora" si scostò dall'abbraccio del figlio e lo guardò da capo a piedi, confuso  "da quando si indossa la camicia per venire a trovare un padre moribondo in ospedale?"
Il ragazzo si guardò i vestiti e rise "ero al Copperfield, con una ragazza...."

Il padre rimase interdetto per qualche minuto, girò la testa verso il soffitto e sospirò pensieroso "da quanto sono qui?"
Jonathan guardò il suo orologio al polso "beh, da ieri notte". Il padre girò la testa verso la finestra e constatò che un'altra sera stava arrivando e si rabbuiò "Jonathan fila a casa, sei in piedi da troppe ore e la tua gamba deve riposare " .
Il ragazzo di tutta risposta si sistemò sulla poltrona e allungò le gambe, massaggiandosi con più efficacia quella destra.
"Non mi muovo finché non ti addormenti" il volto contratto di Dan fece sorridere Jonathan che finalmente si rilassò sulla poltrona.
"E allora raccontami della serata, hai detto che eri con una ragazza... quindi ? Come è andata?" Dan lentamente si sistemò meglio nel letto e prese un altro sorso d'acqua.
Jonathan stiracchiò un po' la schiena, si tirò indietro i suoi ricci neri e disse " Che c'è da dire, è andata bene"
Dan lo guardò dritto nei suoi occhi neri che aveva ripreso da sua madre "non dirmi che sei in imbarazzo davanti al tuo vecchio?", Jonathan sorrise, si grattò la nuca e sbuffò silenzioso " l'ho invitata al locale, insomma.." scostò lo sguardo da quello del padre curioso "mi piace ".
Dan guardò il figlio dopo un piccolo sospiro felice "beh, posso dire di esserne piacevolmente sorpreso ? Il mio figlio taciturno e sempre nel suo mondo, che è davvero interessato a qualcuna. Questo potrebbe provocarmi un altro infarto"
Dan rise della sua stessa battuta mentre Jonathan lo guardò rimproverandolo, anche se non riuscì a trattenere il labbro che si aprì di sbieco in un piccolo sorriso contratto.

———————

La stanza era in penombra, la luce illuminava appena le pareti chiare e Jonathan sentiva le palpebre pesanti, la gamba destra dava sempre più fastidio mentre Dan non parlò più da alcuni minuti, il respiro pesante gli passava lento con uno sbuffò tra le labbra, si era addormentato.
Il ragazzo allora si alzò, sfiorò la camicia portafortuna del padre e si avvicinò al letto dove dormiva, gli posò una mano sulla testa e lo accarezzò delicatamente sui ricci grigi, si sporse per salutarlo e darle un delicato bacio sulla guancia.
Spense la luce vicino al suo letto e dopo avergli donato un ultimo sguardo chiuse la porta alle sue spalle.

Riprese a camminare verso la macchina, aveva un po' di difficoltà a ricordare dove l'avesse messa con il trambusto della notte prima, aveva dimenticato anche la giacca a casa del padre, talmente era nel panico.
Faceva freddo quella notte a Londra, in lontananza vide la familiare forma della sua macchina, mentre i suoi passi procedevano per raggiungere l'abitacolo, Jonathan sporse il naso all'insù, come a cercare qualcuno, come a vederne i suoi stessi occhi. Il vento delicato e freddo gli infreddolì la pelle, poi una goccia scese dal cielo andando a bagnare il solco dove prima passarono le sue lacrime, poi un'altra e un'altra ancora. Il dolore di quella sera sembrava aver dato il via a quel diluvio che fece correre gli ultimi metri al ragazzo , seppure con fatica.
Si richiuse lo sportello dell'auto alle spalle e quel ticchettio che batteva forte sul vetro diede pace al suo animo tormentato quella sera.

Se Jonathan avesse visto il notiziario quella mattina, molto probabilmente avrebbe ridisegnato la curva delle borse con la forma del battito del cuore di suo padre, che aveva ripreso a suonare una melodia così simile a quella della vita.

Un Giorno Qualunque...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora