"Sei seria?" Isaac scoppia a ridere. "Sei fantastica, davvero. "

" Perché? Cosa ho detto di sbagliato? " ribatto, senza capire.

"Tesoro, io ci abito qui, ricordi? Stamattina non avevo per niente voglia di cucinare e quindi eccomi qui, insieme alla ragazza più bella e irritante di Sandown."

"Più bella e irritante... Wow, ci sai proprio fare con le parole, te l'ha mai detto nessuno? "

Il mio accompagnato di rabbuia all'istante. Abbassa lo sguardo, innalzando un muro tra di noi.

"Ehi, tutto bene?"

In risposta, ricevo un sorriso forzato e per niente rassicurante.

Camminiamo per un isolato, in rigoroso silenzio. Nella mente non faccio che ripetermi che non è colpa mia, il suo cambio d'umore non c'entra nulla con me o con quello che ho detto. Eppure, so di star mentendo a me stessa. Qualcosa deve averlo fatto precipitare nel passato, evidentemente delle parole dette senza la minima intenzione di ferirlo hanno sortito l'effetto contrario.

Stiamo per imboccare la strada che conduce alla mia vecchia scuola, quando ad un tratto Isaac si ferma nel bel mezzo del marciapiede. Intorno a noi non c'è nessuno, si tratta di una strada piuttosto isolata rispetto alle altre.
Mi volto e lo osservo. I suoi occhi mi stanno fissando con un'intensità tale da mettermi in soggezione.

"Mi dispiace per prima. " esordisce. "Ci sono cose, del mio passato, che preferirei non dover raccontare. La mia vita non è mai stata rosa e fiori, Savannah, e per sopravvivere ho dovuto affrontare degli ostacoli ben più pericolosi di Cameron e Bret. So che, magari, ti sembrerà assurdo, però ti prego di non chiedere."

"Tranquillo, non ti avrei chiesto niente comunque. Sono una ragazza che tende a farsi gli affari propri, non so se mi spiego. "

Isaac mi fa cenno di riprendere a camminare. "Si, ho capito. E di questo ti ringrazio. Forse un giorno ti racconterò la mia storia, ma quel giorno... "

Continuo io per lui. "Non è oggi. "

"Già."

La nostra conversazione termina così, con un avverbio e tante domande inespresse.

🔹🔸🔹🔸🔹

"Allora? Com'è andata la passeggiata con Isaac? " mi chiede Leah, una volta tornati a casa.

"Leah, non è che, siccome il mio corpo ha deciso di concedermi un attimo di tregua, dovete per forza appiopparmi al primo che passa." È la verità, gli attacchi di panico sono sempre dietro l'angolo, non c'è da stare tranquilli.

Leah alza gli occhi al cielo, afferra un biscotto dalla biscottiera e se lo mette in bocca. "Okay okay. " gracchia, la voce impastata.

"Leah, potresti gentilmente ingoiare il biscotto? Che schifo. " la rimprovero.

La mia amica, in risposta, mi lancia un tovagliolino accartocciato. Lo paro con la mano libera e glielo restituisco. Con la mira che mi ritrovo, però, finisco per centrare la pentola.

"Oh no! " esclamo a bassa voce. " Mamma mi ucciderà. "

"Nah, non lo farà. Quella pentola è vuota, Savannah. Prima di giungere a conclusioni affrettate, controlla bene se il fornello è acceso oppure no. "

Inclino la testa verso il basso ed emetto un sospiro di sollievo. Pff, pericolo scampato. Nonostante ciò, recupero ugualmente il tovagliolo incriminato, non mi è mai piaciuto lasciare tracce.

"Comunque, dicevo sul serio oggi. Io e Ryan non ti lasceremo da sola finché Cameron non avrà ottenuto quello che si merita. Non gli permetteremo di avvicinarsi a te. Ti abbiamo lasciato con Isaac perché di lui ci si può fidare."

"Come fai ad esserne così sicura? " le chiedo.

"Ti fidi di lui, quindi anche io mi fido di lui. Semplice no?"

Già, semplice.

In camera, mentre piego i vestiti, ripenso alla mattinata trascorsa in compagnia di Isaac, alla sua ironia e soprattutto al suo repentino cambio d'umore. In un certo senso, mi sento in colpa. Sono stata io a ridurlo in quello stato. Devo imparare a tenere la bocca chiusa, anche se... Isaac dovrebbe imparare a fidarsi un po' di più della gente. Io, dopotutto, l'ho fatto.
La camera è immersa nel silenzio, Leah e Ryan si trovano in cucina, con mamma e papà. Mi piace passare del tempo da sola, sento di averne bisogno.
Ripongo i vestiti nell'armadio e mi soffermo ad osservare una fotografia appiccicata nella parte interna dell'armadio. Eccola li, nascosta da una miriadi di vestiti, la fotografia che ritrae me e Danny il giorno in cui decise di dichiararsi.
L'amore che provavo per lui, e che tutt'ora provo, era così intenso che riesco a trattenere a stento le lacrime.
Io e lui, non avevo bisogno di nient'altro. Sono stata una stupida a non capirlo, a rinunciare al nostro amore per colpa dei miei sensi di colpa.
A distanza di mesi, mi rendo conto di non aver agito nel migliore dei modi, e di aver lasciato che colpe non mie ricadessero sulla storia d'amore più bella del mondo e la schiacciassero.

Stacco la foto e me la rigiro tra le mani. Nessuno, a parte me e Danny, sa della sua esistenza, l'abbiamo scattata subito dopo scuola. Un giorno magnifico, da qualche parte dovrei avere ancora conservato il cartellone che mi fece trovare al centro del campo da basket.

"Scusami per tutto, sono stato uno stronzo." recito a memoria, mentre mi porto la foto al petto e la stringo più forte che posso.

Scusami tu, amore mio, per non essere stata la ragazza che hai sempre sognato di avere accanto.

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Buon pomeriggio, come state?
Non scrivo nulla sul capitolo, vorrei soltanto sapere la vostra opinione.
A presto, un bacio.

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