sixteen - article

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Le lacrime scendevano lente dagli occhi scuri di Namjoon, ricongiungendosi assieme una volta raggiunto il mento del ragazzo.

Ogni singola lacrima era carica di crudo dolore e a contatto con la pelle sembrava quasi bruciare.

Vari singhiozzi lasciavano le labbra tremanti di Namjoon, riempiendo la stanza dell'eco di un pianto straziante.

Seokjin aveva abbandonato la casa da pochi minuti e Namjoon non riusciva a calmarsi.

Era arrabbiato con sé stesso perché sapeva che aveva rovinato tutto con la sua curiosità.

Era addolorato perché il ragazzo se n'era andato, lasciandolo solo.

Ma soprattutto era deluso. Era deluso perché Jin non gli aveva risposto.

Non gli aveva mai parlato di nulla, semplicemente aveva continuato a rimandare quella fatidica chiacchierata, lasciando il minore ai suoi intricati dubbi.

Che la sua soulmate non si fidasse di lui? Che Jin non volesse raccontargli nulla perché lo considerava poco affidabile?

Questo pensiero feriva profondamente il minore.

Era come se qualcuno avesse preso a sassate il suo debole e fragile cuore, rompendolo piano piano, lanciando una pietra alla volta.

Si alzò lentamente dal divano, decidendo di raggiungere il piano superiore, ma non trovò la forza di camminare fino alla propria camera.

Si lasciò così ricadere sul divano con un singhiozzo più forte degli altri, accoccolandosi contro lo schienale e seppellendo il viso nel cuscino.

Continuò a piangere senza interruzioni, raggiungendo un minimo di tranquillità soltanto una volta addormentato.

Tranquillità così per dire, sia chiaro.

Jin infatti lo tormentava anche nel sonno, presentandosi con un'espressione arrabbiata in volto e delusione nel tono della voce.

Il cuore di Namjoon non poteva sopportare la vista del suo Jin senza quel sorriso contagioso e sincero che tanto lo caratterizzava.

La scena di prima si ripeteva all'infinito negli incubi del ragazzo, lasciandolo ancora più scalfito dal dolore.

Rivivere lo stesso litigio ancora e ancora distruggeva Namjoon, tanto che ad un certo punto cominciò a piangere nel sonno, chiamando in un sussurro tremante il nome del ragazzo.

Quando i suoi genitori tornarono a casa, ritrovarono il figlio in quelle condizioni e cominciarono a preoccuparsi.

La madre ipotizzò che avesse la febbre alta e che stesse delirando, così coprì il suo corpo con una coperta e gli accarezzò dolcemente i capelli.

Gli rimase accanto per qualche ora, seduta sulla parte libera del divano ad accarezzare i suoi capelli morbidi finché non sembrò calmarsi.

Aveva infatti smesso di piangere e sembrava aver raggiunto finalmente un momento di pace.

La donna accennò un lieve sorriso e lasciò un bacio sulla nuca del figlio, decidendo di lasciarlo riposare lì sul divano.

•••

La mattina seguente, Namjoon si svegliò con un grande mal di testa a martellargli le tempie.

Le guance erano ancora umide a causa di tutte le lacrime versate durante la notte, le palpebre erano pesanti come se fossero state ancora cariche di pianto.

Lentamente si tirò a sedere, guardandosi attorno.

Si trovava ancora sul divano e a quanto pare i suoi erano usciti di nuovo, lasciandolo solo.

Notò che sul tavolino da caffè la madre gli aveva lasciato un bigliettino con accanto un bicchiere d'acqua.

La scrittura elegante della donna annunciava che sarebbero rimasti via per tutto il giorno, aggiungendo però che avrebbe dovuto chiamarli in caso si fosse sentito male.

Il ragazzo sospirò e si alzò dal divano, raggiungendo la cucina con l'intenzione di prendere un'aspirina.

Si bloccò però sullo stipite della porta quando vide i fiori che il giorno prima gli aveva portato Jin.

Non aveva infatti avuto tempo di portarli nella propria camera, dimenticandoli nel vaso di vetro sopra al tavolo della cucina.

Questi erano ancora rigogliosi, con i petali delicati che giocavano con la luce del sole a cambiare tonalità di colore.

Namjoon sentì gli occhi pizzicare mentre davanti a lui la scena si ricreava nuovamente, gli occhi scuri e irati di Jin che lo accusavano di aver tradito la sua fiducia. 

Prese un grande respiro cercando di non piangere, decidendo di portare in camera propria i fiori.

Almeno lì non li avrebbe visti ogni singola volta che doveva cenare con i suoi genitori, rischiando di farli preoccupare per il suo umore.

Non voleva tornare dalla psicologa, non ora che era migliorato.

I suoi non avrebbero esitato un solo istante a trascinarlo nello studio della dottoressa se avessero notato il suo stato d'animo.

Salì così le scale che portavano alla sua stanza, mettendosi poi alla ricerca di un vaso dove poter sistemare i fiori.

Cercando tra gli armadi del piano superiore, Namjoon, impacciato com'era, fece cadere la collezione di giornali del padre.

Non sapeva il perché, ma a suo padre piaceva conservare i giornali per poterli rileggere in un secondo momento, spesso qualche settimana dopo.

Probabilmente lo faceva per imprimere nella memoria gli articoli sportivi dove si annunciava la vittoria della sua squadra del cuore, ma Namjoon non ne era sicuro e non gli interessava granché.

Cominciò a raccoglierli da terra per metterli in ordine e per poco non ebbe un infarto nel prendere tra le mani il giornale di due mesi fa.

In prima pagina c'era la foto del suo amato e di tutti i suoi amici.

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Boy With Love | Namjin Where stories live. Discover now