Parte 7

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Prendo una bottiglietta d'acqua al distributore, che fagocita ghiotto la mia moneta da 2 euro e ne restituisce due da 20 centesimi. La stappo e mi ci attacco. Quando finisco, è già vuota per metà. E' pomeriggio, si sono già fatte le 16. Tremo da sola, ma nessuno se ne accorge. La biglietteria è semideserta, esattamente com'era prima.

"E' tornato H.W.?".

V.P. mi guarda strano quando faccio il suo nome. "No, perché?".

Non c'è traccia della sua presenza.

Inizio seriamente a pensare di essermelo immaginato. Finché poi, a un certo punto, non lo sento arrivare, picchettando il suo bastone sulle mattonelle graffiate del pavimento, il suo portamento sempre fiero e caricato.

"Ho deciso che prenderò quel treno".

"Bene" gli rispondo in tono asciutto.

"Non la importunerò più. Probabilmente non sentirà più parlare di me, perché io ho smesso di incrociare la sua strada e lei la mia". Non riesco a leggere la sua espressione facciale. Forse perché sono troppo stanca, e mi fanno male gli occhi, perché hanno accesso tutte le lampade al neon per via del cielo sempre più scuro. Troppo scuro, mi rendo conto io all'improvviso, squadrando la finestra della biglietteria. Che ore sono?

"Vorrei dirle buona fortuna, ma la verità è che non posso dirglielo, e lo sa perché?".

"Perché?" ripeto, in tono spossato.

"Lei lo sa bene perché".

"Allora perché me lo chiede, signore?".

"Perché voglio che lei rifletta per conto proprio. Ma siccome non sembra intenzionata a farlo, e ha già dimostrato che non gliene importa niente di me, dovrò darle una mano, giusto per aiutare le persone che accidentalmente le finiranno davanti, in futuro. Non ha ancora nulla da dirmi?".

Incrocio le braccia. "Non so di cosa parla".

"Ho il treno che mi aspetta" dice, guardando il grosso tabellone appeso al muro. "Ma è mia premura farle sapere che lei ha rovinato tutto. In un solo giorno lei ha tenuto fra le mani la mia vita e l'ha completamente sconvolta. Ha compromesso per sempre tutto quello a cui ho lavorato negli ultimi anni della mia vita, il mio cammino per perseguire ciò a cui sono sempre stato destinato. Lei mi ha impedito di completarmi. E tutto per cosa? Per pigrizia? Negligenza? O magari scetticismo. Non glielo saprei dire, ma non è importante. Io non la perdonerò mai, signorina. E sa qual è la cosa buffa di tutto questo? Per quanto io sia arrabbiato con me stesso e con lei per aver lasciato che questo succedesse, l'unica persona che reputo moralmente responsabile è il sottoscritto. Io a lei, signorina [il mio nome], la compatisco. Vuole sapere perché?".

Mi scruta intensamente.

"Quando si attraversano i binari di un treno a piedi, con il treno che sta per raggiungerti, sai bene che quel treno non ti spingerà mai dall'altra parte, al sicuro: ti spingerà nella sua direzione, in senso orizzontale. E non per cattiveria, non per negligenza e non per un qualche tipo di bontà d'animo. Lo fa perché questo fanno i treni: vanno avanti, sempre e comunque; sono manovrati dai loro conduttori, e loro hanno una volontà, ma i treni sono solo macchine. Ingranaggi, capisce? Proseguire sulla propria strada macinando diversi chilometri all'ora fischiando, senza pensare ad altro, è l'unica cosa che sanno fare. Capisce?".

"No".

H.W. fa un sorriso enigmatico. "Lei è la mia interferenza. Io, mio malgrado, sono la vittima legata sui suoi binari. Ha presente, no? Come nei western".

"Continuo a non capire".

"Meglio così" dice. Nel giro di pochi istanti esce dalla biglietteria, diretto alla sua banchina con il biglietto gratuito in mano. Non resto a guardarlo per più di tre secondi, e me ne vado. Lo stress mi sta uccidendo, e devo andare in bagno. Sciacquarmi il viso mi aiuterebbe a sentirmi meglio, più rinfrescata, magari mi fa passare il male alle palpebre. Mi viene fame, e poi penso che ho già mangiato, e mi stresso ancora di più perché non dovrei avere così tanto bisogno di cibo, e il mio pensiero va ai miei vestiti smagliati, buttati nei cassetti. Vorrei soltanto smetterla di pensare, a qualsiasi cosa. Che giornata, eh? Tremenda. Dio mio, non vedo l'ora di tornare a casa.

I PENDOLARI SI VESTONO DI NEROWhere stories live. Discover now