Parte 2

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Manca un'ora prima di staccare e come al solito mi sento il culo addormentato sulla sedia girevole, il mio corpo mi prega di farlo muovere, e le mie dita tamburellano impazzite implorando una sigaretta. Il solito grigiore che mi spinge e io che oppongo resistenza senza spingere, soltanto con il mio peso morto. Poi entra una persona. Non meno di sessant'anni, direi. Cranio completamente calvo, media statura, due occhi infossati sotto sopracciglia cespugliose marroni, la pelle del viso rossa e rugosa, e un paio di baffi folti di color grigio macchiati di giallastro sotto un grosso naso tondo e lucido. E qui non esagero quando dico che la sua faccia è la cosa che attira meno l'attenzione: indossa un completo, giacca e pantaloni color rosa salmone, con sotto una camicia bianca dalle rifiniture dorate, e una cravatta anch'essa dorata; ai piedi porta un paio di scarpe bicolore e in una mano piena di anelli stringe il pomolo di un bastone da passeggio color mogano. Fa il suo ingresso nella stanza come un attore che attraversa il palcoscenico del teatro, o il direttore di un circo nell'arena. V.P. lo squadra senza dire niente, ma io posso sentire da dove sono il rumore del suo cervello che si inventa mille modi diversi di giudicarlo e di prenderlo in giro, un rumore simile a quello di qualcuno che scarabocchia su un foglio spingendo così tanto la penna da strapparlo.

L'uomo si avvicina a me, e mi fa. "Buongiorno".

"Buongiorno" ricambio io.

"Vorrei un biglietto per il treno diretto a Roma Termini" mi dice, pronunciando ogni parola in modo perfetto. Ha una voce secca e rauca ma stranamente melodiosa. "L'Interregionale che parte oggi alle 16:15".

"Certo" rispondo. "Sono €16,70".

Lo sconosciuto traffica nelle tasche, e inizia a tirare fuori sul bancone davanti a me ogni singolo oggetto che vi si trova: il suo cellulare, un Blackberry vecchio modello di quelli con i tasti piccolissimi per le lettere di cui io non ho mai capito il senso, una serie interminabile di monete di rame da 1 e 2 centesimi, e alla fine anche un paio di oggetti lunghi ricoperti di pelo bianco che non avrei saputo identificare, forse degli strani portachiavi, anche se non erano attaccati a nessuna chiave. Tira fuori anche due piccole chiavi sfuse dalla testa rotonda. Poi, miracolosamente, recupera due banconote e un paio di monete di valore superiore.

"E' la prima volta che percorre questa tratta?".

"Eh, no".

"Il suo nome?" gli chiedo.

"H.W." mi risponde.

Inserisco il suo nome, pigiando la tastiera in modo febbrile. "Straniero?".

"Sì" risponde lui con un sorriso garbato, senza aggiungere altro. Mentre parla, però, percepisco un vago strascicare tipico di questa zona.

Una finestra appare sul computer, con una piccola animazione sul bordo che raffigura fuochi d'artificio. Premo 'invio' e continuo la procedura, senza pensare ad altro. Una fitta di mal di testa mi colpisce all'improvviso, come se qualcuno mi avesse conficcato due arpioni nelle tempie. Stringo gli occhi e continuo.

"Complimenti" gli annuncio, in una pallida imitazione di contentezza. "Questo è il suo cinquantesimo biglietto acquistato su questa tratta; questo biglietto quindi glielo offre la compagnia".

Mi volgo del tutto verso H.W. e vedo che la sua espressione ha smarrito ogni sorta di gentilezza. Le rughe attorno alla bocca gli si sono stese in lunghi solchi verticali. Gli occhi mi fissano senza sbattere le palpebre. In una mano tiene una banconota da 10, una da 5, e tre monete da 1 euro, 50 e 20 centesimi; esattamente il prezzo del biglietto.

"Mi scusi, come?" mi chiede.

"Non deve pagare il biglietto" gli dico.

"Come no? No, io ho i soldi".

I PENDOLARI SI VESTONO DI NEROWhere stories live. Discover now