Capitolo 10

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La mattina dopo mi alzo tardi e trovo un biglietto infilato sotto la porta d'ingresso "Se sei libera ci vediamo a pranzo, chiamami Akito"

Sono già le 11!

Provo a chiamarlo anche se non so perché ma al telefono mi vergogno un po', sono quasi agitata.

"Pronto?"

"Ciao..."

"Buongiorno! Scusami ma sono a lezione, vuoi venire a pranzo con me alle due? So che è tardi, ma oggi finisco tardi"

"Si io mi sono svegliata adesso, dove ci vediamo"

"all'università K , non è lontano da casa, all'ingresso c'è una statua enorme non puoi non vederla, ci vediamo li ok?" dice in un sussurro.

"Ok a dopo allora!" dico prima di riagganciare.

Non sapevo che oltre al lavoro al bar andasse anche all'università. Mi infilo sotto la doccia e poi torno in camera per iniziare a prepararmi apro l'armadio e mi sembra di stare davanti ad un buco nero "non ho niente da mettermi!" urlo anche se non c'è nessuno e anche se so benissimo che non è vero, ma tutto mi sembra inadeguato! Poi mi blocco ancora più nel panico, ma questo è il nostro primo appuntamento? Il cuore inizia ad accelerare i suoi battiti lo stomaco è in subbuglio. Perché sono così agitata? Ho partecipato a quintali di serate di gala e impegni ufficiali e non o mai avuto dubbi e adesso vado nel panico per un pranzo? Devo essere impazzita! Cerco di tornare lucida e per fortuna mi ricordo del bel vestito comprato qualche tempo fa, lo indosso e evito anche di guardarmi allo specchio se no già so che finirei per pensare che nemmeno questo è adatto. Mi sistemo i capelli e direi che sono pronta, dovrei truccarmi? Di solito ci si trucca per gli appuntamenti, ma diciamo che non voglio dare nell'occhio, quindi preferisco evitare, un po' di lucida labbra sarà più che sufficiente. Una spruzzata di profumo e adesso sono davvero pronta, ma tra il panico e l'agitazione sono già quasi le due, mi metto a correre in direzione università, per fortuna è davvero vicina, e già da lontano vedo la statua di cui parlava Akito, poi vedo la chioma bionda e quegli occhi che mi incantano sempre, sta guardando il cellulare. Poi alza lo sguardo e io faccio cenno con la mano mentre mi avvicino, lui mi viene incontro.

"Scusa il ritardo!"

"Tranquilla sono arrivato adesso! Hai fame?"

"In realtà si, dove mi porti?"

"Ti piace il sushi? Perché a me non mi dispiace" dice con uno strano sguardo...

"Bene allora sushi sia" dico sorridente.

Mi prende la mano e iniziamo camminare, sembra una cosa sciocca, ma quel semplice contatto mi fa stare bene, mi fa sentire protetta.

"Frequenti l'università allora! Non lo sapevo. Che facoltà?"

"Medicina, sto studiando per diventare un chirurgo"

"Davvero? Ma è difficilissimo!" lo guardo ammirata.

Lui fa un ghigno di vittoria "Ti piacevo solo per il mio corpo eh?"

Io arrossisco, ma vorrei ucciderlo.

È lui a togliermi dall'imbarazzo "e tu niente università?"

"Quando abitavo in America ci stavo pensando, poi è successo quello che è successo e ho lasciato perdere tutto perché volevo andare via. Magari il prossimo anno potrei tentare l'ammissione qui in Giappone, ma non so ancora."

"cosa ti piacerebbe?" chiede.

"sai che non lo so?" ammetto

"Bhè spero che sarai più decisa sul pranzo, siamo arrivati" Dice aprendomi la porta, si vede che viene spesso perché il proprietario lo saluta per nome.

Finito di mangiare mi dice che deve andare al bar, al lavoro, cerca di fare qualche soldo extra perché la sua università è molto costosa, è davvero un ragazzo ammirevole.

Decido di accompagnarlo al lavoro che tanto è sulla strada di casa e restiamo d'accordo che quando finirà passerà a salutarmi.

Quando rimango sola inizio a pensare, lui non solo va all'università, ma lavora anche, sembra davvero un bravo ragazzo. Inizio a pensare a cosa potrei fare io, non posso mica continuare a vivere di rendita per sempre? É vero che ho ancora molti risparmi, ma conoscendomi, senza niente da fare finirei per annoiarmi. 

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