Nina:"Sono nella hall"

Attesi qualche istante poi, la suoneria del mio cellulare mi fece sobbalzare. Ancora quel maledetto numero non in rubrica.
-"Pronto??"- sbottai nervosa.
-"Pronto??"- ancora quei sospiri, riagganciai.
-"Ok, ti piacciono gli scherzi a quanto pare vediamo se così ti arrendi.."- parlai fra me e me, composi il numero che mi aveva telefonato ma nulla quest'ultimo era inesistente. Seccata inserì il cellulare nella mia borsetta, forse avrei dovuto semplicemente ignorare e godermi Parigi fino all'ultima goccia. Intravidi il ragazzo uscire dall'ascensore, indossava un paio di jeans scuri i suoi soliti anfibi pesanti e un maglione nero con un giubbotto di pelle. Sorridente, mi si avvicinò.
-"Ehi, ma questo cappellino è adorabile"- esclamò, dandomi un buffetto per scostarmi il basco.
-"Ti piace? È il tipico cappello parigino"- mi vantai, nel frattempo uscimmo dalla struttura.
-"Vedo che ti stai ambientando"-
-"Assolutamente si!"- felice come una pasqua, gli afferrai la mano, riempiendo tutti gli spazi.
-"Sei pronta allora per il tour della grande torre ?"-
-"Prontissima"- esclamai, sistemandomi il capello più in basso e cominciando a saltellare dalla gioia. Egli rise sonoramente a quella scena infantile, mi si avvicinò e mi bacio la tempia velocemente.
-"Ok andiamo allora"-

A mia insaputa Derek aveva pagato per entrambi l'ingresso alla torre, permettendoci di salire fino all'ultimo piano e goderci il mozzafiato panorama di quella città incantevole, avrei voluto avere li la macchina fotografica per immortalare ogni momento, ogni emozione, ogni sfumatura arancione del sole che stava per tramontare lasciando spazio all'altra magnificenza notturna. Pranzammo poi con un pasto al volo, niente di complicato o sofisticato, lui non era come suo padre amava le cose semplici e genuine, proprio come me. Quell'hot dog era così buono che mi lasciò l'amaro in bocca quando finí, che me ne presi immediatamente un'altro non era molto grosso, dovevo pur stare attenta alla linea ma in quel momento eravamo a Parigi, degli scrupoli mi sarei occupata una volta rientrata a New York.
Erano le cinque quando varcammo la soglia del nostro piano.
-"A che ora è la serata?"- stavo girando la chiave nella serratura della mia camera, avevamo intenzione di guardare uno dei film che avevo scaricato sul mio laptop.
-"Non ne ho idea, ma non credo fra molto"-
-"Oh"- sibilai, quando però entrai nella stanza ebbi quasi una scossa al cuore, una donna sulla quarantina bionda con una folta frangia era intenta a sistemare il suo alto e grande beauty sulla poltroncina.
-"Oh ciao, io sono Kelly scusami se sono entrata così ma ho voluto cominciare, saremo in anticipo"- confusa, osservai un vestito coperto da una fodera sistemato sul materasso. Mi spogliai del mio cappotto, anche Derek fece lo stesso.
-"Cominciare per cosa?"- parló antipatico il ragazzo, che storse il naso.
-"A sistemare i trucchi e le spazzole, cara tu come ti chiami?"- la donna aveva un non so che di materno, sarà per la sua età, o per il dolce sorriso stampato sul viso.
-"Nina"- affermai, titubante.
-"Perfetto, va a lavarti cambiati e indossa questa"- mi pose una vestaglia di seta con a destra la scritta in corsivo Cartier Maison esattamente come alla sfilata di capodanno.
-"Ehm.. d'accordo"-
-"Il ragazzo va via?"- si rivolse ad egli, che nel frattempo si era accomodato sull'altra poltroncina smanettando con il suo cellulare, forse era infastidito e seccato per via di quella donna che avesse fatto saltare i nostri piani.
-"Aspetto qui"- sorrise fintamente. Mi ci avvicinai e senza dare nell'occhio lo spintonai leggermente.
-"Smettila di essere maleducato"- parlai a denti stretti sperando che la make up artist non ci sentisse. Scrollò le spalle con nonchalance, probabilmente ignorando ciò che gli avevo appena detto. Sapevo che c'era qualcosa che non andava, sollevai gli occhi al cielo e mi preoccupai di non badarci per il momento. Feci una doccia calda, lavai nuovamente i capelli strofinando per bene e massaggiai il mio corpo con una crema al cocco che usavo spesso.
-"Perfetto, siediti qui cara iniziamo con la piega"- gentilmente ella battette la mano sul fondo della sedia, mi ci sedetti con indosso la vestaglia sottile. Mi sentivo una diva, una di quelle star mondiali che si fanno truccare e preparare prima di una gala o un red carpet, non ero mai stata truccata prima. Tirai su un ginocchio al petto, e mi rilassai sotto il tocco di un'esporta mentre maneggiava il phon e la spazzola tonda per i boccoli larghi. Li racchiuse tutti in una serie di bigodini, la mia testa sembrava un astronave, il ragazzo aveva riposto il cellulare in tasca e aveva cominciato a guardarmi con un immensa voglia di prendermi in giro, di tanto in tanto gli lanciavo occhiatacce omicide, altre tiravo fuori la lingua come una bambina dispettosa.
-"Smettila, non sono male!!"- ormai Kelly non badava più a noi, si concentrava su di me e sul mio aspetto.
-"Se vieni così alla serata spaventerai a morte gli invitati"- sfociò in una risata fragorosa, forse anche sul viso della donna comparve un mezzo sorriso che tentò di nascondere.
-"Non ci verrò così, stupido, questi qui verranno sciolti dopo"- Kelly avvicinò il suo beauty era l'ora del make up, la parte mia preferita in assoluto.
-"Adesso non farmi ridere o ti ammazzo se il trucco viene un disastro per colpa tua"- fui categorica, gli puntai minacciosamente l'indice contro, egli rise come un matto per la mia espressione esterrefatta e preoccupata.
-"Ok, va bene farò del mio meglio"- alzò le mani in segno di resa, poi Kelly mi disse di chiudere gli occhi.
Sfumò sulle palpebre alternando un nero e un oro più all'angolo dell'occhio, una base non troppo pesante e un tocco di colore alle sopracciglia. Sulle labbra stese un colore chiaro, un rosa tenue, infine sugli zigomi mise dell'illuminante e spolverò del blush pesca sulle gote.
-"Ok fanciulla, vado a preparami ci vediamo dopo"- mi schioccò un occhiolino e una carezza sulla spalla, ricambiai con un sorriso.
-"Ok tesoro puoi guardarti se vuoi"- parló la donna, una volta che Derek uscì dalla camerata. Annuí e Kelly mi porse uno specchio tondo, contemplai la mia immagine a quello specchio sembrai irriconoscibile, quel volto tumefatto e pieni di lividi non c'era più era scomparso per far spazio ad una donna fiera e soprattutto libera. Ebbi gli occhi ludici, quando pensai alla strada che avevo percorso, al coraggio che avevo avuto di trasferirmi e iniziare una nuova vita per lasciarmi la vecchia alle spalle. Sarei voluta essere così forte anche coi miei sentimenti, con ciò che provavo, ma questo richiedeva un grande sforzo.
-"Ti piaci?"- sorrise ampiamente la donna.
-"Si.. molto, è fantastico grazie"- risposi con la voce incrinata.
-"Bene allora vestiamoci così ti sciolgo questi e passo alla pettinatura"- obbedì, mi liberai dalla vestaglia e Kelly mi aiutò gentilmente ad indossare l'abito bordeaux scelto apposta per me. Quest'ultimo aveva un'ampia scollatura sulla schiena contornata da alcuni ricambi ton su ton, sul davanti invece calzava morbido avvolgendo i seni in una dolce presa, le maniche erano lunghe e scendeva infine leggero e vellutato sulle cosce fino a coprire le décolleté in pelle. Kelly avvolse la cascata di boccoli su un lato destro del collo, unendo il tutto con un torciglione dello stesso colore dei miei capelli per far sì che non si notasse. Indossai infine, un orecchino vistoso che riempì il collo di luce e eleganza.
-"Ok siamo pronte, io ho finito ci vediamo domani per la sfilata"- schioccò un affettuoso occhiolino e cominciò a riposare le sue cose.
-"D'accordo, e grazie"- con un cenno del capo, afferrai la mia clatch è leggermente impacciata uscì dalla camera, i corridoi erano silenziosi, bussai alla porta di Derek ma quest'ultimo non rispose probabilmente doveva essere già sceso, pensai.
Kristie insistette tanto nel farmi salpare nel suv assieme ad ella, ma le risposi che mi sembrava più giusto stare con Jessie e gli altri partecipati, seppur intristita mi diede retta e lasciò perdere l'idea.
Espace Europe Etoile, così si chiamava la location nella quale si sarebbe svolta la serata di beneficenza, l'esterno era contornato da fotografi e flash che continuamente illuminavano i nostri volto. Scesi dall'auto in compagnia di Jess, dalla macchina più avanti scorsi Derek uscire assieme a suo padre. Era elegantissimo, indossava un completo nero e una camicia grigia al di sotto perfino abbinato a un paio di derby opache. I capelli corti gli erano stati leggermente gelatinati all'indietro, aveva rasato le guance alla perfezione. Non potei fare a meno che ammirare la sua bellezza che traspirava da ogni dunque. Si stava aggiustando la giacca,la sbottonò e cercava con insistenza il mio viso. Quando finalmente le nostre iridi si incrociarono, sventolai in maniera ironica le dita per salutarlo egli non attese un attimo, mi venne incontro.
-"Però!! Devo ammettere che non sei male"- ironica, gli lanciai un colpetto sul petto, la sua risata riempì i miei timpani.
-"Qualche volta mi impegno anch'io sai"- risi, poi mi fece cenno di avviarci verso l'entrata coperta da paparazzi. Camminammo lentamente, egli pigiò il palmo freddo della sua mano esattamente sull'orlo della schiena lasciata scoperta dal vestito.
-"Non credi di aver esagerato stavolta Stefens?"- sussurrò sensualmente, quel respiro caldo sul collo mi fece rabbrividire, nonostante avessi indosso lo scialle pesante a coprirmi le spalle.
-"Nha, credo sia al punto giusto"- tenni il tono basso, assecondandolo.
-"Dovrò stare attento allora, non mi va proprio l'idea che questi uomini di mezza età possano guardarti in quel modo"- trattenni un risolino, posando cordialmente la mano davanti alla bocca. Per quell'occasione anche un paio di guanti corti in pelle abbinati al pellicciotto m'avevano fatto indossare. Curato tutto nei minimi dettagli.
-"Nessuno mi guarderà, non sono poi così appetibile"- risposi in maniera soffusa.
-"Infatti non lo sei"- rimasi delusa da quel suo commento, non era certamente da lui.
-"Per fortuna.."- continuai sgarbatamente.
-"Sei irresistibile.."- brividi freddi mi scombussolarono il corpo, ricoprendolo di fremiti e sensazioni da me sconosciute. Quella mano dalle dita affusolate era ancora adagiata alla mia schiena, mi ci ero abituata ormai al suo tocco, leggero e talvolta anche delicato. Nessuno mi aveva mai sfiorata e tratta in quel modo, nonostante fossimo ambigui e strani amici, Derek era il mio rifugio.
Quelle labbra accantonate al mio lobo mi fecero tremare ogni corda sottile dell'anima, arrivando a scalfire il cuore come una lama bollante. Sorrisi, non ebbi la forza la rispondere la sua bellezza m'inebriava la mente.
Jessie si era già avviata con altri nostri colleghi e John camminava fiero dinanzi a noi accompagnato da sua figlia. Pensai a mia madre, a come andasse la loro improbabile relazione anche se mi disturbava parecchio John risultava essere il miglior partito nella lista lunga di mia madre, votavo per lui in un certo qual modo. Se non fosse stato stato il mio capo e ne tanto meno il padre di Derek, lo avrei preferito ancora di più. La sala non era molto grande, predominavano il bianco e il rosso, tutto il stile moderno e accuratamente elegante e sofisticato, d'altro canto eravamo a Parigi. La serata era già concimata, datone la marea di gente vestita in giacca a e cravatta che sorseggiava champagne. Uomini alti, distinti, niente a che vedere con il genere maschile con il quale ho sempre avuto a che fare. Donne eleganti e raffinate, probabilmente anche con una leggera puzza sotto il naso, ma i loro visi erano così belli, rilassati e sorridenti. Forse un po' mi era stato concesso di sorridere di essere felice e smetterla con l'auto commiserazione, d'altronde avevo cambiato idea, Robert era libero ma come avrebbe fatto a trovarmi in un posto improbabile come quello, ero serena per la prima volta nella vita sapevo che quest'ultima poteva donarmi un sano futuro. Nonostante fossi in eterno conflitto con quel ragazzo, che mi aveva fatto sbattere contro una serie di sentimenti mai provati prima, sensazioni nuove e turbolente scelte difficili e controllo delle proprie azioni. Decisi di non esagerare con l'alcol quella sera, di fatto bevvi soltanto un bicchiere di champagne per poter brindare con tutti ai soldi della sfilata che sarebbero dovuti andare in beneficenza. Chiacchierai a lungo con Jessie, restando alla larga però da quelle persone che mi avevano giudicato a cena la sera precedente, anche Kristie si unì a noi nonostante ella fosse leggermente impegnata a sostenere importanti conversazioni con suo padre accanto ad alcuni pezzi grossi.
-"Nina, vieni!"- il richiamo di John mi fece scusare con Jessie, che mi stava raccontando della sua nuova conquista all'interno della Maison.
-"Si, arrivo"- accanto a suo padre vi era Derek, ci eravamo scambiati si e no qualche parola durante la serata,d'altronde passavamo insieme ogni minuto della giornata era anche giusto dedicare del tempo alla mia amica e a sua sorella. Tenendo stretto fra le dita l'orlo del vestito troppo lungo, mi avvicinai al quadretto delizioso che comprendeva John, i suoi figli e un uomo robusto dai capelli brizzolati e leggermente più abbronzato del normale.
-"Stefens, volevo presentarti Giorgio ha contribuito molto a questa serata"- poi collegai.

IL CORAGGIO DI RESTARE (In corso)Where stories live. Discover now