Capitolo 38.

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Cher’s point of view.

Una volta aver avvolto il mio corpo con un asciugamano bianco, inizio a chiedermi come mai Harry si è immerso in un’onda di silenzio. E’ da un po’ che non lo sento, e non è entrato nemmeno in bagno a sbirciare come è solito fare.
Sono di fronte allo specchio, ammirando i miei occhi lucenti e stranamente.. felici.
Non sono abituata a vedermi così, con un sorriso sul volto incontrollabile. Credo di stare bene – indifferentemente da quei piccoli problemi, ma risolvibili –, non benissimo, ma bene. E’ come se una polvere magica mi sia caduta sulle spalle, rendendomi una persona felice.
Percorro la curva delle mie labbra, meravigliandomi ancora di quanto io non riesca a rimuovere questo ghigno. Ho fatto l’amore con Harry, due volte. Riesco a sentirmi più donna, più viva, riesco a sentire i miei diciotto anni scorrermi nel sangue. Riesco a provare quell’amore per un ragazzo che va oltre all’affetto, all’amicizia, riesco a sentire quel dolore piacevole nello stomaco ed il cuore sempre più leggero.
Per farla breve, se mi chiedessero come ci si sente ad essere innamorati, risponderei che è esattamente lo stesso effetto del sentirsi drogati. Non assimili più nulla, sai solo che faresti di tutto per averne di più, sempre di più. Finché non ne avrai una dose eccessiva, ed è lì che si impazzisce d’amore.
Dopo aver asciugato i capelli li lascio liberi lungo le spalle, credo siano diventati di qualche centimetro più lungo. Dopo aver indossato l’intimo, mi copro con un semplice jeans ed una maglia bianca. Infine, a piedi nudi, cammino nel salotto alla ricerca del ragazzo dagli occhi verdi.
«Harry?» Corrugo la fronte, camminando verso la cucina. E’ di spalle, con le mani chiuse a pugno sul tavolo. La mia borsa è accanto a lui, chiusa.
Sospira. «Qualcosa?»
«Come?»
«C’è qualcosa che devi dirmi?» Si gira, lo sguardo addolorato che mi ristringe lo stomaco.
«Cosa vuoi sentirti dire?» Cammino verso di lui, raccogliendo la borsa. Lui guarda i miei movimenti, per poi bloccarmi un polso e spingermi verso di lui. I suoi occhi sono scuri, socchiusi ed emanano negatività. Odio quando succede.
«La verità, Cher.» Stringe il mio polso, fino a farmi male. Voglio che si fermi da solo, non gli dirò che mi sta praticamente schiodando il braccio.
«Non c’è nulla, sul serio, va tutto bene. Cosa ti preoccupa, Harry?» Gli accarezzo il viso con la mano libera, mordendomi la lingua per il dolore.
«Va tutto bene, solo non mi piace che tu mi nasconda le cose, capisci? Se c’è un problema possiamo affrontarlo insieme, sul serio. Non c’è bisogno di nascondermi un fottuto cazzo.» Ringhia.
«Smettila, ti stai rendendo ridicolo.» Dimeno il braccio dalla sua mano, guardando il leggero livido sul polso. Scuoto la testa, dirigendomi verso l’ingresso. Una volta arrivata, mi inginocchio per calzare le mie converse.
«Dove stai andando adesso? Puoi non scappare, per favore?» Il tono è severo.
«Io non sto scappando!» Ribatto, alzando gli occhi al cielo. «Sto semplicemente andando da Mitchell, ho delle cose da dirgli.»
«Hai delle cose da dire a lui ma non a me. Ottimo.» Continua a lamentarsi, ma non so di cosa. Si nasconde in camera mia, chiudendo la porta ed urlandomi di non muovermi. Sbuffo, portandomi le mani nei capelli per scostarli dal viso. Stava andando tutto troppo bene, e invece Harry sta avendo un’altra caduta nel mondo dei ragazzi mestruati. Fantastico.
Schiudo la porta d’ingresso, stringendomi la borsa sotto l’ascella. Non passa un secondo che Harry si avvicina, con un pantalone nero e la maglia nera. Si era nascosto in camera mia per mimetizzarsi come Batman?
«Mi accompagni?» Lo seguo giù dalle scale, accigliandomi.
«Torno nel mio appartamento, ho bisogno di pensare.» Dice, superandomi di due gradini.
«Credevo avessi deciso di stare un po’ da me.» Dico timidamente. «Sai, per il fatto dei Bellvieri e tutto.» Odio cercare pietà.
«Cazzo.» Si ferma di scatto, ed io sbatto contro la sua schiena. Irritante o no, rimane il solito armadio. «Vorrà dire che ne approfitterò e prenderò solo qualche cambio, ci fermeremo a dormire lì.» Lo sta sul serio proponendo? Cammino fino a fermarmi di fronte a lui, appoggiando le mia mani sul suo petto.
«Dovrei dormire da Mitch?»
«Dormirai nel mio letto.» Questo mi sembrava ovvio, no? Per caso aveva in mente di farmi dormire sul divano? Diamine, spero di no!
«Non è questo il punto, noi dobbiamo parlare! Harry.. No!» Prima ch me ne accorga mi prende su come un sacco di patate, posandomi sulla sua spalla. Inizio ad urlare e a dargli dell’idiota, ed inizio ad odiare il fatto che lui resti serio e non dica una parola nel tanto che scende le scale.
«Che cosa fai?» La signora Themps, che abita al secondo piano, sta entrando nel condominio e dallo spavento fa cadere le buste della spessa. Le faccio un sorriso di scuse.
«Va tutto bene, il mio amico ha solo qualche problemino nel gestire la rabbia e fermarsi a fare un discorso serio ed adulto.» Lo urlo, in modo che capisca che è riferita a lui la risposta.
«Potrei fare un commento simile sulla tua bocca, ma la evito.» Sospira, posandomi a terra. Lo fulmino con lo sguardo, ignorando il suo sorrisetto stronzo. Ora sorride, prendendomi evidentemente in giro.
«Cher, dovremmo chiarire delle cose. Io voglio che qualcosa tra di noi ci sia, ma ho bisogno della tua fiducia. Ho bisogno che tu mi dica quali problemi ci sono, se ci sono.» Le sue mani sono strette nelle mie. Le guardo, stupita.
«Possiamo andare da Mitchell?» Chiedo debolmente. Non posso parlargli della gravidanza di Tessa, sarebbe stupido. Insomma, per primo dovrebbe saperlo il padre, è già grave che lo sappia io.
«E va bene.» Sbotta, prendendomi una mano e guidandomi all’auto che gli hanno prestato.
«Che fine ha fatto la tua Audi? Stiamo andando in giro con questo rottame da una vita.»
«Mitchell ha detto che per la prossima settimana poteva procurarmi qualcuno che me l’avrebbe aggiustata ad un prezzo ragionevole.» Conoscono sempre qualcuno che possa fare qualcosa. Una volta un idraulico, poi qualcuno per i passaggi da una scuola all’altra, un tizio per il passaporto ed ora anche un meccanico. Credo che frequentino la borsa di Mary Poppins.
Siamo di fronte al condominio di Harry. E’ da un po’ che non ci metto piede, infondo è da qualche giorno che non esco di casa. Ed è normale, avevo bisogno di calmarmi e tutto. Però adesso sono pronta a ripartire, non posso più mangiarmi le unghie su di un letto caldo ed una tazza di tè, anche se sembra invitante come cosa.
«Cher.. Harry..» Gli occhi rossi di Mitchell attirano la mia attenzione, magari Tessa aveva ragione sul fatto che si drogasse. Però non lo avevo mai visto così, ho sempre saputo che vendeva roba ma non aveva mai fatto uso di stupefacenti prima. Gli faccio un leggero sorriso, lui non mi toglie gli occhi di dosso.
Harry lo sorpassa con una spallata scortese, accostandosi in camera sua senza nemmeno salutarlo. Faccio un passo in avanti, tossendo un minuto dopo. C’è una puzza di fumo, cibo bruciato ed erba: insopportabile. Corro verso la finestra in salotto, le tende sono rosse e sporche, le strappo praticamente via. Spalanco la finestra, respirando aria pulita.
Sgrano gli occhi, respirando affannosamente. «Puoi spiegarmi cosa significa tutto questo?» Indico il posto intorno a noi; vestisti sparsi ovunque e cartoni della pizza alti quanto il Big Bang ci circondando, e lui guarda il tutto come se fosse normale. E’ un disastro, ci sono piatti rotti e.. siringhe. Sto per rabbrividire quando vedo della polvere bianca sparsa sul divano.
«Che cosa stai facendo?» Mormoro, camminandogli incontro con gli occhi che iniziano a pesarmi. «Tu non sei così.» Una volta essergli vicino, noto i suoi occhi inumidirsi. Il suo sguardo è insostenibile, eppure è il primo che lo devia, non riuscendo lui a sopportare i miei occhi.
«Io non ho più nulla, Cherie.» Singhiozza, venendomi incontro ad abbracciarmi. Barcollo un po’, stupita, ma ricambio l’abbraccio. Ha un orribile puzza di muffa e fumo, che non gli appartiene per niente. Preferivo il suo profumo di mare a tutto questo schifo.
«Hei, va tutto bene.» Gli accarezzo i capelli annodati più lunghi del solito. «Perché non ti fai un bagno, devo parlarti. Io intanto cerco di sistemare questo macello.» Gli sorrido teneramente, lui sospira prima di tossire lievemente coprendosi la bocca con una mano.
«Non andartene.» Piagnucola. Pensa sul serio che lo farei? So che è confuso, ma dovrebbe conoscermi.
«Non lo farò, tu però vai a farti una doccia fredda. Per quello che ho da dirti ho bisogno che tu stia bene.» Gli dico, facendo cenno di andare verso il bagno. Lui fa un lungo sospiro, e, scostandosi i capelli dalla fronte, si dirige verso camera sua.
«Harry!» Lo chiamo dal salotto in cui mi trovo, dopo due secondi la sua faccia innervosita sbuca dalla porta di camera sua. «Ti va di aiutarmi a pulire un po’ questo posto, per favore?»
Lui mi guarda per un lungo tempo, indeciso se mantenere il suo ruolo da ragazzo cattivo e distaccato oppure sottomettersi al mio sguardo dolce. Fa un lungo sospiro prima di camminare in avanti, lasciando la sua parte rude e cattiva alle sue spalle.
Ci mettiamo circa un’ora a completare il tutto, in completo silenzio. I nostri sguardi si sono incontrati qualche volta, ma lui, mantenendo ancora un po’ del suo strano nervosismo, lo distoglieva istantaneamente. Dopo aver sprecato due interi spray profumati intono all’intero appartamento, siamo fieri del nostro lavoro.
Insomma, sempre meglio di prima. Ultimamente, noi tre, non riusciamo ad avere una casa come si vede. E siamo a Londra, dove tutto è praticamente perfetto, mentre noi sembriamo appena usciti da un film che può nuocere ai minori di quattordici anni.
«Sai dirmi che ore sono?» Chiedo ad Harry, sciogliendo la crocchia disordinata che mi ero fatta.
«Credo siano passate le otto. Senti non credo che tu voglia muoverti da qui, ho bisogno di andare a compare un pacchetto di sigarette, posso lasciarti un minuto da sola?» Mordendomi un labbro lo guardo insicura, ma alla fine non posso fare altro che annuire debolmente. Harry si passa la lingua sulla labbra, calando lo sguardo. Odio farlo sentire troppo in colpa.
«Grazie per avermi aiutato.» Gli sorrido, lui sospira.
«Non dovresti affaticarti troppo.» Prendo il mazzo di chiavi di Mitchell dal tavolino dell’entrata e, prima che apra la porta, si ferma un secondo a guardarsi intorno. Fa un lungo sospiro e mi viene incontro, rimango in silenzio a guardarlo.
«Se succede qualcosa.» Fa un passo verso di me, eliminando ogni distanza. «Qualsiasi cosa.» Ripete, ad alta voce e con le sopracciglia inarcate. «Tu devi assolutamente chiamarmi, okay? Se Mitchell fa il cazzone, chiamami.» Prende una mia mano nella sua, stringendola. Sarà anche stronzo, ma riesce a non esagerare mai troppo. E’ arrabbiato, per un motivo a me sconosciuto, eppure si preoccupa ancora per me..
Gli sorrido, alzandomi sulle punte per baciarli le labbra. E’ quasi tentato a non ricambiare, ma, pian piano, la sua lingua accarezza la mia ed un verso grottesco proviene dalla sua gola. Quando ci stacchiamo, ha gli occhi che brillano, ma non prova a dire nemmeno una parole mentre scuotendo la testa si dirige all’uscita. E’ così difficile andargli dietro.
Che cosa intendeva dire? Scuoto la testa andando verso la cucina, prendo dal ripiano in alto un bicchiere e lo riempio con l’acqua del rubinetto – giusto perché quella in frigo è di uno strano giallo, credo sia stata mischiata con quale alcolico.
Servo nel bicchiere due cucchiai di zucchero, girandolo per vari minuti aspettando l’entrata del ragazzo francese.
«Non posso credere all’aspetto orribile che avevo.» Entra, avvicinandosi a me. Gli porgo il bicchiere che accetta con un timido sorriso. Ora ha un aspetto lievemente migliore: indossa un maglione verde ed un paio di jeans scuri, ha ai piedi delle converse nere ma i capelli – umidi – gli sfiorano ancora la fronte
«Ho bisogno di parlarti di una cosa davvero importante. Prima di tutto, smettila con tutto questo! Ti stai rovinando e, qualsiasi cosa tu stia facendo, devi finirla qui.» Lo addito con gli occhi chiusi in due fessure.
«Tu non capisci. La mia vita sta andando a rotoli, Cherie! Non ho più nulla, niente di niente. Ho perso la mia famiglia, troppo egoista per occuparsi di me e dei miei problemi. Ho intrapreso una brutta strada, lo so, ma non posso tornare indietro. Ho perso l’unica ragazza che ho veramente amato, e l’unico migliore amico che io abbia mai avuto dopo tuo fratello.» Singhiozza, tirandosi i capelli tra le dita. «Che senso ha ormai continuare a vivere? Posso farla finita, sto provando cose che non avrei dovuto provare ma.. mi fanno dimenticare tutto ciò che ho perso.»
Gli vado incontro, prendendo il suo viso tra le mani e portandolo all’altezza del mio. «Io sono sempre qui, okay? Perdonami per quello che è successo con Harry e tutto, ma anche tu ci hai messo del tuo per confondermi. Tuttavia non potrei mai lasciarti uccidere, ricordi, sei la mia ancora, Mitch? Ti prometto che tutto si risolverà, però adesso smettila, mi manca così tanto il vecchio te.»
«Tornerà.» Fa un lieve sorriso, rilassandomi.
«E poi, ora che ti dirò quello che ho da dirti, ho bisogno che tu metta la testa apposto.» Sospiro, tirandolo per un polso in salotto. Non posso girarci troppo intorno, è già difficile pensare che ciò sia reale per me, figuriamoci per lui.
«E’ successo qualcosa?» Chiede, sedendosi sul divano. Fissa il posto intorno a lui, come se fossimo caduti in un altro mondo. Credo che tutti noi abbiamo bisogno di un nuovo posto dove vivere, qui ci sono troppi ricordi.
«Sì, non è grave, ma nemmeno rassicurante.»
«Dimmelo.»
«Tessa sta passando un periodo.. rosa.» Ghigno.
«Rosa? Come quello di Picasso?»
Scuoto la testa. «Un periodo rosa in senso femminile, sta passando un periodo molto.. da donna.»
«Ha le sue cose?» No, caro, il problema è che non le ha.
Gli sorrido teneramente. «No, appunto non le ha.»
«Sono un po’ fatto, ti prego aiutami.» Si aggrappa alla mia spalla, cercando di incurvare le labbra verso l’alto. Sospiro, staccando il suo braccio da me e cercando di farlo riflettere. Posso capire che è difficile nelle sue condizioni, ma deve almeno metterci un po’ d’impegno.
«Tessa, la tua Tessa, sta molto male.»
«E’ colpa mia, vero?» Cerca di nuovo di abbracciarmi, ma gli fermo le braccia guardandolo con rimprovero. Sembra non ragionare, perfetto. Gli offro di nuovo il bicchiere che, intanto, aveva posato sul tavolino. Lui lo nega, buttandolo a terra. Tremo per il suo sguardo, si sta comportando in modo strano.
«Io non la amo.» Ringhia. Sbianco, ora mi sta leggermente spaventando.
«Non è questo il punto, lei ora ha qualcosa di tuo, Mitch. Hei,» gli passo una mano davanti al volto, «mi stai ascoltando? Guardami Mitch..» Ho un masso sullo stomaco, sembra così distratto ed assente. Harry non è mai stato in queste condizioni, ma lui non è mai passato oltre a qualche canna e sniffata –e nemmeno tanto spesso.
«Sputa il rospo. Ha rubato qualcosa?» Borbotta.
«No, lei.. lei vuole che io ti mostri qualcosa.» Prendo la mia borsa dai piedi del divano, faccio un po’ di fatica a trovare i test ma è tutta agitazione. Respiro lentamente cacciando lo scatolino, glielo porgo e lui lo prendo dalle mie mani con veemenza.
«Un test di gravidanza?» Ridacchia. «Harry lo sa che se incinta?» Arrossisco, a quanto pare non ha ancora capito molto. Mi sistemo i capelli dietro le orecchie, sedendomi compostamente di fronte a lui.
«Harry non centra nulla.» Lo faccio calmare, massaggiandogli le spalle.
«Quindi il bambino è mio? Stiamo per diventare genitori è..» Mi si precipita addosso, abbracciandomi.
«Ora mi stia prendendo in giro!» Lo scollo di dosso, e lui ridacchia. Sì sarà anche calmato prima, ma adesso è totalmente brillo di acqua e zucchero.
«Tessa è incinta, dunque.» Mugola, dondolando la testa. «Bella merda, ma cosa mi dice che il padre sia io? Potrebbe essere chiunque.» Sta spudoratamente dando della facile alla sua ragazza.
«Tessa dice che è tuo.» In realtà lo dico io. «Lo riconoscerai?»
«Lei abortirà, ed io non posso permetterti un bambino, non adesso, cazzo.»
«L’aborto è una cosa crudele, Mitchell, non puoi essere tu a parlare.» Sono disgustata da queste parole. Come si può uccidere una vita, così scrupolosamente? Lui, o almeno il vecchio lui, non avrebbe preso nemmeno per sbaglio quest’idea in considerazione. Ho un orribile mal di testa.
«Tessa è il mio ultimo problema!» Inizia ad urlare.
Le tempie minacciano di esplodermi. «Lo è Tessa, ma non tuo figlio! Stiamo parlando di un bambino, ti rendi conto che diventerai padre, cazzo? Non può esserti così indifferente!» Gli grido più forte, sto per sentirmi male per la sua indifferenza. Che cosa gli prende? «Mitchell, smettila, ho detto che ci sarò, che ti aiuterò, ma tu non puoi zittirti e fare finta di niente.» I suoi occhi scuri cadono su di me, si gelano sul mio volto cercando di assimilare per bene le mia parole. Passiamo così qualche minuto in silenzio.
«Che cosa dovrei fare? Sposare Tessa e fingere di amarla, così per farla contenta, quando quel bambino potrebbe anche non essere mio?!»
«Parlale, chiarite la situazione. Sappi solo che restartene in questo buco sperduto a fumarti canne e riempirti di cibo da asporto non servirà ad un emerita minchia!» Esclamo, con il volto in fiamme e le orecchie rosse. Lui sospira, abbassando lo sguardo. Non so da dove mi sia uscita quella sfuriata con tanto di imprecazioni, Harry sta avendo la maglio sulle mie buone maniere. Oddio, non che io ne abbia mai avute prima.
«Dimmi che cosa fare.» Si è calmato, e provo a farlo anche io.
«Chiama Tessa, e chiedile di venire qui. Perché mandare te da lei è una pessima idea. Quindi falla venire questa sera, ma ora dormici su qualche oretta, sei ancora un po’ frastornato potresti spaventarla.» Che poi cazzo, sono quasi le nove di sera, quando dovrebbe arrivare?
«E va bene.» Si alza dal divano, portandosi le mani nei capelli. «Tu resti qui?» In realtà no, sarei dovuta uscire con Harry ma lui ancora non torna.
Sorrido debolmente. «Sì.. ordino una pizza mi sa.»
«Perdonami Cher.»
Faccio un mezzo sorriso. «Tranquillo.» Sono così abituata a perdonare tutti che ormai non ci faccio nemmeno più caso. Lui sparisce in camera sua, ed io inizio incredibilmente ad essere preoccupata. Harry è uscito più di un’ora fa, ha detto che doveva comprare delle sigarette, ma ci sta mettendo troppo. Lo chiamo tre volte, ovviamente parte subito la segreteria.
«E menomale che mi hai detto di chiamarti se c’erano problemi.» Dico, mugolando. So di star parlando da sola, ma al momento è l’unica cosa che mi distrae dal pensare che ad Harry sia successo qualcosa.

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Giuro, vi faccio tre domande esatte! :')

Cosa ne pensate ora di Mitchell?

Tessa cosa farà col bambino? Di chi potrà essere?

Cher come la prenderà, per il tradimento?

Ed ora vi lascio! Grazie dei voti, e dei commenti. Per altre informazioni: Sabrynex Author su Facebook e Instagram SABRINE_WATTPAD per foto e video! x

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