24. Natale con i suoi

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Nina:"Ho avuto un contrattempo a casa, sto tornando a Lower Side"

Improvvisamente desiderai che egli fosse li, con le sue battutacce insensate e fuori luogo che riuscivano sempre nel bene o nel male a farmi sorridere. Come avrei dovuto affrontare quella battaglia? non potevo nascondermi per sempre da Robert, prima o poi grazie alle sue conoscenze mi avrebbe trovata. Cercai disperatamente di non farmi prendere dal panico, il fatto che avrei passato il Natale e la vigilia da sola in quella casa, dopo aver scoperto che il mio peggior nemico fosse in libera circolazione, non risultò il massimo. Un trillo arrivò dal mio cellulare, stando attenta alla strada ancora innevata guardai lo schermo illuminato.

Derek:"E dove passerai le feste?"

Il suo poco intuito mi fece stizzire, poi però il tutto venne sostituito da un secondo messaggio nel quale intravidi uno spiraglio di luce.

Derek:"Ho detto a mio padre di provvedere, raggiungimi a Portland"

Il fatto che non me lo avesse chiesto mi rassicurò, non avevo la giusta tranquillità mentale per poter decidere per potermi ritrovare di fronte ad una scelta, non volevo approfittare di John e della famiglia McCarthy ma neanche passare le festività completamente da sola. Stavo facendo appello al mio buon senso, da un lato sarebbe stata la cosa giusta rimanere a New York magari avrei passato dei momenti a disegnare mangiato del tacchino e letto un po di libri ora che avevo del tempo libero, dall'altro passare il Natale in un posto in cui riuscivano a farti sentire in famiglia mi rasserenava.

Nina:"Non voglio creare disturbo, sta tranquillo starò bene"

Dovevo almeno in qualche modo dimostrare che non volevo approfittarne, mancava un'altro quarto d'ora e sarei arrivata a casa. Un'ora più tardi avevo abbandonato le speranze Derek non si fece più sentire, io avevo svuotato il borsone e mi ero messa addirittura il pigiama, non era il massimo visto che erano le tre del pomeriggio, aspettai con ansia un suo messaggio, quel messaggio che mi dicesse "E' tutto confermato raggiungimi" ma questo non arrivò o almeno entro quel lasso di tempo in cui provai a rilassarmi sul divano guardando in tv uno dei film natalizi che stavano trasmettendo. Il suono della notifica del mio cellulare mi fece sobbalzare, lo recuperai frettolosamente l'avevo tenuto accanto sopra la coperta azzura.


Derek": L'aereo parte fra due ore, Timor passerà a prenderti"


Spalancai gli occhi, non pensai alla vera possibilità di passare il Natale a Portland con Derek e la sua famiglia ma a quanto pare non avevo scelta. Più in fretta che potevo recuperai una grossa valigia dalla mia camera e vi inserì dentro tutto il necessario per i sei lunghi giorni, creme, shampoo, phon, maglioni, stivali e scarpette. Quando la valigia fu pronta, quasi mi venne un colpo al cuore: non avevo fatto i regali a nessuno di loro, guardai l'orologio e mancava almeno un'altra ora a finchè Timor fosse passato a prendermi, posso farcela ripetei fra me e me. Dopo una ventina di minuti alla guida cercando disperatamente cosa potessi regalare a tutti loro arrivai al Westfild Center recandomi immediatamente al negozio da uomo. A John rimediai una cravatta semplice grigio scuro, a Kristie nel negozio di gioielli presi un paio di orecchini a forma di fiocchettino poi toccò a Derek, la parte più difficile in assoluto. Poi mi ricordai del libro che stava leggendo l'altro giorno, un horror, così andai alla ricerca di una qualche libreria e finalmente dopo intrepide decisioni afferrai un libro dalla copertina blu e rossa un horror e thriller insieme. Cercai di non spendere tanto, i miei risparmi stavano terminando, dopo le feste sarei dovuta passare per Raul al centro sportivo. Per fortuna quando arrivai sotto casa, Timor non era ancora arrivato così ebbi il tempo si sistemare i vari regali in valigia, seppur non fossero impacchettati.

Qualche tempo più tardi, Timor trascinava la mia valigia ed io osservavo estasiata la pista d'atterraggio. Non ero mai salita su uno di quei veicoli volanti, non ero una fifona ma l'adrenalina mischiata all'ansia comiciò a farsi sentire.
-"Prego signorina"- con un cenno, Timor mi incitò a salire la rampa di scale che portava nel grosso aggeggio, quando vi fui al suo interno non vi trovai nessun'altra passeggero.
-"Ma qui non c'è nessuno"- quasi mi venne da sorridere, vi erano si e no dieci posti,  non era un aereo molto grande.
-"Questo è il yet privato del signor John, così può arrivare in anticipo"- sollevai un sopracciglio sbalordita, mi venne da sorridere, ero su un yet privato.
-"Fantastico"- dissi fra me e me sotto voce quando Timor si allontanò per ordinare al pilota di partire. Avrei voluto fare un sonnellino, ma proprio quando l'aereo aveva cominciato a prendere quota mi vennero in mente le parole di Megan e la paura nei suoi occhi scuri. Mi sentivo in colpa in qualche modo, avevo coinvolto le persone che più amavo nella mia vita le uniche quelle quali potevo sempre contare. Seppure Derek e Jessie, come anche Finch mi avevano sostenuta e accettata nelle loro vite, c'era qualcosa che mi ostinava a sentirmi sola al mondo. Stavo sbagliando forse a fidarmi cosi tanto di Derek, quel ragazzo maleducato e presuntuoso, che aveva quel mondo ahimè cosi familiare al mio. Stavo anche sbagliando ad andare a Portland, ma ormai era troppo tardi, prendere o lasciare. Dopo un'ora e venti precise ci posizionammo sulla pista d'atterraggio, ero riuscita a dormire si e no venti minuti, sbadigliai quando Timor mi avvertì di essere arrivati. Portland era un città chic, piena di alta moda e posti turistici da visitare, mi promisi in quei sei giorni di darci almeno un occhiata, avrei voluto sentirmi sollevata magari felice di passare il Natale in maniera totalmente diversa da come lo avevo passato nel resto della mia vita, ma nella mente continuavano a vagare le parole delle mia amica e il canticchio di mia madre dalla cucina. Entrammo in una stradina innevata, graziosa al dire il vero, contornata da pini alti e terriccio ricoperto di neve, quel viale terminava con una collina sulla quale regnava un grande cottage in legno massiccio e mattoncini rossi proprio in stile natalizio addobbato con ghirlande verdi e oro, tanti piccoli gnomi erano posizionati davanti all'entrata delineata da un recinto in legno chiaro anch'esso ricoperto di neve appena sulle punte. Osservai il tutto con grande stupore ed entusiasmo, soprattutto quando l'auto varcò il recinto e si posizionò di fronte la larga porta in legno con un grossa stella di Natale rossa piantata al centro.
-"Grazie Timor sei stato gentilissimo"- lo ringraziai, recuperando assieme ad egli il mio bagaglio nel cofano.
-"Dovere signorina"- sorrise cordialmente, ricambiai e mi avvicinai alla porta, bussai lentamente. Tirai un grosso respiro, profondo e ampio, mi sentì sollevata quando la porta si aprì e vedi come prima cosa il volto di Kristie.
-"Nina!! Finalmente ti stavamo aspettando con ansia"- mi abbracciò sull'uscio della porta, poi mi fece spazio per entrare.
-"Wow è fantastico qui, mi spiace.. avervi creato dei problemi cosi all'ultimo minuto"- tolsi via la sciarpa viola e il cappello bianco.
-"Ma non dire sciocchezze, siamo felici che tu sia qui"- provai a sorriderle, immediatamente il fuoco di un probabile camino mi riscaldò le mani intorpidite come ghiaccioli. L'interno mi parve ancor più bello, tutto rivestito in legno massiccio a partire dal parquet, tutto era stato addobbato nei minimi dettagli a tema natalizio.
-"Vieni ti faccio strada"- annunciò ella, prendendo con se la mia valigia, la lasciai fare. Ci dirigemmo in quello che presunsi fosse il salotto, regnava un gran divano compreso di isola bianco ghiaccio, e due poltrone ai lati del medesimo colore. Un albero alto più di quello che avevamo a casa innevato e addobbato interamente col rosso con sotto un sacco di pacchettini regalo.

IL CORAGGIO DI RESTARE (In corso)Where stories live. Discover now