CAPITOLO 16

1.2K 79 2
                                    

Todoroki's pov
Oggi sono andato all'ospedale per incontrare mia madre.
Nonostante trovassi decisamente invadente Midoriya che non si sa per quale motivo si era così tanto deciso a farmi andare lì, ho comunque apprezzato il suo gesto perché è solo grazie a lui se ho potuto voltare pagina riguardo agli avvenimenti del mio passato.
O quasi...

Mi dirigo con passo poco deciso verso l'infermiera che si occupava del piano e le chiesi quale fosse la stanza di mia madre.
Sembrava aver intuito che io fossi il figlio a causa dell'occhiata colma di un misto tra malinconia e tristezza.
"Devo dirti una cosa, mi dispiace un sacco ma non posso fare altrimenti. Io non voglio privarti dall'incontrare tua madre, ma devi sapere che è sotto l'effetto di pesanti medicine e incontrarti potrebbe scatenare uno squilibrio nel suo umore e in lei quindi, ripeto mi dispiace, però ti dobbiamo chiedere di non dirle di essere suo figlio. Comprendi vero?" mi rivolse un'occhiata piena di compassione.
Odiavo essere compatito, ma mi limitai ad annuire con la testa.

Mi condusse lei nella stanza 73 e prima di  entrare mi rivolse un "Sei forte" che io ripetei a me stesso da quando ho aperto la porta a quando l'ho richiusa, dando ancora le spalle al letto nel quale si trovava mia madre, poi inspirai forte e mi voltai.

Ciò che vidi mi lasciò il magone in gola, non mi ricordo che tipo di aspettative avessi su di lei, ma io me la immaginavo come la bella donna che era prima, anche se nel mio inconscio ero consapevole del fatto che ciò non poteva essere assolutamente possibile.
Ma restava il fatto che quella persona di fronte a me non era mia madre.

Era seduta sul letto, aveva una di quelle camicie tristi e grigie da ospedale, ma paradossalmente era ciò che sembrava più vivo in lei.
Il volto grigio era marcato da profonde rughe nonostante avesse... quanti? ... di lì a pochi mesi 45 anni.
I capelli platino da cui un tempo ero estasiato, ormai erano bianchi, e sembravano proprio i capelli di una donna molto anziana.
I suoi occhi stanchi giravano intorno alla stanza, senza fermarsi immediatamente su di me, il corpo estraneo, infatti non mi riconobbe subito, dovetti farmi notare con un rumoroso colpo di tosse prima che potesse far caso a me, ciò mi fece capire quanto forti fossero le sue medicine.

"Piacere ragazzo, come mai sei qui?" mi chiese al massimo della tranquillità.
"Mi chiamo.... ehm... Izuku e sono andato a far visita a mia madre" dissi un po' confuso.
"Oh perchè come mai lei è qui?" mi chiese lei.
"Beh sa mia madre è stata ricoverata in questo ospedale molti anni fa, mi è stata letteralmente strappata dalle mani ed io ero troppo piccolo e non ho mai avuto il coraggio di andare a trovarla, fino ad oggi, sotto consiglio di un amico."

La sua espressione prima apatica si allargò in un sorriso: "Tua mamma ne sarà contentissima, te lo posso assicurare perché sai, anche io ho dei figli che non vedo da molto tempo, e uno di loro, il suo nome è Shoto, non è mai venuto a trovarmi." scoppiò a piangere e contemporaneamente io mi sentivo come se avessi ricevuto una coltellata al petto.
"Mi farebbe molto piacere se venisse a trovarmi, sai dovrebbe avere all'incirca la tua età" tra le lacrime spuntò un sorriso "ma ormai sai... ho perso le speranze, spero solo stia bene e che sia cresciuto come un bravo ragazzo, anche senza la mamma."
Sono un coglione. Ormai ne ho la certezza. Durante tutti questi anni ho solo ed esclusivamente considerato come mi sentissi io e non cosa lei potesse aver provato, lei era stata divisa da tutti i suoi figli e era stata rinchiusa in una prigione per anni.

Cercai di trattenere le lacrime, ma vedere mia madre dopo così tanto tempo in un letto d'ospedale che piangeva a causa mia mi distrusse.

Calde lacrime riempirono i miei occhi e iniziarono a sgorgare senza che io potessi controllarle. Lei però si era girata verso la finestra e non mi degnava più di attenzioni.

Decisi di sfruttare il momento per uscire dalla camera, chiusi la porta con forza e mi sedetti di scatto sul pavimento, con le mani che cingevano le ginocchia e continuai a piangere, quasi urlai.

Lei era mia madre, e me la dovevo riprendere, ad ogni costo.

•Never knew it could mean so much• TodorokixReader Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora