19. Conclusioni affrettate

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Jessie:"Nina che fine hai fatto? Voglio sapere tutto!!

Jessie:"Ma quando torni? Ti sto aspettando non sto nella pelle"

Megan:"È stato bello oggi rivederti, pagherà per quello che ti ha fatto posso giurartelo"

Questo messaggio mi fece torcere lo stomaco

Jessie:"Con chi sei a cena voglio saperlooo!!"

Sorrisi leggermente alla curiosità della mia amica di New York, misi in tasca il cellulare dopo aver inviato un messaggio a Jessie dicendole che di li a poco sarei rientrata a casa sua.
-"Tutto bene?"-
-"Mh?"- ero distratta, il messaggio di Megan mi aveva spossata.
-"Stai bene?"-
-"Si, sto bene"- conclusi, senza degnargli di uno sguardo mi recai in cucina erano le undici passate, sparecchiai frettolosamente la tavola e sciacquando poi i piatti e bicchieri per far sì che fossero pronti per la lavastoviglie. Gettai le cartacce nell'immondizia, con un panno umido lucidai l'isola della cucina, il piano cottura e il tavolo di vetro riponendoci su il centro tavola. Derek mi aveva aiutata un po', era uscito per portar fuori la spazzatura, quando rientrò mi parve malinconico, troppo silenzioso.
-"Saresti potuto essere più gentile quando tuo padre è andato via"- presi dal frigo la cheesecake che non avevo per niente assaggiato, e mangiai la fetta già tagliata direttamente dal vassoio. Mi sedetti allo sgabello alto e con una forchetta pizzicai la mia parte. Derek compí i miei stessi movimenti, prese però un cucchiaio a differenza della forchetta e con cautela recuperava il pezzo di torta per poi portarselo alla bocca. Non si era seduto di fronte, bensì affianco, cominciai a sentirmi nervosa alla sua presenza nuovamente così vicina.
-"Vorresti dire che non sono stato gentile?"- parló sarcastico.
-"Un po, so che puoi fare di meglio"- mi lasciai sfuggire, avevo lo sguardo trapiantato sulla torta, temevo di poter incrociare il suo.
-"Per ora questo è il mio meglio"- concluse, addentando un altro cucchiaio di torta. Passarono alcuni secondi, eravamo stanchi e anche imbarazzati per il gesto inaspettato e compiuto a tavola.
-"Sistemo qui e poi vado via, tolgo il disturbo"- rapidamente mi pulí la bocca con il dorso della mano, presi il vassoio e lo sistemai in frigo, anche lui aveva smesso di mangiare ed aveva adagiato la sua posata sporca nel lavello io feci lo stesso. Mi recai verso il bagno, testai con le dita i miei vestiti ma sia i jeans che ma maglia risultarono essere ancora umidicci, gli dovevo già una giacca un giubbotto di pelle e adesso anche dei vestiti.
-"Non resti?"- la sua voce incerta e con un pizzico di timore per la mia risposta mi fece capire quanto in realtà fosse vulnerabile e quanto si ostinasse a dimostrare invece il contrario, ma non potevo restare di nuovo dormire da Derek e passare il resto del giorno a casa di Jessie, dovevo sbrigarmi a decidere cosa farne di quella insolita e strana situazione. Mi bloccai sul posto, lui era dietro le mie spalle, respirai piano e strinsi gli occhi come se quella frase facesse più male che bene.
-"Non lo so, cioè.. no"- conclusi categoricamente, mi duole rispondergli in quel modo ma non volevo che si prendesse ancora una volta gioco di me, dovevamo stare lontani.
-"Puoi dormire nel mio letto se vuoi, io sto qui sul divano"- la sua gentilezza e vulnerabilità improvvisa mi fecero girare la testa, quando mi decisi mi voltai e puntai le mie iridi contro i suoi occhi scuri come la notte, sapevo che prima o poi avrei ceduto.
-"Ma.. domani ho lezione e poi non ho neanche lo spazzolino"- borbottai, cerando tutte le scuse possibili.
-"Ne ho uno di riserva, poi hai qui la tua macchina"- mi aveva in pugno, avrei voluto disperatamente rifiutare, dirgli di andare al diavolo e uscire di li a gambe levate ma qualcosa, quel qualcosa del quale non ne conoscevo l'origine, mi costrinse a fare il contrario.
-"Ok.. va bene"- m'arresi un un sussurro, i suoi occhi si illuminarono stranamente, sapevo che non sarei riuscita a dormire sul divano da sola e che i ricordi, oscuri e persistenti, si sarebbero fatti vivi ancora nella mia mente, tanto valeva prevenire anzichè curare. Passò un po di tempo, nel quale egli stranamente si chiuse nella toilette senza dare altro cenno di vita, approfittai così per inviare un messaggio alla mia amica Jessie per poterle avvisare che non sarei tornata. Ero stanca e decisi di non aspettare Derek ma di posizionarmi immediatamente sul pavimento accanto al letto. Con sotto braccio un cuscino e ad una coperta entrai nella stanza del ragazzo, quella camera mi regalava un non so che di tranquillità, il fatto di non essere completamente sola in una stanza buia e pesta riusciva a far dimunire quel senso di angoscia e timore che provavo ogni notte. Mi stesi comodamente dalla parte opposta al bordo dove egli dormiva, vi posizionai un'altra coperta più pesante, il cuscino e infine la trapunta che avrebbe coperto il mio corpo. Adagiai il capo sul cuscino leggermente inquieta, continiavo a chiedermi il perchè di quel gesto romantico e gentile che avevo copiuto all'insaputa dei nostri opsiti. Potei percepire ancora la freddezza della sua mano scaldarsi a contatto della mia, delle nostre dita intrecciate e dei suoi polpastrelli ruvidi che sfregavano contro la mia pelle. Mi invase una serie di brividi, mi coprì maggiormente raggiungendo la punta del naso, ma sapevo che non sarebbe bastato. Quando la porta cigolò, chiusi immediatamente gli occhi, non avevo la forza di affrontare altre discussioni o anche una qualsiasi conversazione normale, volevo soltanto che la notte lasciasse poi spazio alla luce del giorno dopo. Finsi di dormire, percepì un sogghigno da parte sua, a passo felpato di diresse verso il materasso, si sedette, respirando a pieni polmoni. Rabbrividì quando d'un colpo sentì i suoi occhi sulla mia figura, mi squadravano, lo percepivo erano come dei laser capaci di marchiarmi col fuoco rovente. Sentì il peso del suo corpo spostarsi sul lato destro del letto, esattamente nel lato del pavimento dove mi trovato. Pigiò il capo sul guanciale, e con la mano a penzoloni, cominciò a sfiorarmi i capelli castani e un po mossi alle punte. Li attorcigliava fra le dita, poi li rilasciava, il suo tocco divenne musica per le mie orecchie, non avevo mai conosciuto una sensazione simile o probabilmente non la ricordavo. Bensì, impressi nella mia mente c'erano i tocchi rudi, violenti, pesanti delle mani possenti e grosse di Robert, il tocco delicato di Derek in netto contrasto al suo pessimo carattere mi portavano continuamente ad una sola domanda:

IL CORAGGIO DI RESTARE (In corso)Where stories live. Discover now