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Nico's pov

Quella sera non andai a casa di Will. Dovevo capire cosa provavo per Percy, perché fra me e Solace cominciava a nascere qualcosa di... intenso. Decisi di parlare con il capo della mia gang, avevo bisogno di capire se fossi ancora innamorato di lui.
Ci sedemmo su un tetto, l'infinito del cielo stellato sopra di noi.
"Di cosa mi dovevi parlare?" chiese Percy dopo avermi salutato scompigliandomi i capelli. Quei capelli che Will mi aveva accarezzato così spesso... Sbuffai. Era sempre nei miei pensieri. Ma ora dovevo concentrarmi su Percy.
"Nico ci sei?"
"Io... si"
Mi guardò, invitandomi a proseguire con i suoi occhi turchesi.
"Come va con Annabeth?"
Annabeth era la sua ragazza, una dei sette.
"Bene" disse e le sue labbra si schiusero in un sorriso. Cercai in me quella tristezza mista a gelosia che mi pervadeva sempre quando Percy parlava di lei, ma non la trovai. Sorrisi. Non ero più innamorato di lui. Ora potevo dedicare le mie preoccupazioni a...
"Percy! Abbiamo trovato questo ficcanaso nel nostro territorio" il grido di Leo interruppe i miei pensieri. Io e Percy ci dirigemmo verso Leo e Jason, che scortavano un ragazzo. Aveva i capelli biondi e il capo abbassato, ma qualcosa in lui mi suggeriva che lo conoscevo già.
"Chi è?" chiese Percy
"Il figlio di qualche riccone, potremmo chiedere un riscatto in cambio della sua libertà" rispose Leo
"E che ci faceva qui?" chiesi
Nel sentire la mia voce lo sconosciuto alzò il capo. E allora capii perché mi sembrava tanto famigliare, sebbene avesse un occhio nero, un ematoma sullo zigomo e un taglio sul labbro.
"Will" mormorai
"Nico, stai bene" disse lui, sollevato.
Si mosse come per abbracciarmi, ma Leo e Jason lo bloccarono. Così andai io da lui. Lo abbracciai, sotto gli sguardi stupiti dei miei amici, che lo avevano lasciato andare, lasciando che ricambiasse il mio abbraccio. Mi staccai da lui e lo presi per mano, dirigendomi verso la mia stanza. Abitavamo una casa abbandonata nell'est side, la parte più malfamata della città. Non c'erano né elettricità né acqua corrente, ma in compenso era grande e Leo stava lavorando a un modo per riavviare il contatore.
Lo feci sedere sul mio letto e andai a prendere una valigetta del pronto soccorso.
"Come hai fatto a conciarti così?" chiesi, mentre gli applicavo una pomata, facendo attenzione ad essere il più delicato possibile.
"Questa zona non è tanto tranquilla e io non sono bravo a fare a botte"
Annuii. Era vero, dovevo girare sempre con almeno un coltellino con me, o sarebbe stata la fine.
"Pensavo non volessi più vedermi dopo... beh, sai, quello che è successo ieri sera" disse, lo sguardo basso e le guance arrossate.
Scossi la testa.
"Dovevo capire una cosa, non immaginavo che ti potessi preoccupare così tanto"
"Scusa" mormorò
Gli presi una mano. Non doveva scusarsi. In verità, mi faceva piacere che si fosse preoccupato, ma non riuscii a dirglielo. Restammo ancora un po' a parlare, poi lo riaccompagnai a casa, in modo da non farlo finire in altre risse.

counting stars ~ solangeloWhere stories live. Discover now