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Nico's pov

Quando arrivai era sdraiato sul letto, le cuffie sulle orecchie e gli occhi chiusi. Probabilmente stava dormendo. Avevo intenzione di entrare furtivamente senza svegliarlo, ma la finestra era chiusa, così bussai. Lui dopo un po' aprì un occhio e nel vedermi le sue labbra si schiusero in un sorriso.
Si alzò e aprì la finestra. Eravamo vicinissimi, potevo sentire il suo fiato caldo che si mescolava con il mio per formare delle nuvolette nell'aria fredda. Lui allungò la mano e mi toccò un labbro. Un brivido mi pervase tutto, non sapevo se per il freddo o la situazione.
"Hai le labbra viola" disse, spostando il suo sguardo ai miei occhi
Mi prese le mani, mi fece scendere dal davanzale e chiuse la finestra.
"Sei gelato" osservò
Seguì il mio sguardo fino alla giacca sul pavimento.
"Sei tornato per quella, vero?" chiese
Annuii. Perché mi faceva questo effetto? Era come se non riuscissi a parlare, come se le mie corde vocali si fossero ghiacciate.
"Stai bene?" chiese, inclinando la testa per incontrare i miei occhi. Non aspettò la mia risposta e mise una mano sulla mia fronte, scostandomi alcuni capelli dalla fronte.
"Hai la febbre. Ti preparo un bagno e poi vado giù a prendere qualcosa da mangiare, tu resta qui" disse facendomi sedere sul divano.
"Non c'è bisogno" tentai di rifiutare, anche se in realtà un bagno non mi sarebbe dispiaciuto e neppure un pasto caldo. E neanche stare con lui, se dovevo essere sincero.
Incatenò nuovamente i suoi occhi nei miei. Erano così belli, sembravano un cielo privo di nuvole e rischiarato dai mille raggi del sole. Mi schiaffeggiai mentalmente. Ma che mi prendeva? Io, Nico Di Angelo, ragazzo senza madre, sentimenti e sorriso che mi perdevo negli occhi di uno strano tipo fin troppo sorridente? No, impossibile. E poi a me piaceva Percy, il coraggioso e muscoloso ragazzo dagli occhi turchesi che mi aveva aiutato quando Bianca era andata con l'altra gang per salvarmi. Almeno credevo.
Il ragazzo uscì dal bagno e mi disse che potevo entrare.
"Vuoi una mano?" chiese, una mano a giocare coi capelli sulla nuca e lo sguardo rivolto a terra, visibilmente imbarazzato.
"Ho la febbre, non la SLA" risposi, entrando e chiudendo la porta alle mie spalle
Ghignai soddisfatto, ero tornato in me. Mi svestii e entrai nell'acqua. Era piacevolmente calda e profumava di vaniglia e fiori d'arancio, come quel ragazzo.

Quando uscii sul tavolino davanti al divano era poggiato un vassoio, pieno di cibo fumante di vario tipo: nuggets, spaghetti, pizza, mandarini e perfino una torta.
Guardai il ragazzo alzando un sopracciglio.
"E questo per te sarebbe 'qualcosa da mangiare'? "
"Preferivi qualcos'altro?" chiese, sembrava serio e un po' preoccupato
"Nono, solo non mi aspettavo così tante cose" borbottai
"Prima però devi vestirti e asciugarti i capelli, o non guarirai" disse lanciandomi un occhiata scettica. Mi guardai: avevo addosso soltanto l'accappatoio che mi aveva prestato. Sentii il sangue affluirmi alle guance. Lui ridacchiò e aprì le ante del grande armadio a muro che occupava una parete intera. Tirò fuori una maglia a maniche lunghe, dei pantaloni e dei boxer, mi porse il tutto e mi spinse leggermente verso il bagno. Mi cambiai e uscii.
"Hai ancora i capelli bagnati" disse lui bloccandomi l'uscita.
Sbuffai
"Ok, ho capito" disse prendendo l'asciugacapelli
Lo guardai con aria interrogativa, mentre lui mi ignorava e iniziava ad asciugarmi i capelli. Le sue dita passavano fra i miei capelli, giocandoci con delicatezza. Chiusi gli occhi, rilassandomi al suo tocco.

counting stars ~ solangeloWhere stories live. Discover now