9. Christmas light

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29 novembre 2019.

«Tanto shopping, amica mia, ecco cosa serve per tirarti su il morale» la voce di Rosalie, resa robotica dall'altoparlante del cellulare, si propagò per tutta la stanza per il tono acuto che aveva usato. Riuscivo a vedere dallo schermo solo il suo mento e il suo naso, sicuramente aveva appoggiato il cellulare sul tavolino e stava facendo qualcosa al computer - dato che era ben udibile il rumore delle sue unghie che si scontravano con i tasti. 

Risi silenziosamente, tanto ero sicura non mi stesse guardando, «Beh, l'ultima volta feci piangere il mio conto in banca, però» scossi la testa, ricordando quella volta in cui comprammo così tante cose da ritrovarmi con la carta di credito esaurita. In compenso mi ero rifatta tutto il guardaroba, ma il periodo 'amante dello shopping' era scaduto da un bel po'. 

Finalmente, a sentire le mie parole, Rosalie si concentrò sul suo iPhone e, quindi, su di me. Eravamo in videochiamata da circa mezz'ora e solo in quel momento avevo ricevuto tutta la sua attenzione. «Ho un'altra idea!» squittì e mi ritrovai ad alzare gli occhi al cielo, sghignazzando. Le sue idee, a volte, mi terrorizzavano. «Ho appena letto che stasera ci sarà l'accensione delle decorazioni natalizie in centro. Ci andiamo?» annunciò, sporgendo in labbro inferiore in avanti, come a pregarmi di dirle di si.

Ci pensai su per qualche secondo: in fondo non era una cattiva idea, era venerdì e ci sarebbe stata sicuramente un bel po' di gente, in più svagarmi non mi avrebbe fatto male. Era da tempo che non occupavo del tempo per me stessa. Ero così concentrata sul lavoro e lo studio, che mi dimenticavo di avere una vita, degli amici e di essere una ventenne. «Ci sto!» accettai, senza spremermi il cervello ulteriormente, e la mia amica urlacchiò di gioia.

«Ci vediamo dopo, Lynn!» scosse la mano davanti alla fotocamera e dopo pochi secondi chiuse la chiamata, facendo diventare il display nero. Quando mi alzai dal letto lasciai il cellulare su di esso e mi avvicinai all'armadio a piedi nudi. Il contatto con la moquette morbida era rilassante, se solo non fosse stata fredda. Tanya non era ancora tornata e io non mi ero mossa da sotto le coperte per tutto il giorno, quindi nessuno aveva acceso i riscaldamenti. Dalla temperatura in casa, però, pensai di doverlo fare prima di andar via, se la notte successiva non avrei voluto congelare.

Sospirai e aprii le ante dell'armadio, corrugando la fronte: mucchi di magliette erano disposti in modo confusionario su uno degli scaffali e constatai che lì ci fosse stato lo zampino di mia sorella. Mi piaceva tenere tutti i vestiti in ordine e divisi per stagione, ma quando Tanya cominciava a frugarvi riusciva a capovolgere scompartimenti interi, provocando un caos generale.

Così prima di scegliere i vestiti che avrei indossato per la serata, sistemai le magliette. Era il mio giorno libero e riordinare sarebbe stata un'ottima idea per occupare il mio tempo.

Dopo un'oretta circa, decisi di cambiarmi e una volta tolto il pigiama, lo sistemai ripiegato sul letto.
Optai per un paio di jeans a vita alta di colore chiaro, che ricadevano leggermente più larghi verso le caviglie. Feci dei risvoltini piuttosto sottili e dopo aver indossato i calzini, allacciai le mie Dr. Martens. Mi infilai un maglione di lana beige dalla testa, sistemando l'orlo nell'elastico dei pantaloni e lasciando che il tessuto stesse abbastanza ampio sul corpo.
Mancava ancora qualche minuto per l'autobus, così decisi di riavviare i capelli, facendo delle piccole onde con il ferro.
Finii di sistemarmi e dopo aver messo il cellulare, il portafoglio e i fazzolettini in borsa, indossai il mio cappotto nero.

Quella sera il cielo sembrava un tappeto impolverato di stelle, era piuttosto bizzarro quello scenario a fine a novembre. Solitamente il cielo irlandese era sempre carico di nuvoloni grigi o ricoperto da una leggera nebbia umidiccia. Era davvero insolito trovarsi in una situazione del genere, quel cielo stellato sembrava aspettare solo me.
Nonostante l'assenza di nuvole, le temperature non erano aumentate neanche di un grado, pertanto mi strinsi nel cappotto attraversando il Grange Abbey.

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