4. Is it your favourite song?

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23 Novembre 2019.

«Che diavolo hai combinato?» Ian scese dalla pedana del bancone e, con uno sguardo riluttante, osservò il disastro che avevo fatto poco lontano da noi. Ruotai gli occhi verso il soffitto, senza rispondergli, ma piuttosto afferrai la scopa e la paletta che teneva tra le mani e mi allontanai per ripulire il tutto. Sapevo che in fondo non era stata colpa mia, bensì qualcuno mi era finito addosso facendomi cadere il vassoio e - probabilmente troppo ubriaco - non si era nemmeno scusato.

I due ragazzi continuarono a cantare, mentre sistemavo alcuni tavoli, senza curarmi delle frecciatine del mio collega biondo, che continuava a ripetermi quanto fossi imbranata o che nelle birre che spillavo c'era troppa schiuma. Quell'ora e mezza di spettacolo sembrò durare un'eternità e dovevo ammettere che, nonostante tutto, i The Fearless erano davvero molto bravi.

Appena il mini concerto ebbe fine, il locale cominciò a svuotarsi e cominciammo a dare una ripulita al locale, principalmente al pavimento, che era appiccicoso per via della condensa e delle bevande che erano cadute. Rimasero circa una decina di persone, tra cui Austin, Nya, i due cantanti e Coalan, il proprietario.

Prima di raggiungerli, però, decisi di andare negli spogliatoi nel retro, per darmi una sistemata e indossare i miei vestiti giornalieri. Piegai la divisa, mettendola nell'armadietto insieme alle scarpe e al grembiule e mi rivestii subito con un legghins nero e un maglione di lana rosa, piuttosto lungo. Calzai anche le mie dr. Martens e uscii dallo spogliatoio con il mio cappotto tra le braccia e lo zainetto in spalla.

Mi avvicinai alla piccola cerchia di persone che si era formata e mi fermai vicino a mia sorella. «Siete andati fortissimo ragazzi, complimenti!» sentii dire a Austin, che diede una pacca sulla spalla a uno dei due del gruppo. Quel ragazzo mi sembrava di non averlo mai visto, ma dalla sua espressione sembrava simpatico. «Grazie, amico» sorrise, grattandosi la barba che gli ricopriva gran parte della mascella.

L'altro ragazzo - quello che avevo visto il giorno prima - era rimasto in silenzio e quando portai l'attenzione su di lui, notai che era intento a guardare qualcosa sul pavimento con molto interesse. Incuriosita, seguii la traiettoria del suo sguardo e stava guardando... le mie scarpe? Istintivamente abbassai il capo e notai che i lacci di una delle due scarpe erano penzolanti e atterravano sul pavimento. Mi concentrai nuovamente su di lui e incrociai i suoi occhi blu: non riuscivo a decifrare la sua espressione, sembrava piuttosto compiaciuto, così lasciai perdere e mi piegai sulle ginocchia, allacciandomi la scarpa.

«Oh, che scemo, mi sono dimenticato di presentarvi la mia amica!» affermò Austin, con tono colpevole, prima di portare lo sguardo su di me, come se si fosse appena accorto della mia presenza. «Cole, Dave,» fece una pausa «lei è Lynn, una mia amica, nonché la ragazza che ci ha servito le bevande questa sera» ridacchiò sull'ultima frase e scrutai prima Cole, ovvero il ragazzo dagli occhi blu, e poi Dave, il ragazzo dalla barba folta.

Mi schiarii la voce, lasciando che mi notassero e immediatamente sentii i loro sguardi su di me: «Eileen» precisai, perché 'Lynn' era un'abbreviazione che lasciavo utilizzare solo a chi volevo bene. Strinsi la mano a Dave in modo formale e, quando arrivai a quella di Cole, mi soffermai a guardarne il dorso, dove era tatuata una piccola rondine. Studiai quella piccola opera d'arte finché le nostre mani non si staccarono, poi tornai a guardare l'altro ragazzo che stava spiegando quanto amasse suonare la canzone di apertura. 

La mia spalla sfiorò quella di qualcun altro: «Già, Dream degli Imagine Dragons sembra entrare nei pensieri delle persone» quelle parole sussurrate, sembravano dover arrivare dritto a me, come se quello fosse un segreto.

Portai l'attenzione sulla persona che mi si era avvicinata, visto che era più alto di me, «E' la canzone preferita di molte persone, Cole» sussurrai a mia volta, muovendomi leggermente a disagio e riportando lo sguardo in avanti, come per troncare quella conversazione. Ma il castano decise di non farlo, bensì: «Esatto, forse perché molte persone si rivedono nel testo» scrollò le spalle, così mi voltai nuovamente verso di lui e lo osservai mentre inarcava un sopracciglio. Sembrava sapere l'effetto che mi faceva quella canzone.

«O perché la musicalità della canzone è attraente» tentai, non sapendo dove il ragazzo volesse andare a parare. Più lo guardavo e più non capivo cosa volesse da me. «O semplicemente le persone non riescono a realizzare i loro sogni» concluse; quella frase mi arrivò dritta al petto, come una pugnalata, e mi faceva venir voglia di andarmene. Cercai comunque di non scompormi e portai lo sguardo in avanti: «Non tutti hanno ciò che desiderano. Alcune persone devono sudare per raggiungere i propri obiettivi» diedi una fine a quel discorso, prima di allontanarmi da lui e raggiungere Tanya. Posai una mano sulla sua spalla: «Torniamo a casa?»

☆☆☆

24 Novembre 2019.

Scesi dall'autobus e mi incamminai lungo il marciapiede per raggiungere la sede del colloquio. Quel giorno dovevo dare un esame piuttosto importante e finalmente avrei comunicato ai miei professori la volontà di intraprendere il corso di 'Web Marketing' e non quello completo. Studiare da privatista non era facile, ma poter gestire lo studio in base al tempo che avevo a disposizione era sicuramente più vantaggioso che frequentare delle lezioni che potevo facilmente seguire al computer.

In circa dieci minuti raggiunsi il luogo dove avrei tenuto l'esame: era un'aula magna molto grande, dove si tenevano anche conferenze stampa e riunioni tra politici, ma quel giorno i grossi mobili erano stati spostati in modo da poter creare un ampio spazio davanti alle cattedre.

Una schiera di professori stava discutendo sul voto da dare al ragazzo che era appena andato via, mentre io rimasi sulla porta estranea alla loro conversazione. Osservai con attenzione ognuno di loro e mi resi conto di quanto quel contesto mi mettesse ansia. Avevo studiato tutto il necessario e ripassato la notte precedente il mio discorso, ma ero sempre stata molto sensibile alle interrogazioni e mettermi alla prova mi rendeva nervosa.

Quando finalmente chiamarono il mio nome, mi avvicinai alla lunga fila di scrivanie e presi posto sulla sedia - posta al centro e di fronte a loro.
Frugai nello zaino, prendendo il mio progetto e successivamente posai la sacca per terra, accanto a me. Strinsi i fogli tra le mani «Buongiorno» mi limitai a dire, prima che una professoressa sulla quarantina, piuttosto in carne, mi scrutasse da sopra le lenti.

«Ci dia il suo progetto e lo esponga, signorina» pronunciò ad alta voce, prima che io mi alzassi per consegnare ciò che mi aveva chiesto. Mi schiarii la voce e, sfregando i palmi delle mani, cominciai a dire: «Ciò di cui andrò a parlarvi oggi, è il Web Marketing e, come richiesto dal mio programma di studi online, parlerò del progetto che vorrei portare avanti in futuro

La maggior parte dei professori, tranne la donna che prendeva appunti, portarono lo sguardo su di me. «Il modo di comunicare, di informarci e di interagire con la clientela è cambiato. Non giriamoci tanto intorno. Tutti hanno più o meno capito che per vendere bisogna comunicare e per comunicare in maniera efficace bisogna instaurare una conversazione con il nostro target. Quindi perché non creare un sito web, un blog, una pagina dove poter mostrare i propri prodotti e darne una giusta spiegazione?» esalai un respiro e mi accorsi che le parole uscivano da sole e che quello non era il mio discorso; «So perfettamente che tutto ciò esiste già, ma il mio progetto è un altro. Ovvero, creare un format in grado di lasciar scegliere la clientela. Per esempio scegliere il packaging: cartone, plastica, materiale biodegrabile. Oppure lasciar scegliere un prodotto cruelty free o un altro, senza costi aggiuntivi» mi fermai un secondo, per riprendere fiato e vidi la donna continuare a sfogliare il mio progetto.

Alzò lo sguardo su di me: «Cosmetici? È questo che lei vorrebbe fare?» mormorò, prima che io potessi risponderle.

«Si, lanciare una linea di cosmetici su scelta personale.»

FearlessWhere stories live. Discover now