Annabeth vuole la macchina del tempo

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Annabeth riuscì a tornare a casa giusto in tempo per l'inizio delle vacanze natalizie. Da sola le ci era voluta quasi una settimana per risolvere la questione della montagna di cacca sacra. La cosa positiva, era che la regina del cielo aveva mantenuto la sua parola e aveva lasciato andare la semidea.

La cosa negativa, era che Riley non voleva nemmeno rivolgere la parola a sua madre e questo aveva mandato in disperazione la figlia di Atena.

- Lo sapevo, adesso mi odia, peggio di quando era piccola!-

- Non essere melodrammatica, Annabeth. Le passerà, credo...-

- Ma intanto mi odia-

Percy sospirò.

- Che cosa ti è saltato in mente di trattarla a quel modo? Te la sei cercata-

Lasciando uscire un verso di frustrazione, Annabeth smise di camminare avanti e indietro per il salotto e si lasciò cadere sconsolata sul divano.

- Non lo so- rispose, scoraggiata- sono stata orribile, non so che mi sia preso! Penserà di nuovo di avere una madre orrenda, che non le vuole bene e a questa età gli adolescenti sono difficili-

Percy le prese un braccio.

- Calmati- le disse, cercando di usare un tono rassicurante- stai andando nel panico-

Erano pochi i motivi per cui Annabeth andava fuori di sé e il principale era sua figlia. In passato, nel periodo in cui litigavano sempre, aveva sofferto molto senza darlo a vedere, o meglio, senza mostrarlo a Riley, cosa ovviamente sbagliata. Ma Percy, che aveva sopportato ogni suo sfogo, l'aveva vista proprio nel panico, esattamente come in quel momento. La verità era che aveva lasciato che l'orgoglio e la tracotanza – suoi difetti fatali – la guidassero invece del buonsenso. Aveva urlato contro Riley in un momento di frustrazione, dopo essere stata umiliata dalla dea che odiava di più al mondo e davanti a tutti, in parte la sua reazione era comprensibile, ma non giustificabile. Percy conosceva abbastanza bene la figlia da sapere che non odiava sua madre, quello era impossibile, ma anche Riley era orgogliosa e si era sentita respinta in malo modo, sminuita e aggredita da una persona per lei importante.

- L'ho pensato davvero- confessò di colpo Annabeth, dopo un lungo silenzio- ero così accecata dalla rabbia che vedevo tutto rosso. Come un toro che carica a testa bassa. Le ho detto di andare via perché non sopportavo di dover chiedere aiuto per un casino che io avevo creato-

- Non sarebbe la prima volta che vuoi fare tutto da sola- replicò Percy.

- Sì, ma sono stata cattiva! C'era tanta di quella furia nella mia voce, che mi è sembrato di non essere io a parlare... mi sono sentita in balia dei sentimenti. In modo diverso, ma mi è già successo, quella volta con Piper, ricordi? Se lei non mi avesse calmata... l'ho trattata come una stupida bambina-

- No, l'hai trattata come se ti fosse inferiore- la corresse Percy, sempre in tono calmo- è questo che fatica a perdonarti. I ragazzi mi hanno raccontato e dal tuo tono traspariva che non volevi il suo di aiuto, ma avresti accettato il mio. Come se un semidio "vero" come te andasse bene, ma una semidea non mezzosangue no. O peggio... come se non volessi il suo aiuto perché è tua figlia-

Realizzando l'orrore di quella verità, Annabeth si portò le mani al viso, impallidendo.

- Miei dei, è vero- mormorò- vorrei poter tornare indietro-

Il rumore delle chiavi nella toppa li fece zittire. La porta si spalancò e Riley entrò in casa, lasciando fuori il gelo e portando sulla soglia qualche soffice fiocco di neve. Annabeth sembrò raggelare.

- Bentornata- disse Percy, cercando di fare l'indifferente.

- Ciao- rispose Riley, togliendosi sciarpa e giacca.

Riley Jackson e gli Dei dell'Olimpo - Il Seme della Follia [CONCLUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora