Rachel coltiva piante carnivore

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- Ok, ti ricordi cosa devi dire vero?-

- Sì-

- E ti ricordi anche cosa non devi dire, giusto?-

Ferme ad un incrocio, mano nella mano, Rachel Dare e la piccola Niemh Doherty aspettavano di poter attraversare. La bambina era vestita di tutto punto.

- Non devo dire che papà uccide i mostri con la spada- rispose con risolutezza la bambina.

- Ecco, quella è esattamente una cosa da non dire, infatti- convenne Rachel- e che altro?-

- Non devo parlare dei mostri- continuò Niemh, pensando attentamente- e non devo dire che esiste il campo. Ah e non devo dire che ho vissuto per un po' negli inferi! Io ero, ehm... all'estero. In Eu... Europa?-

Rachel annuì, il semaforo divenne verde e le due attraversarono.

- Esattamente. La Foschia penserà al resto, tranquilla- le disse- dovresti essere pronta per il tuo primo giorno di scuola nel mondo mortale!-

- Non si dice mondo mortale- l'ammonì giustamente la bambina- quindi non posso dire neanche che tu parlavi con gli dei?-

- Purtroppo no, mi spiace-

Rachel fermò davanti alla scuola elementare Saint Joseph. Aveva frequentato quella scuola anche lei, da piccola, ed era il solo istituto che non le aveva fatto schifo. Se non altro, il fatto che conoscessero la sua famiglia aveva decisamente aiutato nell'inserimento improvviso della piccola Niemh. Il direttore si lisciava sempre le mani a sentir nominare suo padre.

I bambini stavano per entrare in classe, un'insegnante che li attendeva tutti all'ingresso.

- Mi spiace che Jordan non sia qui, doveva venire lui, non io- sospirò Rachel.

- Ma papà deve cacciare i mostri- replicò Niemh, a bassa voce- però non lo posso dire!-

- Già, se quel maledetto lestrigone non si fosse aggirato per il quartiere, ieri notte...-

La bambina osservò un momento l'edificio scolastico e Rachel sentì chiaramente la sua stretta alla mano aumentare. Forse era preoccupata o nervosa. Si voltò con aria estremamente seria verso di lei.

- Non posso dire nemmeno che tu sei la mia mamma?- chiese, quasi disperata.

La donna sentì le gote diventare calde.

- Oh, tesoro, ecco, beh... io non sono la tua mamma, cioè capisci, legalmente non lo sono...- iniziò, imbarazzata.

- Però per me tu sei la mia mamma. Lo sei diventata di recente- rispose sorridendo Niemh- lo so chi era la mia mamma, ma io non l'ho mai conosciuta... però ti voglio bene come se tu lo fossi e siamo una famiglia, quindi sei la mia mamma!-

Con quel semplice ragionamento, la bambina si staccò e si avviò alla scuola, unendosi ai nuovi compagni. Rachel ebbe l'impressione che non avrebbe avuto difficoltà. Almeno per ora, a differenza di altri figli di semidei, lei non mostrava alcun particolare potere, era una normalissima bambina umana.

Dopo averla osservata entrare, Rachel tornò indietro. Era stato strano, all'inizio, tornare nel mondo mortale, ma del resto non aveva avuto alternative. Aveva trascorso l'estate al campo per dare una mano, ma a differenza di Jordan, lei non aveva niente da fare, là. Così, dopo averci riflettuto bene, aveva deciso di contattare suo padre dopo tanto tempo e dirgli che avrebbe preso l'appartamento vuoto che avevano a Manhattan, dato che era sfitto. Il signor Dare aveva tentato di avere spiegazioni migliori, ma Rachel non gliele aveva date. In quel caso, una famiglia ricca le aveva fatto comodo. E così, lei si era messa a cercare un lavoro normale e lo aveva trovato come insegnante d'arte in una scuola media, giusto come copertura e per giustificare il suo ritorno dal nulla. Jordan faceva avanti e indietro dal campo tutto il tempo e Nimh poteva frequentare una scuola normale. Si erano organizzati bene, perché qualcuno avrebbe potuto chiedere che accidenti di lavoro facesse Jordan e sarebbe stato un problema non poter rispondere, quindi Rachel aveva inventato qualcosa.

Tornata a casa, andò subito a vedere le nuove piante che aveva messo in vaso e teneva sul balcone della cucina.

- Allora, siete morte o sta volta ce l'ho fatta?-

Osservò il primo vaso, soddisfatta, e poi il secondo, che però aveva qualcosa di strano. Era cosparso di una misteriosa polverina color porpora.

- Ma cos'è?- fece, alzando un sopracciglio.

L'odore che proveniva da quella strana polvere era dolciastro, somigliava all'uva selvatica. I boccioli della pianta, poi, sembravano aver ingoiato un super concime, perché erano diventati enormi. Avvicinando una mano, Rachel toccò uno dei boccioli arancioni, gonfio e turgido e... ritirò il dito appena in tempo. La pianta aprì le fauci e tentò di addentarla.

- Oh, per gli dei- trasalì.

Tutti i boccioli si animarono, iniziando a far schioccare le mascelle e stillare una specie di bava, una lanugine color porpora mescolata a clorofilla verde brillante.

Il campanello trillò e Rachel chiuse subito la finestra, lasciando fuori le piante carnivore e andando ad aprire. Quando si trovò davanti suo padre, storse il naso.

- Non è un buon momento- gli disse.

- Non lo è mai, con te- replicò lui, indignato- ma se non rispondi più alle chiamate, che altro devo fare?-

- Questa è casa mia, non tua, ricordi? L'avete intestata a me-

- Cosa vuoi che mi importi di questa stupida casa! Ma tu e io dobbiamo parlare, Rachel...-

Le piante iniziarono a picchiare insistentemente contro il vetro, facendo un gran rumore. Il signor Dare, sbirciò in casa.

- Sei sola?- le chiese- Hai degli operai in casa?-

- No, non c'è nessuno- rispose velocemente Rachel, tentando di coprirgli la visuale- e ho da fare, ok? Ciao, papà-

- No, Rachel, aspetta...-

Ma la donna lo chiuse bruscamente fuori. Corse poi in cucina, trasalendo nel constatare che la pianta era cresciuta ancora e stava rompendo il vetro. Indietreggiò, afferrò una dracma dalla tasca e corse al lavandino, aprendo tutto il rubinetto dell'acqua calda. Invocò Iride e gettò la moneta, chiamando il Campo Mezzosangue.

- Non sta succedendo davvero- pensò, controllando la pianta con la coda dell'occhio.

Oltre la nebbiolina apparve il volto barbuto di Chirone.

- Ah, Rachel- fece, sorridendo- posso fare qualcosa per te? Hai bisogno di Jordan?-

- Ho bisogno di chiunque può essere qui in poco tempo- rispose lei, con urgenza- ho una, ehm, pianta fuori controllo... forse un semidio della casa di Demetra sarebbe perfetto-

Chirone aggrottò la fronte.

- Una pianta fuori controllo?-

- Sì, mi sta sfondando la finestra, ha le fauci e sta diventando più alta del mio palazzo... credo sia il caso di intervenire-

- D'accordo, ti mando qualcuno immediatamente-

Chiuso il collegamento, Rachel tornò a fissare con orrore la sua pianta diventata ormai un mostro. Sembrava uscita da un film horror di serie b. Avrebbe avuto presto bisogno di operai, perché quella finestra andava riparata. Un grido per strada la fece allarmare. Corse all'altra finestra e guardò, notando una donna, nel palazzo di fronte, che gridava sul balcone; dietro di lei, una gigantesca pianta carnivora tentava di avvilupparla con lunghi tentacoli.

- Ma che accidenti sta succedendo?- mormorò.

Era come se le piante stessero andando completamente fuori controllo. Il rumore di vetri infranti le fece capire che la sua amica carnivora aveva appena sfondato la finestra. Per evitare di fare la fine della donna, Rachel corse a nascondersi in camera da letto e chiuse a chiave la porta. La pianta iniziò a sbattere contro quella, con violenza e insistenza.

- Oh, ma per favore, non può essere vero!- strillò, tenendosi la testa tra le mani, nascosta dietro il letto.

Alzò gli occhi giusto in tempo per vedere i gerani sul davanzale della camera animarsi e tentare di aggredire il vetro. Pareva che tutti i fiori e le piante di Manhattan avessero deciso di fare una ribellione di massa. 

Riley Jackson e gli Dei dell'Olimpo - Il Seme della Follia [CONCLUSA]Where stories live. Discover now