Capitolo 24

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Guardo distrattamente l'orologio e noto di essere in leggero ritardo. Sono le 18.30 e Francesco mi sta aspettando al bar dell'altra volta. Ora con qualcosa di concreto in mano. Il rientro dalle ferie è sempre un po' pesante. Il lavoro accumulato è lì ad attendere noi ragazze, anche se Matteo fa il possibile per agevolarci. "Ehi, ehi! Dove vai così di corsa?". Una mano mi afferra saldamente la borsa. Appena mi giro, vengo avvolta da una nuvola di fumo di sigaretta. "Scusa, Matteo, ma devo proprio andare. Sono già in ritardo!". Strattono la borsa. "Va bene. Non facciamo aspettare l'autista!" dice, alzando le mani. Affretto il passo per raggiungere l'auto, senza dare molto peso al tono dispregiativo di Matteo nei confronti di Alessandro. Scendo dall'auto, proprio mentre il cielo inizia a colorarsi di rosso e viola. Sorrido all'idea dell'estate sempre più vicina. Alzo lo sguardo e noto Francesco seduto a un tavolino del bar. Tra le mani stringe alcuni quotidiani. Il battito del mio cuore accelera mentre mi avvicino a lui. "Mia cara Marta! Siediti!". "Vedo che hai trovato qualcosa!". Indico con lo sguardo i giornali che ha in mano. Scuote la testa. "Uhm, non è molto a dire la verità! Guarda tu stessa". Mi passa i quotidiani, ben conservati nonostante gli anni trascorsi. Sfoglio con molta delicatezza le pagine, fino ad arrivare ai fatti di cronaca del giorno. Leggo con attenzione tutto l'articolo. "Niente di nuovo. In sostanza le cose che sappiamo già!" dico, dopo aver letto anche l'articolo sull'altro giornale. Non nascondo la delusione. Del resto, dovevo aspettarmelo. Riflette per qualche minuto. "Qui, l'unica cosa che si può fare è ascoltare le versioni delle persone interessate. Io, Alessandro e...." sospira, mentre mi guarda negli occhi "Simone dal Basso". "Lo so che mio padre è coinvolto e non me la racconta giusta. Quando cerco di parlarne, evita e cambia discorso. Soprattutto, ho notato che ultimamente diventa molto nervoso e si agita". Annuisce. "Ricapitolando: Alessandro è arrivato quando tutto era già successo. Io pure, al suo seguito. Ma Simone dov'era?". Lo chiede più a sé stesso che a me. "Che mio padre nasconda qualcosa, è indubbio. Ma accusarlo di...". Mi copro la bocca con le mani. "Non stiamo accusando nessuno. Ma l'avvocato della famiglia di Elisa mi ha contattato per degli aggiornamenti. Dalle perizie effettuate, risulta che la caduta non era accidentale!". Aggrotto la fronte. "E si è venuto a sapere vent'anni dopo?". Riporta lo sguardo su di me. "No. Forse si è sempre saputo. Ma si è fatto in modo di non renderlo pubblico!". Rimango letteralmente scioccata. "Alessandro lo sa?" gli chiedo, finendo il mio Spritz. Scuote la testa, in risposta negativa.

Ci salutiamo, tra tante incertezze. Di due cose sono sicura: mio padre non mi sta dicendo la verità e il procuratore ha tenuto nascosta la perizia, facendo archiviare il caso come suicidio. Credo sia arrivato il momento di porre fine a questa menzogna. Di liberare Alessandro dai sensi di colpa che lo tormentano da vent'anni e di far riposare in pace quella povera ragazza.

Dopo cena, salgo in camera mia. Non ho nessuna intenzione di incontrare mio padre. Anche se prima o poi dovrò metterlo alle strette e farmi dire quello che sa. Scrivo un messaggio a Paola e Michela, informandole dell'esito delle ricerche, delle informazioni trovate da Francesco e del recente incontro con Massimo. Infilo il pigiama e mi metto sotto le coperte, quando il telefono inizia a vibrare insistentemente. Sbuffo mentre mi allungo per prenderlo. Quando vedo il nome di Michael, il mio cuore ha un sussulto. "Scusa il disturbo, Marta! Volevo parlare un po'...ti va?". Mi metto seduta sul letto. "Certo!". Iniziamo a parlare di tutto. Dagli episodi successi negli anni passati, a come sta andando la mia relazione con Alessandro. Ma non una parola su quello che sta succedendo riguardo Elisa. Se Alessandro vuole tenerlo fuori da questa storia, io sono d'accordo. Meno sa, meglio è!

È mezzanotte quando la telefonata termina. Mi ha fatto bene parlare con lui. Ho riso molto, ricordando eventi passati. E sembra aver accettato suo padre. Qualche giorno fa, infatti, Alessandro mi diceva che voleva parlargli. Vorrebbe poter andare d'accordo con lui. O, almeno, non rivolgersi occhiate piene di astio ad ogni incontro.

"Ragazze, che ne dite? Stasera ci prendiamo un aperitivo e facciamo due chiacchiere fuori da queste mura?". Alice raggiunge me ed Alessia alle nostre scrivanie. "Per me va bene!" rispondo, senza distogliere lo sguardo dal computer. "Ale?". "Sì, basta che non andiamo dove siamo state l'ultima volta. Costa un occhio della testa!". Rivolge il suo sguardo verso di me, in attesa di una mia eventuale proposta. Matteo fa irruzione nella stanza, ponendo fine al breve momento di pausa. "Ragazze, vi pago per lavorare, non per fare salotto". Il mio sguardo incrocia il suo attraverso il vetro che separa le scrivanie. "Siamo nervosi oggi, eh?" penso fra me e me. Si morde il labbro, costringendomi ad abbassare gli occhi e sorride soddisfatto. A quanto pare ha proprio intenzione di non mollare la presa. "Sensation, ragazze!" dico alzandomi. "Non conosco questo locale. Ma se lo dici tu, mi fido" Alessia mi raggiunge alla scrivania, mentre Matteo sorseggia il suo decimo caffè. Qualcuno dovrebbe ricordargli che troppo caffè fa male. "Andate al Sensation? Bel posto!" esclama buttando il bicchiere. "Puoi venire anche tu, capo!" lo invito, facendogli una linguaccia. "Oh, accetto più che volentieri l'invito, diamantino!" Alice ed Alessia si guardano divertite. Dopo che Matteo se n'è andato, mi raggiungono alla macchina del caffè. "Cos'è tutta questa confidenza fra voi due? Che ci siamo perse?". Fisso Alice. "Marta?". La sua voce mi scuote dal mio patetico stato di trance. "Ah, sì! Scusa. Tra chi? Con Matteo? Ma va'...niente di che!". Metto la mano dietro alla nuca per l'imbarazzo. Non credo di essere stata convincente. Una frase così, non avrebbe convinto nemmeno me. Quando saliamo in auto, le guido verso il locale. "Quindi vieni spesso qui?" mi chiede Alessia, dopo aver notato la confidenza che ho con il cameriere. "Diciamo di si. Per affari". Scoppio a ridere. Matteo, nel frattempo, ci ha raggiunte al nostro tavolo. Il mio cuore sembra fermarsi quando noto, qualche tavolo più in là, Francesco, Alessandro e mio padre.

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